A Natale sono tutti più buoni, perfino le agenzie di rating. Moody’s ha confermato all’Austria e agli Stati Uniti il rating di tripla A, rispettivamente con outlook stabile e negativo. Buona notizia per Vienna, la cui valutazione è messa a rischio dal contagio delle crisi del debito della zona euro.
Meno bene invece la situazione di Washington. Dall’agenzia è arrivato un chiaro avvertimento: se non verranno compiuti nuovi passi nella direzione della riduzione del deficit, il rating potrebbe essere rivisto al ribasso. “I fondamentali strutturali, la stabilità politica e le prospettive economiche post-crisi sostengono la tripla AAA – sostiene Moody’s – ma l’outlook è stato abbassato lo scorso agosto a causa dei rischi di un continuo progresso nel medio termine del debito pubblico federale. Senza ulteriori misure di riduzione del deficit, il rating potrebbe essere posto sotto osservazione per un downgrade durante il prossimo anno o nei prossimi due”.
Ma il rischio non riguarda solo l’economia a stelle e strisce. A inizio mese, sei dei Paesi dei che possono ancora vantare la tanto prestigiosa AAA sul debito a lungo termine sono stati messi in stato di Credit Watch negativo da Standard & Poor’s. Saranno sottoposti a una valutazione che potrebbe tradursi in un declassamento entro tre mesi. Rischiano di perdere l’attestato di massima affidabilità Francia, Paesi bassi e Austria, Lussemburgo, Finlandia e addirittura la Germania, l’economia più affidabile d’Europa, che riesce a piazzare i suoi titoli ai rendimenti più bassi.
Non sono stati certo risparmiati gli Stati più colpiti dalla crisi. La Grecia, con uno spread che supera i 3000 punti base, non gode certo dell’apprezzamento delle tre principali agenzie, che hanno già da tempo declassato il valore delle obbligazioni elleniche ai livelli di junk (spazzatura). Anche Italia, Belgio, Spagna, Slovenia, Irlanda e Cipro non sono state immuni dai giudizi severi degli analisti ed hanno visto il loro rating tagliato più volte negli ultimi mesi.
Fitch inoltre starebbe valutando per la fine di quest’anno se operare un altro taglio che farebbe scendere ulteriormente questi paesi verso un gradino di rischio più alto.