Stavolta le Borse devono dire grazie a Zhou Xiaochuan, potente e mitico governatore della People Bank of China che, nel tentativo di contrastare la frenata dell’economia del Drago, ha tagliato i tassi di un punto, la misura più consistente dal 2008. Anche Mario Draghi ha tratto vantaggio dalla mossa del collega di Pechino: la spinta in arrivo dalla Cina ha dato forza anche ai listini europei, Francoforte in testa, allentando così la tensione sul fronte della crisi greca. Ma l’emergenza resta. Ieri, secondo l’agenzia Bloomberg, il governo di Atene ha approvato un decreto che obbliga gli enti locali a trasferire tutte le riserve in cash alla Banca centrale ellenica.
Intanto, però, le Borse hanno cancellato buona parte degli effetti della frenata della scorsa settimana. La decisione di Pechino, curiosamente, ha prodotto più effetti in Occidente che in Asia. Avanza stamane Hong Kong (+1,4%), ma Shanghai perde lo 0,3%. Shenzhen +0,9% , senza però recuperare le perdite di lunedì. Pesa l’andamento del Business indicator, una sorta di termometro degli umori dei dirigenti d’impresa, in discesa da 4 mesi. Ma secondo Merrill Lynch è evidente che la Cina sta spingendo imprese e famiglie verso la Borsa. Sale intanto Tokyo (+0,9%).
SALE IL PETROLIO, SU’ WALL STREET. MILANO RECUPERA 1,25%
In decisa ripresa New York: l’indice Dow Jones è avanzato dell’1,17%, l’S&P 500 dello 0,93% e il Nasdaq dell’1,27%. La spinta è arrivata dai petroliferi e dalle trimestrali di Morgan Stanley (+0,6%), Hasbro (+12,6%) e Halliburton (+2,2%).
Ieri è stata una giornata di riscossa anche per i listini europei. A Milano l’indice Ftse Mib ha recuperato l’1,25% chiudendo a 23.333 quota punti. Il rimbalzo più robusto è stato quello di Francoforte (+1,74%). Bene anche Parigi (+0,9%), davanti a Madrid (+0,22%). Sale anche Londra, la piazza più sensibile all’andamento delle materie prime (+1,6% l’indice Stoxx del settore): Rio Tinto e Bhp Billiton avanzano del 2,5%.
BTP IN RECUPERO MA NON TROPPO. PESA L’INCOGNITA GRECA
Meno brillante la riscossa del mercato del debito, sotto stress per le notizie che (non) arrivano da Atene. Dopo una partenza difficile l’Italia, insieme agli altri periferici, ha recuperato terreno ma ha ridotto solo in piccola parte il calo registrato la scorsa settimana: il rendimento del Btp decennale si è attestato a 1,432% (contro 1,50%), spread attorno ai 140 punti rispetto al Bund. Intanto continua la frana dei titoli ellenici. Ieri, settimo giorno consecutivo di forti vendite, il triennale greco, il più sensibile al rischio default, è salito ad un rendimento del 28%.
COSTANCIO (BCE): LA GRECIA NON LASCERA’ L’EURO. BANCHE SOLVIBILI
In questa cornice ha assunto un valore particolare l’intervento del vicepresidente della Bce, Vitor Constancio: “Alla Bce – ha detto – siamo convinti che la Grecia non lascerà la zona euro. Il trattato (dell’Unione europea) non prevede che un paese possa formalmente, legalmente venire espulso dalla valuta unica. Pensiamo che non debba accadere”. Il banchiere ha sottolineato che l’eventuale default di un emittente sovrano non ha una ricaduta automatica sul suo sistema bancario, facendo così balenare l’esistenza di un piano B: sì al default, ma senza che questo comporti l’uscita della Grecia dalla moneta unica. Insomma, grande disponibilità, “ma non posso promettere che finanzieremo la Grecia a prescindere dalle circostanze, dall’importo e dalle condizioni”.
MOODY’S: CON RIFORME, POSSIBILE UNA PROMOZIONE DELL’ITALIA
La lieta novella per l’Italia arriva, una volta tanto, dalle agenzie di rating. Moody’s potrebbe prende in considerazione l’innalzamento del rating sui bond governativi dell’Italia “nel caso di un effettivo rafforzamento delle prospettive di crescita dell’economia grazie alla positiva implementazione delle riforme economiche e del mercato del lavoro”. E’ quanto si legge in una Credit opinion dell’agenzia che ha rating Baa2 sui bond governativi.
Nel report si definisce elevata “elevata” la forza economica dell’Italia, grazie al tessuto imprenditoriale e al relativamente basso indebitamento del settore privato così come per l’alta ricchezza finanziaria delle famiglie. Tuttavia l’economia italiana ha registrato una crescita reale del Pil più bassa rispetto agli altri partner dell’area euro negli ultimi due decenni a causa di problemi strutturali: bassa produttività, rigidità del mercato del lavoro, mancanza di competizione nei settori dei servizi e alta tassazione. Venerdì 24 sarà reso noto l’aggiornamento del rating sull’Italia da parte dell’agenzia Fitch.
A Piazza Affari, ieri, grande rimbalzo dei titoli bancari che hanno recuperato però solo in parte le perdite della scorsa settimana: rispetto al lunedì precedente l’indice FTSE Italia All-Share Bank segna ancora un calo del 4,6%. Guida la corsa Bpm (+4,53%) spinta dalle indiscrezioni sui contatti fra la banca milanese ed il Banco Popolare (+1,47%) per una possibile aggregazione. Dalla fusione fra le due banche nascerebbe il terzo polo bancario italiano, alle spalle di Unicredit e Intesa, con attivi per 170 miliardi di euro, più di 2.500 sportelli e 10 miliardi di capitalizzazione.
Sale anche Unicredit (+3,59%) sull’onda del deal tra Pineer e il Banco de Santander. Su anche Intesa (+2,58%). Fa eccezione Bper (-0,13%): non piace al mercato l’ipotesi di un’aggregazione con le Popolari venete non quotate (Pop. Vicenza e Veneto Banca).
SALE IL PETROLIO, BENE I TITOLI OIL. IN FERMENTO A2A
In un’intervista al Financial Times l’ad dell’Eni Claudio Descalzi prevede il recupero del petrolio a 70 dollari. Il greggio sembra muoversi in questa direzione: il Brent è salito a 64 dollari al barile (+1%) e il Wti a 56,8 dollari (+1,7%), nuovo massimo dell’anno. A sostenere le quotazioni sono i dati sulle trivellazioni in Usa (numero di pozzi in attività), che la settimana scorsa hanno registrato il diciannovesimo calo settimanale consecutivo, scendendo ai minimi dal 2010.
Eni sale dello 0,5%, Tenaris +0,8% e Saipem +1%. Saras ha chiuso la seduta con un rialzo del 6,6% % a 1,77 euro. Il titolo riprende la sua corsa dopo aver raddoppiato di valore da inizio anno e aver ceduto circa il 12% negli ultimi 5 giorni. La scorsa settimana il margine di raffinazione medio dell’area Mediterraneo (EMC benchmark) è risalito a circa 3,4 dollari al barile dai 3 dollari della settimana precedente.
Positivo anche il fronte delle utility: A2A+ 2,1% a 1,055 euro. il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, uno dei due soci forti della superutility lombarda, ha auspicato aggregazioni: “C’è prospettiva di crescita a livello di città metropolitana e successivamente a livello regionale e oltre”. Sale anche Enel Green Power +1,93%. L’ad del gruppo, Francesco Venturini ha messo in chiaro che la società non sta studiando alcun polo solare con F2i.
SALE IL TARGET DI LUXOTTICA, FRENA TOD’S
Brilla nel settore lusso Luxottica (ieri +1,8% a 60,25 euro) grazie al oppio rialzo del target price del titolo. Gli analisti di Citigroup hanno rivisto il prezzo obiettivo portandolo a 64 euro dai 60 precedenti, confermando il giudizio Neutral. Secondo Citigroup, dalla chiusura di venerdì scorso Luxottica potrebbe salire ancora dell’8%. Per gli analisti di Berenberg, invece, Luxottica avrebbe esaurito la sua corsa. Stamattina in un report la casa inglese ha alzato il target price sul titolo a 56 euro da 46 confermando il giudizio Hold. Da inizio anno il titolo Luxottica ha guadagnato il 30% del suo valore sostenuto anche dalla forza del dollaro. In fondo al listino Tod’s (-0,7%) assieme a Campari (-1,3%).
BALZO IN AVANTI DI SOGEFI E UNICEM
Sul fronte degli industriali da segnalare Sogefi (ieri +8,5%) dopo conti trimestrali migliori delle attese. Poco mossa Fiat Chrysler (+0,47%). In rosso Cnh Industrial (-1,68%), che paga lo stacco del dividendo. Buzzi Unicem ha chiuso in rialzo del 4,6% a 14,25euro. Ubs ha alzato il prezzo obiettivo a 16,5 euro dal precedente 13,3 euro, confermando il giudizio Buy.