Cerchiamo di capire quali sono gli elementi di certezza che la conferenza stampa di ieri di Mario Monti ha dato agli italiani che tra due mesi sceglieranno il nuovo Parlamento. Il primo e non è certamente secondario, è che Berlusconi e il Pdl saranno fuori da possibili alleanze anche con il centro. Monti è stato particolarmente duro, ha spiegato che non riesce a cogliere alcuna linearità nel pensiero recente del Cavaliere; ha spiegato che immaginare di togliere l’Imu vuol dire raddoppiarla nel giro di qualche mese, ed ha sottolineato la forte divaricazione con le posizioni che il Pdl ha in materia di lotta alla corruzione e sul conflitto di interessi. Naturalmente queste parole hanno sollevato un’altrettanta ruvida reazione da parte del segretario Alfano, che accusa il premier dimissionario di aver scelto la strada dell’alleanza a sinistra. Il tutto mentre Berlusconi era impegnato a litigare sulla rete 1 della Rai con il mite Gilletti, reo di volergli fare alcune domande, sollecitando poi risposte invece di monologhi.
Altrettanto esplicito è stato Monti nell’escludere la possibilità di una sua candidatura diretta, impedita prima di tutto, dall’essere senatore a vita. Ma questo non vuol dire assolutamente che il professore non sarà presente nell’agone politico dei prossimi mesi. Non scenderà in campo dunque, ma “salirà” in politica. Come? Partendo dai contenuti, dalle cose da fare sulle quali verificare la possibile coesione di una maggioranza, che questa volta sarebbe comunque “non strana” e certamente “politica”. Vuol dire che si candiderà a premier? No, al momento, ma che se un gruppo di forze si riconoscerà sui suoi contenuti (l’agenda Monti o anche un’altra agenda che comunque sia gradita al professore), lui l’ipotesi di poter tornare a guidare un governo e anche a dare il suoi aiuto a quel tipo di maggioranza lo valuterà con grande attenzione.
E le liste del centro potranno usare il suo nome? Per ora non c’è ancora il via libera del professore. Il quale però qualche spiraglio lo ha lasciato aperto soprattutto rispondendo alle sollecitazioni dell’Annunziata. Anche qui si parte dai contenuti dall’agenda, ma l’impressione è che Monti farà le sue valutazioni anche sulla base della consistenza numerica di chi gli chiederà di usare il suo nome. Perchè per puntare alla leadership c’è bisogno anche dei numeri. E sinora i sondaggi, riferiti alle liste di centro non sono particolarmente generosi e incoraggianti. Resta il fatto che ieri sera Casini ha valutato con molto favore la conferenza stampa di Monti. E alla domanda di Bianca Berlinguer riguardo a quando avrebbe chiesto al presidente dimissionario la disponibilità del nome ha risposto: “Potrei anche averglielo già chiesto”.
Parole di grande rispetto Monti ha usato nei confronti di Bersani, definito “legittimo candidato di una coalizione forte”. Il professore ha però espresso chiare critiche a Vendola (“conservatore”) e soprattutto alla Cgil, rea di non aver favorito la riforma del lavoro. Bersani, a sua volta, ha spiegato che valuterà con attenzione l’agenda Monti, ma ha aggiunto che ormai la parola è ai cittadini e che, se è vero che non va compromesso il lavoro fatto da Monti, questo va anche integrato facendo le cose che non si sono ancora fatte e che devono puntare a creare più equità e più lavoro.
Conclusione: la partita per la nuova maggioranza si giocherà tutta tra il centro e il centro-sinistra. I quali, tutto lo lascia intendere, dovranno comunque trovare forme di collaborazione. Difficile, a questo punto che il Pdl e Berlusconi possano tornare in gioco, dopo le dure parole di Monti e i sondaggi che li danno davvero molto lontani da quel 40% che, con una certa improntitudine Berlusconi continua ad invocare. Quanto alla premiership questa dipenderà prima di tutto dal voto dei cittadini. In base ai quali prenderà le decisioni che gli sono affidate dalla Costituzione il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E qui possiamo concludere che siamo davvero in buone mani.
Intanto nel Pd c’è chi, come il giuslavorista Piero Ichino, si mostra tentato da un’eventuale lista Monti. Per la quale sarebbe disposto a candidarsi, dopo aver annunciato che non avrebbe partecipato alla competizione delle primarie, ritenendo le proprie convinzioni incompatibili con quelle del responsabile per l’economia Stefano Fassina.