Il Partito Democratico dovrebbe “tagliare” le sue “ali estreme”, ovvero la Cgil, Stefano Fassina e Nichi Vendola. Questo il giudizio espresso oggi su Rai1 dal premier uscente, Mario Monti. Ormai in piena campagna elettorale, pur non essendo candidato, il Professore ha dato seguito alle valutazioni negative espresse ieri sul responsabile economico del Pd e sul leader di Sel, bollati di “conservatorismo”.
Secondo Monti, Fassina “si oppone” alle riforme e “questo per Bersani è un vero problema, dovrebbe silenziare un po’ questa parte, che considero conservatrice del suo movimento”.
Un giudizio che, a detta dell’ormai ex tecnico, si basa su quanto appreso in un anno a Palazzo Chigi. “Ho constatato in questa esperienza di governo, lo dico con rispetto – ha precisato Monti – che coloro che hanno impedito alle riforme del lavoro di andare più avanti sono stati da una parte coloro che sono nel blocco tradizionale della sinistra, Cgil, Fiom dal punto vista sindacale, Vendola e Fassina dal punto di vista politico, e dall’altra parte le posizioni nel Pdl che hanno impedito riforme per iniettare più mercato nel mondo delle professioni”.
In particolare, sul versante pidiellino, “dal punto di vista economico generale l’onorevole Brunetta sta portando, con l’autorevolezza del professore di una certa statura accademica, posizioni estreme e settarie – ha aggiunto il Professore -. Dentro il Pdl c’è una certa vicinanza agli ordini professionali delle farmacie, delle altre professioni e questo ha impedito di portare avanti le liberalizzazioni”.
Una volta completata la potatura dei rami estremi, Monti aprirebbe la porta a quelli considera i veri riformisti: “Credo che sarebbe molto importante acquisire allo sforzo di riforma, oltre al centro, quei riformisti di sinistra e della destra che sono disponibili”.