Globalizzazione addio. O forse no. “Ma un salto d’epoca quale quello che stiamo vivendo non può essere trattato come un’emergenza o una serie ininterrotta di emergenze di vario tipo che possono essere superate alla situazione precedente”. Mario Deaglio ricorre così ad una recedente immagine di Massimo Cacciari: “in un salto d’epoca nulla è destinato a fare ritorno: in questa prospettiva, chi può deve agire”.
Quattro proposte per la nuova legislatura
È la sfida che l’economista torinese, editorialista de La Stampa dopo aver diretto Il Sole 24 Ore in una delle sue stagioni più brillanti, ha voluto raccogliere nell’ultimo rapporto sull’Economia globale giunto alla stagione numero 26. Non solo analisi, ma anche l’indicazione di percorsi da battere per emergere dallo stagno. Una bussola per l’Italia, oggi come ieri. Allora, anno 1997, un’idea brillante per collocare l’economia di casa nostra nel contesto del Nuovo Mondo globale, in odore di Rinascimento. Oggi, tra Covid e lampi di guerra, un modo per affrontare il Mondo post-Globale, complicato e percorso da propositi protezionistici. Un problema di non poco conto per l’Italia che nel frattempo, ha moltiplicato l’export, passando da 30 a 100 miliardi di valore.
Di qui quattro proposte concrete in avvio di legislatura:
- Una riforma fiscale che renda conveniente lavorare ed investire,
- Una revisione della disciplina fiscale sulle fusioni,
- L’introduzione del quoziente familiare nella tassazione diretta,
- L’introduzione sperimentale della settimana lavorativa di quattro giorni integrata da attività di formazione a distanza, sempre più necessarie nel corso della vita lavorativa.
Le quattro grandi disruptions del 2022
È il risultato di un’analisi comparata tra le grandi aree del capitalismo attraverso la lettura di quattro grandi disruptions che hanno segnato un anno molto difficile. In particolare:
- la fragilità del sistema economico globale di fronte ai problemi delle catene del valore emersi con la pandemia e l’ampliamento dei divari tra classi diverse. La riduzione delle catene del valore ha investito buona parte dei commerci. “Nel giro di pochi mesi le catene globali del valore sono diventate catene della scarsità e della paura”.
- La crisi ambientale connessa con l’uso delle risorse energetiche. Da tempo siamo alle prese con una crisi di lunga durata, inasprita dalla siccità, in larga misura collegata all’uso delle risorse energetiche ed al mondo virtuale. Se Internet fosse una nazione sarebbe al quarto posto nel mondo per consumo di elettricità, superando il Giappone. E il data mining, ovvero l’estrazione di risultati dalle banche dati, si avvia a battere i consumi dell’industria mineraria.
- La crisi economica e sociale con le sue ricadute sulle generazioni, a partire dai più giovani. Nonché l’accelerazione della tendenza a lavorare da remoto con riflessi sul mercato immobiliare ma anche sulla riduzione della differenza tra lavoro (in costante evoluzione nel corso dell’esistenza) e tempo libero.
- La crisi geopolitica del pianeta e le possibili conseguenze sull’evoluzione dell’economia globale. La guerra Ucraina è solo l’aspetto più drammatico del venir meno delle basi dell’ordine mondiale emerso dalla Guerra Mondiale. Di qui più tensioni e conflitti, meno commerci e minor sviluppo.
Le terapie europee per le quattro crisi
Ma anche un richiamo ai compiti che l’Europa è obbligata a fare in tempi stretti. In particolare:
- La modifica dei trattati e l’abolizione del voto unanime
- L’istituzione di forze armate europee;
- Una politica comune dell’energia,
- Prestiti della Bce ai singoli Stati Membri
- Mantenimento del fondo Next Generation Eu da spendere in piani di svilupppo a lungo termine
- Istituzionalizzazione del Sure, lo strumento di sostegno contro la disoccupazione
- Miglioramento del coordinamento sanitario.
Non mancano insolite le terapie per le quattro crisi che, tutte assieme, hanno messo a dura prova ideologie e sistemi di valore tradizionali. Senza farsi prendere dalla tentazione di slogan o scorciatoie che oggi come ieri non possono che tradursi in delusioni.
“Successe qualcosa del genere ai tempi della peste del Manzoni, quando il virus di allora sembrava ormai sconfitto e una processione di ringraziamento portò in giro per Milano le reliquie di San Carlo favorendo così una nuova rimonta del morbo”. Al contrario, raccomanda Deaglio, per agire “è bene prima osservare in maniera non concitata, trattenendosi dal dare giudizi conclusivi: in questo contesto le ideologie e la politica hanno un ruolo diverso dal solito: devono analizzare criticamente se stesse non alla ricerca di colpevoli bensì alla scoperta di cause e all’accertamento di fatti”. È questo il metodo che, ancora una volta, fa di questo rapporto un unicum (anche per la qualità della scrittura) nella pubblicistica.