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MONDIALI – Il fallimento dell’Italia in Brasile provoca un terremoto: Prandelli e Abete si dimettono

MONDIALI – Dimissioni “irrevocabili” del ct Cesare Prandelli e del presidente federale Giancarlo Abete dopo il clamoroso fiasco dell’Italia ai Mondiali brasiliani – Gli abbagli dell’arbitro non bastano a giustificare gli errori tecnici e la deludente prestazione contro l’Uruguay – Allegri, Spalletti o Mancini al posto di Prandelli

MONDIALI – Il fallimento dell’Italia in Brasile provoca un terremoto: Prandelli e Abete si dimettono

Un terremoto che azzera tutto. Il gol di Godin cancella l’Italia dal mondiale e, di conseguenza, sette anni di era Abete e quattro anni di era Prandelli. “Le mie dimissioni sono irrevocabili – ha spiegato il ct subito dopo il disastro di Natal. – E’ fallito il mio progetto tecnico, l’ho costruito attorno a Balotelli e ho sbagliato. Quando si sbaglia è giusto fare un passo indietro, al di là dela partita contro l’Uruguay. Così ho deciso e non ci ripenso”. “ Spero che Prandelli possa rivedere la sua posizione – gli ha fatto eco il presidente federale, che poche settimane fa gli aveva rinnovato il contratto fino al 2016. – Ad ogni modo al prossimo Consiglio Federale presenterò anch’io le mie dimissioni e saranno irrevocabili. Ho preso questa decisione prima dei mondiali, dopo sette spedizioni iridate è giusto dare spazio ad altri”.

Calcio italiano nella bufera insomma, logica conseguenza di un mondiale disastroso che ci riporta indietro quasi 50 anni. Era dal 1966 infatti che non uscivamo dalla fase a gironi per due volte di fila, segno che il nostro movimento è davvero in crisi, come d’altronde ampiamente certificato dagli scarsi risultati dei nostri club in campo europeo. Solo che questa volta ci avevamo creduto davvero, perché il nostro cammino brasiliano era cominciato con una bellissima vittoria sull’Inghilterra. Fuoco di paglia, come hanno poi dimostrato le successive sconfitte con Costa Rica e Uruguay, entrambe meritate. Nessuno nega l’evidente zampino del signor Moreno (di nuovo!) Rodriguez, che al 60’ si è letteralmente inventato l’espulsione di Marchisio per un fallo che, al massimo, avrebbe meritato il giallo e poi, non contento, non ha espulso Suarez per un morso a Chiellini (!), ma la prestazione dell’Italia era stata ampiamente insufficiente già prima. Sulla graticola Prandelli, reo di aver predicato bene alla vigilia in conferenza stampa (“guai a giocare per il pareggio, per conseguire un grande obiettivo bisogna pensare in grande”) per poi razzolare male in campo. La sua nazionale infatti si è presentata in campo timida e impaurita, quasi incapace di giocare a pallone e concentrata solo a mantenere uno 0-0 che ci avrebbe portati agli ottavi. Mai scelte si rivelarono più sbagliate! Il 3-5-2 non funziona e Balotelli, uomo simbolo dell’era Prandelliana, si fa notare solo per un’ammonizione pesantissima (era diffidato) e per qualche atteggiamento da “quasi espulsione”. L’accantonamento all’intervallo è quasi inevitabile, la sostituzione con Parolo no: perché non inserire un’altra punta e mantenere l’assetto tattico del primo tempo? “Non si riesce a capire quando è calmo e quando è nervoso – ha spiegato Prandelli. – Non dà garanzie di equilibrio, temevo di rimanere in dieci”. Già, eppure i dubbi tattici rimangono. E infatti il secondo tempo dell’Italia è una lenta agonia, acuita dalle follie del messicano Rodriguez, che prima butta fuori Marchisio per un fallo “normale”, poi grazia Suarez per un morso (l’ennesimo della carriera!) da “Hannibal the cannibal”. E però va anche detto che lo stesso arbitro aveva in precedenza negato un rigore agli uruguayani per un fallo di Bonucci su Cavani e che la Celeste aveva sfiorato il gol almeno due volte. Non molte, ma più dell’Italia che aveva letteralmente rinunciato a giocare già da tempo. E allora nulla da dire su questa eliminazione, sancita all’81’ dal colpo di testa di Godin, l’ennesimo di una stagione straordinaria per il difensore dell’Atletico Madrid. E’ solo la logica conseguenza di un progetto sbagliato, nato male e proseguito anche peggio in una campagna brasiliana tutta da dimenticare.

Non sarà così per Francia e Argentina, che oggi affronteranno rispettivamente Ecuador e Nigeria. I Blues non sono ancora matematicamente qualificati, la Seleccion sì ma senza la certezza del primo posto del girone. Entrambe però hanno ottimi motivi per credere che, questa sera, potranno chiudere la prima fase col bottino pieno. Agli uomini di Deschamps infatti manca solo un punto, senza contare che la differenza reti è comunque largamente favorevole (+ 6), situazione analoga a quelli di Sabella, già agli ottavi e a un passo dal primato. Ecuador, Svizzera, Honduras (almeno matematicamente) e Iran sperano ancora, ma impensierire le regine dei gruppi E ed F sarà tutt’altro che facile.

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