E adesso chi avrà il coraggio di dirlo a Renato Brunetta? Ieri sera a “Otto e mezzo”, da Lilli Gruber, l’ex ministro del Pdl gongolava di fronte al durissimo attacco di Wolfang Munchau sul Financial Times a Mario Monti. L’editorialista di Ft non è nuovo a certe intemerate contro l’austerity del Premier e ieri è andato giù duro: “Monti – ha sentenziato – non è l’uomo giusto per guidare l’Italia”, perché non è stato lui ma Draghi a salvare l’Europa, perché le sue riforme sono state annacquate e perché la normalità dei mercati finanziari è solo provvisoria.
Musica per le orecchie di Brunetta, che, in avvio, non aveva mancato di sfoggiare la sua ben nota modestia ricordando che uno degli atti più importanti della scorsa legislatura è sicuramente la sua controversa riforma della Pubblica amministrazione. Ma Brunetta, si sa, è fatto così. Una volta non esitò ad affermare che, se non si fosse buttato in politica, avrebbe certamente vinto il Nobel per l’economia.
L’umiltà è sempre la virtù dei forti e Brunetta non si fa mai mancare nulla. Ma ieri per lui era festa grande di fronte a tutti quegli attacchi a Monti. Purtroppo però le feste finiscono e non c’è voluto molto a capire l’origine della censura di Munchau, che è sempre stato contro l’euro e che dunque non condivide le politiche di chi – fino a prova contraria – ha salvato la moneta unica e l’Europa, che nella patria del Ft non hanno mai riscosso grandi consensi.
Bastava sapere chi fosse realmente Munchau per non lasciarsi incantare. “Munchau – ha ironicamente commentato Monti – ha una notoria frustrazione verso la politica economica del governo tedesco e vorrebbe che tutti dessero colpi d’ariete per far saltare l’eurozona”. Ma la mazzata finale all’esultanza di Brunetta e di chi come lui pontifica senza sosta, anziché chiedere scusa agli italiani per aver portato l’Italia sull’orlo della bancarotta ed essere all’origine della dura austerity che Monti è stato costretto a mettere in atto per salvare il Paese, la mazzata – dicevamo – è venuta dopo.
E sapete da chi? Dal Financial Times, che ha vistosamente corretto la linea Munchau, dando atto sia a Monti che a Bersani di godere di “credibilità personale”, anche se nessuno dei due ha ancora messo a punto una visione compiuta del futuro dell’economia italiana. E la mazzata è stata riservata dal quotidiano britannico proprio al boss di Brunetta, Silvio Berlusconi, bocciato senza appello perché “ha portato il suo Paese sull’orlo del precipizio fiscale”. Che vuol fare, Brunetta? Si sa che al mondo non c’è gratitudine. Provi un’altra volta.