L’Italia è salva. Almeno per ora niente declassamento del suo rating. La temibile agenzia Moody’s, l’ultima in ordine di tempo a dover stilare la pagella sulla credibilità dell’Italia, ha confermato ieri sera, a mercati chiusi, il precedente rating, che è Baa3, il gradino più basso dell’investment grade, sotto il quale i nostri titoli sarebbero precipitati nell’inferno dei titoli spazzatura e il Tesoro avrebbe avuto difficoltà a collocare Bot e Btp sul mercato. Ma la novità riguarda l’outlook, che da negativo diventa positivo. Vuol dire che Moody’s ci vede meglio. E infatti spiega il suo riconoscimento come giudizio che “riflette una stabilizzazione delle prospettive per la forza economica del Paese e la salute del suo settore bancario”. Tuttavia l’agenzia americana non perde l’occasione per segnalare che “i livelli di debito e deficit resteranno elevati”. E’ esattamente questo – la montagna del debito pubblico in presenza di alti tassi di interesse e di una crescita debole – il punto dolente dell’economia italiana soprattutto dopo essere passata dalla crescita boom del 2021 e 2022 in piena era Draghi a una crescita modesta (0,7% quest’anno e 0,8% previsto per il 2024) di oggi e del futuro prossimo.
Comprensibile la “soddisfazione” del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che vede nel giudizio di Moody’s l’invito a proseguire una linea prudente di politica economica, Parlamento permettendo.