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Mondiali – L’Argentina di Messi sfida la Germania in finale per la conquista della Coppa del Mondo

E siamo arrivati all’ultimo atto, la scena finale del film, la punta del suo climax, nel Maracana vestito a festa, ma che dentro di sè piange l’uscita prematura (?) e drammatica del suo Brasile. Niente, il contumace Neymar e compagni non ce l’hanno fatta, avanti il prossimo.

Avanti Germania e Argentina, ma che finale sarà? Sarà la finale più giocata di sempre, il remake di un film già visto (con Messi nel ruolo che fu di Maradona e i tedeschi nella parte di se stessi), la bella. Sarà la finale del cuore caldo sudamericano contro la bionda freddezza mitteleuropea. La finale di chi ha più santi in Paradiso e papi sulla terra, di Bergoglio contro Ratzinger, con rispetto parlando. 

Ma, aldilà di folklore e sentimento, sarà soprattutto la finale più logica di un film intenso, più combattuto che bello, anche se privo di grandi sorprese (il tonfo di Spagna e Italia, il 7 a 1 della Germania al Brasile, che meriterebbe un capitolo a parte). Tutti quei supplementari, e quegli interminabili 0 a 0, ci hanno detto che non esistono più le squadre materasso, grazie tante, ma anche che le grandi squadre sono state incapaci di trovare una soluzione, che fosse collettiva o individuale, per scardinare gli immensi catenacci messi su da squadre mediocri. Come se la Juventus non riuscisse a trovare un modo per fare gol al Chievo, con tutto il rispetto.

Ma è un Mondiale, e succede solo una volta ogni quattro anni. Quindi ce lo facciamo andare bene così, e, in mancanza del calcio, ci emozioniamo per l’ardore e i sogni orgogliosamente infranti, per le strenue resistenze di undici eroici algerini, o altrettanti svizzeri o costaricensi, e per le loro schiette lacrime senza vergogna, a fine partita.

Sarà la partita della squadra migliore contro quella con il giocatore più forte (anche se con l’Olanda è annegato anche lui nel mare di mediocrità voluto da Van Gaal e Sabella). La Germania gioca bene, anche se prima di triturare quel che resta del Brasile, e prima che Low abiurasse alle sue aspirazioni guardioliste in nome di uno spirito più pratico, aveva anche balbettato, ogni tanto.

L’Argentina, invece, gioca un calcio coerentemente e, si direbbe, volutamente orrendo, lucchettando una difesa che sembra quasia 7, avolte, e sperando in dio, o in Messi (che per Sabella sembrerebbero essere più o meno la stessa cosa) perchè faccia succedere qualcosa là davanti. Domenica sera, al Maracana, probabilmente la Pulce non avrà a disposizione il suo gregario migliore: Angel di Maria, l’unico capace, in questo Mondiale di sgravare il numero 10 dal peso di una squadra intera, e di rifornirgli il pallone nelle sue zone di campo preferite, qualche passo fuori dall’area di rigore. 

La Germania, dopo la semifinale spettacolo in cui ha passeggiato sulle macerie del Brasile, sembra avere il vento in poppa, ed è la logica favorita. Ma, arrivati a questo punto, potrebbe servire qualcosa di più della tecnica e della forza fisica e della convinzione. Potrebbe servire il cuore caldo, e nessun cuore è più caldo di quello di un campione.

 

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