La Borsa di Seul accoglie stamane Mario Monti con un lieve ribasso: – 0,3%. Al contrario la Borsa di Tokyo +0,26% approfitta del calo dello yen; in equilibrio Hong Kong. Aumentano però i motivi di inquietudine sull’economia cinese. Stavolta nel mirino sono i prestiti delle banche alle finanziari regionale. Secondo la Regulatoy Commission, la Vigilanza di Pechino, circa il 20 per cento dei prestiti è stato erroneamente classificato tra gli impieghi a basso rischio.
Dopo la tappa notturna in Kazakhstan, Mario Monti inizia in Corea del Sud una mission difficile: spiegare alla business community asiatica che investire in Italia e nel suo debito pubblico è una grande occasione. Dopo Seul, Monti toccherà, in dieci giorni di viaggio, Giappone e Cina. L’agenda prevede, tra l’altro, la partecipazione tra Conferenza sulla Sicurezza nucleare, Boao Forum (la Davos asiatica), e incontri bilaterali, compreso quello con Barack Obama. Per spiegare meglio la situazione italiana dopo gli interventi e le riforme (compreso il ddl sul lavoro), è stato preparato materiale illustrativo ad hoc da consegnare a tutti gli interlocutori, compresi i giornalisti del Nikkei Shimbun, il giornale economico più diffuso di Tokyo, dove il premier incontrerà investitori ed economisti.
Incidente diplomatico con la Spagna. Sabato a Cernobbio Mario Monti aveva fatto un cenno ai problemi di Madrid che «ha fatto una riforma del lavoro molto incisiva ma non ha posto attenzione sui conti» e perciò «sta dando all’Ue preoccupazioni perché i tassi salgono e ci vuole poco per ricreare un contagio che potrebbe allargarsi». Un riferimento sgradito alla Spagna che ha costretto lo stesso premier ad una correzione: il presidente del Consiglio italiano, si legge in una nota, «ha ribadito la sua totale fiducia nella determinazione del governo spagnolo» in merito «al consolidamento fiscale, anche per evitare allargamenti degli spreads». Ma l’irritazione spagnola, a giudicare dalla reazione dei giornali iberici, resta alta: le parole di Monti sono state “molto inopportune”. In Asia Monti avrà modo di chiarirsi di persona con lo stesso Rajoy, oggi di pessimo umore dopo la sconfitta elettorale in Andalusia.
A pochi giorni dal vertice Ue che, il prossimo 30 marzo, dovrà pronunciarsi sulle risorse da destinare ai fondi anti-crisi, risulta del resto evidente che nel mirino stavolta non c’è l’Italia, bensì la Spagna di Mariano Rajoy, colpevole di non voler puntare ad un deficit di bilancio non oltre il 3 per cento. A scendere in campo contro il governo di Madrid è stato Olli Rehn, il commissario finlandese agli affari monetari della Ue, che ha ieri sostenuto in un’intervista al Financial Times che “l’unico modo perché Madrid recuperi la fiducia degli investitori è la disciplina di bilancio” mentre qualsiasi manovra per accelerare la crescita è una scorciatoia non praticabile.
Le previsioni stavolta volgono al bello. La Germania, secondo il Financial Times, sarebbe, dopo tanti rifiuti, favorevole ad integrare le risorse dell’Efsf (440 miliardi) a quelle dell’Esm (500 miliardi). In questo modo la Comunità potrebbe disporre di una potenza di fuoco sufficiente a scoraggiare attacchi speculativi contro Spagna o Italia. Ma Berlino pone una condizione: la soluzione dovrebbe valere fino a metà 2013. Dopo, una volta rientrata la crisi, i fondi dell’Efsf dovrebbero essere restituiti agli Stati.
La settimana si apre all’insegna del nervosismo per il debito sovrano di Madrid e l’eventuale effetto contagio. Lo spread tra i titoli italiani e tedeschi sui dieci anni, si è attestato a 316 punti, sui cinque anni a 318 e sui due anni a 218 punti. Il nervosismo è dovuto al costo del debito spagnolo tornato sui dieci anni al di sopra del 5,5% e alle difficoltà legate alla ripresa. La paura degli investitori è che la Spagna non centri gli obiettivi fissati con l’Eurogruppo. In Italia la spesa dei consumatori resta debole: secondo l’indagine congiunturale del centro studi Confindustria, il pil del primo trimestre registrerà una flessione del’1 per cento.
Sotto i riflettori, oggi, il cda di Impregilo, l’azienda contesa tra il gruppo Gavio, forte del 29%, e il gruppo Salini, forte di una quota poco sotto il 25%, deciso a dar battaglia in assemblea.
Sotto esame anche la reazione dei mercati agli sviluppi del caso Mps. La famiglia Aleotti proprietaria del gruppo farmaceutico Menarini, ha acquistato il 4% di Banca Mps 150 milioni di euro. In questo modo i due fratelli fiorentini, Lucia e Alberto Giovanni, diventano i secondi azionisti dell’istituto, dietro alla Fondazione, adesso scesa sotto il 41%, e davanti ad Axa (2,05%) e Unicoop Firenze (2,42%).
Il via libera è arrivato al termine della riunione del cda della Fondazione, la deputazione amministratrice, che ha esaminato lo stato d’avanzamento del piano di dismissione delle quote. Allo stato attuale, l’ente – oltre ai 200 milioni incassati dalla vendita di alcune partecipazioni (Cdp, Mediobanca, Sator ed F2i) – avrebbe ricavato circa 360 milioni di euro vendendo complessivamente l’8,2% di Mps a un prezzo medio di 0,376 euro. Di questa somma circa 150 arrivano dalle gli Aleotti e il resto dagli investitori che hanno comprato pacchetti Mps sul mercato dei blocchi. Tra questi, il fratello di Francesco Gaetano Caltagirone, Edoardo.
Intanto, il caso Fonsai ha ormai varcato la soglia del tribunale. Sabato mattina il pm Luigi Orsi che si occupa delle indagini ha ascoltato i sindaci Marco Spadacini e Benito Marino che insieme con Antonino D’Ambrosio hanno firmato la risposta alle domande del fondo Amber che come azionista di Fonsai chiedeva conto della gestione del gruppo da parte dei Ligresti. Ascoltati anche il presidente del collegio sindacale di Premafin Vittorio De Cesare e il sindaco effettivo Maria Luisa Mosconi della Holding che controlla la compagnia assicurativa. In uno dei filoni di questa indagine è indagato per ostacolo all’attività degli organi di vigilanza Salvatore Ligresti, patron del gruppo.
Dalla relazione era emerso che Fonsai e la Milano Assicurazioni hanno pagato, tra il 2003 e il 2010, ben 40 milioni di euro a Salvatore Ligresti per attività di consulenza relative alle operazioni immobiliari finite nel mirino di Amber: dai progetti Area Castello e Villa Ragioneri, all’area Isola-via De Castilla, Garibaldi-Repubblica e City Life, e in buona parte dei casi i contratti col fondatore del gruppo sono stati assegnati direttamente dall’amministratore delegato senza passare dal cda.
Le Borse, con un colpo di coda, hanno chiuso venerdì n positivo quella che comunque è stata la settimana peggiore da inizio anno. Dopo aver corso per oltre due mesi e mezzo, i listini hanno frenato e gli investitori hanno monetizzato i guadagni. Milano oggi ha chiuso in rialzo dello 0,21%, in linea con Parigi (+0,11%), Londra (+0,16%) e Francoforte (0,2%), che da gennaio a oggi ha registrato la migliore performance (+20%) La peggiore borsa del Vecchio Continente è Madrid che cede quasi un punto percentuale. La piazza spagnola rimane l’unica in rosso da inizio anno con una flessione di quasi due punti. Milano e Parigi hanno guadagnato oltre il 10% da gennaio a oggi.