Nei fatti però uscire dall’angolo per il governo dei tecnici non sarà facile, soprattutto se il Pdl dovrebbe riproporre la tesi che Rai e giustizia non sono materia della quale questo Esecutivo può disporre. Tesi respinta con vigore da Casini e Bersani. Quest’ultimo poi reclama una decisione del governo sulla governance della Rai, la quale, peraltro, era stata annunciata in televisione dallo stesso Monti, ma al tempo stesso contraddetta da un’intervista del ministro Passera, per il quale le prossime nomine, per ragioni di tempo, andranno fatte con la legge Gasparri. Matassa ingarbugliata, come si vede. E non è affatto detto che basti un vertice tra partiti che si guardano in cagnesco per sbrogliarla. Stesso discorso si potrebbe fare per la legge anticorruzione, dove il Pdl teme che nuove norme più rigorose, possano essere usate da alcuni magistrati contro Berlusconi.
Eppure Monti sa bene che le difficoltà, quando si presentano, è meglio affrontarle subito e non lasciarle incancrenire. Peraltro le prossime settimane si annunciano particolarmente difficili per il governo. Le notizie che arrivano dal tavolo nel quale si tratta sulla riforma del lavoro, non sono particolarmente incoraggianti. Anche al netto dell’articolo 18. Da una parte il governo vuole chiudere il negoziato in due settimane. Dall’altro i sindacati sono tutt’altro che soddisfatti della proposta di anticipare l’entrata in vigore di nuove norme sugli ammortizzatori sociali. Per il segretario della Cisl Bonanni sarebbe “ecatombe sociale”. Più sobria, almeno nei toni, la leader della Cgil Camusso, che, al momento, si limita a segnalare “un passo indietro”.