Aleksej Navalny è morto in carcere. L’annuncio arriva dal dipartimento regionale del servizio penitenziario federale. L’oppositore russo, recluso nella colonia penale n. 3 dell’Okrug autonomo di Yamalo-Nenets, nel Circolo Polare Artico, sarebbe stato colpito da un malore.
Navalny è morto: l’annuncio del Servizio penitenziario federale
“Il 16 febbraio di quest’anno, nella colonia correzionale n. 3, il detenuto Navalny A.A. si è sentito male dopo una passeggiata, perdendo quasi immediatamente conoscenza. Gli operatori sanitari dell’istituto sono immediatamente arrivati ed è stata chiamata una squadra medica di emergenza”, recita il comunicato comunicato.
Secondo l’agenzia di Stato russa Tass sarebbero state “eseguite tutte le misure di rianimazione necessarie, ma non hanno dato risultati positivi. I medici del pronto soccorso hanno confermato la morte del condannato. Si stanno accertando le cause della morte” che secondo i media di Stato dovrebbe essere un’embolia.
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha fatto sapere sempre alla Tass che il presidente russo Vladimir Putin è stato informato della morte in carcere di Aleksej Navalny. “Le cause della morte saranno accertate dai medici. Il Servizio penitenziario federale sta verificando e indagando” sull’accaduto, ha aggiunto Peskov, sottolineando che “non serve un’indicazione speciale del Cremlino in merito”.
Il portavoce di Navalny: “Non abbiamo conferme”
“Non abbiamo ancora alcuna conferma. L’avvocato di Alexey è attualmente in viaggio verso Kharp. Non appena avremo informazioni, ne daremo notizia”, ha scritto su X (ex Twitter) la portavoce di Navalny Kyra Yarmish.
“Appena avremo maggiori informazioni sulla sua morte, le divulgheremo”, ha aggiunto la portavoce ricordando che mercoledì, Navalny era stato rinchiuso in cella di punizione, per la 27esima volta dall’agosto del 2022. Pochi giorni prima era terminato un altro periodo di isolamento di dieci giorni. In totale, Navalny ha trascorso 308 giorni in isolamento dall’inizio della sua detenzione, nel gennaio del 2021, un record anche per il sistema penitenziario russo..
“Non abbiamo alcun motivo per credere alla propaganda di Stato russa, ma se è vero allora non si può dire che ‘Navalny è morto ma che ‘Putin ha ucciso Navalny’, ma di loro non mi fido nemmeno un po’”, ha affermato uno dei collaboratori più vicini all’oppositore russo, Leonid Volkov.
Le parole della moglie di Navalny
Nel pomeriggio, di fronte agli applausi e alla commozione della platea, la moglie di Alexej Navalny, Yulia Borisovna, è intervenuta di fronte alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco.
Borisovna era tra gli invitati, ma nessuno pensava che avrebbe parlato dopo quanto accaduto. E invece la donna si è presentata sul podio con voce ferma e fiera: “Non so se dovrei credere o no a questa notizia orribile. Non possiamo credere a Putin e al suo governo, perché mentono continuamente. In Russia circolano tante bugie. Ma se questa notizia è vera, allora voglio che Putin, i suoi accoliti, i suoi amici, il suo governo sappiano che verranno considerati responsabili per quello che hanno fatto al nostro Paese, alla mia famiglia e a mio marito. Quel giorno arriverà presto”, ha detto ricevendo un lungo applauso dai presenti.
“Stavo pensando che cosa fare – ha spiegato – Se restare qui o tornare dai miei figli, poi ho immaginato che cosa avrebbe fatto Alexej e sono sicura che sarebbe rimasto“. Infine un appello: “Dobbiamo combattere tutti insieme contro questo male, questo orribile regime in Russia e Putin deve essere ritenuto personalmente responsabile per tutte le atrocità commesse nel nostro paese negli ultimi anni”.
La storia di Navalny
Navalny, 47 anni, era detenuto dal gennaio del 2021 nella colonia carceraria artica dove stava scontando una pena di 19 anni per aver, secondo le accuse (sempre negate dal diretto interessato), fondato e finanziato attività e organizzazioni che le autorità russe hanno definito “estremiste”. La CEDU, alcune organizzazioni internazionali per i diritti umani, alcuni leader dei paesi occidentali, nonché numerosi media internazionali hanno definito la reclusione di Navalny come politicamente motivata. Fino a quel momento era stato infatti il più famoso oppositore di Vladimir Putin, subendo per questo continue vessazioni. Era a capo del partito Russia del Futuro e presidente di Coalizione Democratica, formazione in precedenza co-presieduta con Boris Nemcov, morto assassinato nel febbraio 2015.
La prima condanna nei suoi confronti, a 5 anni di reclusione, arrivò nel luglio 2013. Le accuse? Appropriazione indebita di patrimonio statale della società pubblica Kirovles. Gli atti non furono mai resi pubblici. Dal 2011 al 2018 era stato condannato per altre dieci volte agli arresti amministrativi.
Nel 2020 rischiò di morire a causa di un tentativo di avvelenamento che, secondo molte ricostruzioni, era stato effettuato dai servizi segreti russi. Venne curato in Germania, ma poi decise fare ritorno in Russia dove venne immediatamente arrestato per aver violato la condizionale. Non si era presentato in questura nelle date in cui avrebbe dovuto farlo. In quei giorni, Navalny era in ospedale a combattere per la sua vita.
Nel marzo del 2022 era stato condannato a 9 anni per truffa aggravata. Due mesi dopo gli era stata presentata l’accusa di aver creato “una comunità estremista”. Le accuse contro di lui, secondo diversi esperti e commentatori, sarebbero state “pretestuose”.
Le reazioni
“Il Governo sarà sempre a fianco di chi lotta per la democrazia, per la libertà di pensiero e per i diritti inalienabili di ogni essere umano. Sono molto colpito dalla morte di Alexey Navalny dopo anni di persecuzione in prigione, ci stringiamo alla sua famiglia e al popolo russo”, ha scritto su X il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
“La morte di Navalny in una prigione russa fa rabbrividire. Onore al più coerente oppositore del regime di Putin. Il suo coraggio nella lotta per la libertà resta un esempio per tutti”, ha commentato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni.
“Profondamente turbata e rattristata dalla notizia della morte di Alexei Navalny. Putin non teme altro che il dissenso del suo stesso popolo. Un triste promemoria di ciò che rappresentano Putin e il suo regime. Uniamoci nella nostra lotta per salvaguardare la libertà e la sicurezza di coloro che osano opporsi all’autocrazia”, ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.
“Navalny è stato ucciso” e Putin dovrà “rendere conto dei suoi crimini”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in conferenza stampa a Berlino. “Putin uccide sempre. Egli è la personificazione di questa guerra e non si fermerà. Possiamo solo fermarlo insieme”, ha aggiunto Zelensky.
Duro anche il commento del presidente del Consiglio europeo Charles Michel che su X ha scritto: “L’Ue ritiene il regime russo l’unico responsabile di questa tragica morte”.
Il primo ministro britannico Rishi Sunak parla di “notizia terribile”. “Ha pagato il suo coraggio con la sua vita ha detto il Premier tedesco Olaf Sholz.
La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato quella che ha definito una reazione “istantanea” dei leader dei Paesi Nato alla morte in carcere dell’oppositore Aleksei Navalny. “Non abbiamo ancora i risultati dell’esame medico legale, ma le conclusioni dell’Occidente (secondo cui le autorità russe sono responsabili della morte del politico) sono già pronte”, ha scritto su Telegram Zakharova.
(Ultimo aggiornamento: ore 16.40 di venerdì 16 febbraio).