Al Vittoriano va in scena il Monet privato, una singolare esposizione di 60 opere che l’artista francese conservava nella sua dimora di Giverny. Per i visitatori della mostra sarà come aprire una porta ed entrare nel rifugio che Monet realizzò nell’alta Normandia e dove visse gli ultimi anni della sua vita fino a morirvi il 5 dicembre del 1926. Qui il pittore conservò molti dipinti, quelli a lui cari dai quali non volle mai separarsi, oppure che aveva realizzato per grandi progetti poi non portati a compimento.
La mostra organizzata dal Gruppo Arthemisia è curata da Marianne Mathieu storico dell’arte e vicedirettore del Musee Marmottan di Parigi. Il Museo Marmottan vanta la più copiosa collezione di opere di Monet al mondo grazie a una donazione del figlio dell’artista Michel che nel 1966 non volle donare nulla allo stato francese perché colpevole di non aver pienamente sostenuto il padre negli ultimi anni della vita e consegnò tutte le opere della casa di Giverny al Marmottan. A questa si sono aggiunte poi altre donazioni di collezionisti privati.
Alcune delle opere presenti al Vittoriano arrivano per la prima volta in Italia. Si possono ammirare l’inquietante modernità dei Salici piangenti, del Viale delle Rose e del ponticello giapponese, e ancora le monumentali Ninfee, i Glicini dai colori evanescenti e sfumati che Monet ritraeva ripetutamente per coglierne le mutate sfumature di luce nel corso della giornata, ma anche quadri della campagna francese circostante e la natura in ogni sua fase.
Tra i capolavori in mostra il ritratto di Michel Monet neonato del 1878, al quale l’artista era molto affezionato, Ninfe del 1916, le Rose del 1925, Londra, il Parlamento riflesso sul Tamigi del 1905.
Particolarmente importante “Il treno della neve, la locomotiva”, il quadro che rappresenta l’emblema di un’intera stagione culturale destinata a influenzare generazioni di artisti, che al suo apparire fu accolto da dubbi e sarcasmi della critica corrente.
Lo stesso termine di Impressionismo con cui si individua questa corrente di pensiero pittorico nasce da una ironica considerazione di un critico che considerò l’opera di Monet con termine denigratorio una “impressione” di pittura.
La mostra sintetizza in un certo qual senso l’intero percorso artistico del maestro impressionista a partire dai primissimi lavori le celebri caricature della fine degli anni 50 dell’800, con cui guadagnò i primi soldi divenendo quasi un personaggio nella sua città natale Le Havre, passando per i passaggi rurali e urbani di Londra Parigi e delle sue tante dimore inclusa una parentesi in Liguria testimoniata in mostra dal dipinto “Il Castello di Dolceacqua”, i ritratti dei figli e le celeberrime tele dedicate ai fiori del suo giardino costruito sapientemente negli anni al punto che ebbe a dire che se non avesse fatto il pittore sarebbe stato giardiniere e che senza i fiori non avrebbe dipinto.
La mostra presenta le molteplici sfaccettature del lavoro di Monet restituendo la ricchezza artistica di un così grande maestro che trasponeva la natura direttamente sulla tela fino a tramutarsi in essenza, in respiro vitale.
Sintomatico quanto scrive Maupassant di lui “l’ho visto cogliere così un barbaglio di luce su una roccia bianca e registrarlo con un fiotto di pennellate gialle che stranamente rendevano l’effetto improvviso e fuggevole di quel rapido e inafferrabile bagliore. Un’altra volta ha preso a piene mani uno scroscio d’acqua abbattutosi sul mare e lo ha gettato rapidamente sulla tela. Ed era proprio la pioggia che era riuscito a dipingere, nient’altro che della pioggia, che velava le onde le rocce e il cielo appena distinguibili sotto quel diluvio virgolette”.
All’interno della mostra viene esposta anche per la prima volta la ri-materializzazione di una delle celebri ninfee di Claude Monet. Nel 1958 un tragico incendio all’interno del Museum of Modern Art di New York danneggiò gravemente diverse opere tra cui alcuni dipinti del maestro impressionista andati perduti per sempre. Grazie alle più recenti tecnologie Sky Arte HD ha riportato alla luce uno dei capolavori distrutti nel rogo “Water lilies” 1914 1926 La mostra rimarrà aperta fino al 11 febbraio 2018.