In Italia, oltre che di lavoro, si muore anche di crisi. E le pagine di cronaca si riempiono del racconto dei suicidi di imprenditori o disoccupati (le due categorie più colpite, secondo il rapporto dell’Eures “Il suicidio in Italia al tempo della crisi”).
L’escalation degli ultimi giorni, in Veneto, porta già a parlare di settembre nero, con quattro imprenditori suicidi solo nell’ultima settimana, dopo la breve tregua estiva. Gli ultimi casi sono di ieri, quello del 49enne Antonio Maria Pedrazzoli, che si è tolto la vita nella ditta di famiglia (dal 1948) a Bassano del Grappa, e quello di un odontotecnico di 58 anni, F.L., oberato da un mutuo che non riusciva più a pagare, che si è sparato poco lontano da casa.
Ma altri due casi avevano aperto la settimana. Il suicidio di Raffaele Rubinacci, artigiano di Noale, nel Veneziano, 52 anni, e, prima ancora, di Livio Andreato, 47 anni, impresario edile di Campagna Lupia, che, per far fronte ai creditori, era stato costretto a vendere la casa dei genitori.
Già dai primi di giugno la regione Veneto aveva messo a disposizione un numero verde di supporto psicologico anti-suicidi , che nel giro di tre mesi ha preso a carico circa 50 imprenditori. Evidentemente, però, non basta.