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Moody’s conferma il rating sull’Italia ma avverte: crescita al palo, debito in salita e un Pnrr che arranca

Imagoeconomica

Moody’s ha confermato il rating dell’Italia a Baa3 con outlook stabile: una sufficienza risicata che mantiene il Paese tra le mete d’investimento affidabili, ma senza segnali di reale progresso. La fotografia dell’economia italiana, però, rimane tutt’altro che ottimistica: per il 2024, Moody’s prevede una crescita ben al di sotto dell’1%, frenata dalla debolezza della domanda interna e dal rallentamento delle esportazioni, causato anche dalla crisi economica tedesca, partner commerciale chiave del Paese. Tuttavia, l’agenzia intravede un lieve miglioramento nel biennio successivo, con una crescita stimata allo 0,9% nel 2025 e all’1% nel 2026, sostenuta dall’aumento dei consumi privati e da un’accelerazione nell’uso dei fondi del Pnrr.

L’agenzia ha sottolineato che questa valutazione non implica un imminente cambiamento del rating o dell’outlook, ma conferma che l’Italia deve consolidare i propri fondamentali economici per migliorare il giudizio.

Crescita stagnante e debito in aumento

L’elevato debito pubblico continua a rappresentare un freno per l’economia italiana, aggravato da una crescita insufficiente per ridurre significativamente il rapporto debito/Pil. Moody’s stima che il deficit si ridurrà progressivamente: 4,6% nel 2024, 3,5% nel 2025, e 3% nel 2026. Nonostante ciò, il debito pubblico salirà dal 134,8% del Pil nel 2023 al 139,7% nel 2024, superando il 143% nel 2027. A pesare, gli effetti residui del Superbonus.

La fragilità dell’export, influenzato dalla decelerazione tedesca e dal contesto internazionale complesso – tra inflazione alta e tensioni geopolitiche – rende ancora più urgente un piano di riforme e investimenti.

Un Pnrr a passo lento: l’Italia deve accelerare

Un altro tema su cui Moody’s ha acceso i riflettori è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), vero banco di prova per il rilancio economico del Paese. L’agenzia parla di risultati “contrastanti”: da un lato, l’Italia è stata tra i primi Paesi Ue a chiedere nuove tranche di finanziamento, dimostrando prontezza burocratica. La settima tranche è attesa entro la fine del 2024, ma il ritmo della spesa effettiva racconta un’altra storia. “Utilizzare tutti i fondi Pnrr entro il 2026 sarà impegnativo,” avverte l’agenzia, sottolineando che il successo del piano è essenziale per affrontare le debolezze strutturali dell’economia italiana.

Un equilibrio precario

Il rating Baa3 colloca l’Italia appena sopra il livello “junk”, una posizione che conferma la fiducia di base degli investitori ma che lascia poco margine per eventuali scivoloni. La debolezza della domanda interna, le difficoltà dell’export e i ritardi nell’attuazione delle riforme strutturali continuano a rappresentare criticità rilevanti.

A tutto questo si somma la fragilità del contesto internazionale, con un’Europa alle prese con l’inflazione, tensioni geopolitiche e una Germania in fase di rallentamento. La combinazione di fattori interni ed esterni rende ancora più urgente per l’Italia accelerare l’implementazione di riforme e investimenti strategici.

Moody’s: una sfida per il futuro

Nonostante un giudizio severo ma non catastrofico, Moody’s lascia aperta una finestra di opportunità per l’Italia. Il 2024 sarà un anno decisivo per verificare se il Paese riuscirà a uscire dalla stagnazione cronica e consolidare la fiducia degli investitori. Il rischio di scivolare sotto il livello “investment grade” resta concreto. Il tempo stringe e il margine di manovra si riduce.

Il parere delle altre agenzie

Anche altre agenzie di rating hanno espresso giudizi simili. A ottobre, S&P ha confermato il rating BBB con outlook stabile, indicando una crescita prevista di circa l’1% tra il 2024 e il 2025. Tuttavia, ha messo in evidenza il peso di un debito pubblico tra i più alti d’Europa, ulteriormente aggravato dagli effetti del Superbonus.

Fitch, sempre a ottobre, ha mantenuto il rating BBB ma ha migliorato l’outlook da stabile a positivo, riconoscendo all’Italia un piano fiscale credibile, una situazione politica stabile e un chiaro impegno verso le regole europee.

A fine ottobre, Dbrs Morningstar ha alzato il trend dell’Italia a positivo da stabile, giudicando credibile il piano strutturale di bilancio a medio termine e rilevando un miglioramento nella posizione fiscale del Paese.

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Categories: Economia e Imprese