E’ capitato anche non di rado che a vincere il mondiale fosse un signor nessuno, ma si contano sulle dita di una mano i fuoriclasse del ciclismo di ogni epoca – i primi nomi che vengono alla mente sono quelli di Bartali, Magni, Koblet, Anquetil e Indurain – che tra le tante maglie conquistate in carriera non abbiano quella iridata di campioni del mondo. E il mondiale che si corre domenica a Valkenburg, nel Limburgo olandese, si annuncia gara per campioni veri con l’asperità del Cauberg, un muro con picchi di oltre il 12%, da ripetere ben dieci volte, ad appena 1,7 km dal traguardo nell’ultima tornata. Ci voleva dopo il mondiale piatto e deludente dell’anno scorso a Copenaghen, dallo svolgimento scontato con tanto di volatona finale, nobilitato solo dalla vittoria del grande favorito della vigilia, il britannico Mark Cavendish, uno dei più forti sprinter di ogni tempo.
Quest’anno su un percorso così nervoso, che ricalca l’altimetria della Amstel Gold Race, è difficile indicare un superfavorito. Ma si ha la sensazione che l’iride si giochi tutto e non sfugga a quella ristretta cerchia di corridori che appartengono all’élite di oggi. Un tracciato che fa sperare in una gara spettacolo, un’occasione per il mondiale dopo edizioni mosce per ritrovare il gusto dell’impresa che è l’essenza del ciclismo. A differenza dell’edizione danese i nomi non mancano La sola Spagna presenta tre candidati all’iride come Alberto Contador (trionfale alla Vuelta ma deludente nella crono mondiale rivinta dal tedesco Toni Martin), Alejandro Valverde, che pare tornato ai suoi antichi splendori, e Joaquin Purito Rodriguez, cui manca sempre qualcosa per vincere una grande corsa a tappe ma che su un percorso come quello di Valkenburg può ripetere il suo esplosivo scatto che l’ha portato quest’anno a trionfare sul Mur d’Huy alla Freccia Vallona.
E’ interessante osservare come i bookmaker, per la gara di domenica degli spagnoli, stravolgendo le gerarchie, scommettono su Valverde (a 9) e Rodriguez (a 12) più che su Contador (dato solo a 40). Una quota quella del fuoriclasse iberico, tornato alle gare dopo la nota squalifica, che addirittura è doppia rispetto a quella di Oscar Freire, l’usato vecchio che non tradisce mai, il tre volte campione del mondo su cui la Spagna potrà sempre contare, soprattutto nel caso in cui i tre big – che alla recente Vuelta hanno stroncato le ambizioni di Chris Froome – si facessero la guerra come capitò a Bartali e Coppi nel lontano 1948, proprio a Valkenburg.
Il primo favorito dei bookmakers è però un belga: non tanto Tom Boonen, quanto Philippe Gilbert (dato a 3,75 nelle quote Better). Il belga dopo una stagione opaca è apparso rigenerato nell’ultima Vuelta; assente Fabian Cancellara, è senza dubbio il più accreditato finisseur, capace di progressioni irresistibili nel finale di gara. Stesse caratteristiche ha anche lo slovacco Peter Sagan, che dopo uno sfolgorante Tour, si è preso qualche settimana di riposo sparendo dalle cronache. Dicono che sia ingrassato. Ma il giovane talento è un cliente che mette paura a tutti.
L’Italia sbarca in Olanda con un nome su tutti: quello di Vicenzo Nibali. Il siciliano conosce bene il percorso che si addice alle sue caratteristiche di scalatore e attaccante indomito. I bookmaker lo danno a 17, una quotazione di tutto rispetto che lo colloca, anche se non nella pole position dei favoriti, tra i big da tenere d’occhio come Tom Boonen (che si è risvegliato in questo settembre vincendo la Parigi-Bruxelles), Gerrans (su cui confida l’Australia dopo il forfait di Cadel Evans) e il norvegese Boasson-Hagen. Dopo aver dominato a lungo la stagione ciclistica con l’apogeo raggiunto al Tour de France, sorprende che lo squadrone britannico si presenti in Olanda del tutto trascurato nei pronostici. Bradley Wiggins, dopo aver vinto tutte le corse a tappe a cui ha partecipato, sembra aver tirato i remi in barca, forse temendo brutte figure al cospetto di un ritrovato Contador. Eppure prima o poi Wiggo dovrà vedersela con Re Alberto in una grande corsa a tappe: sarà il test migliore per capire la portata di un corridore che ha vinto più che convinto. Anche Chris Froome è uscito ridimensionato dalla Vuelta. Colpa, dice lui, di una stagione in cui ha corso troppo. Fatto sta che a Valkenburg si presenta piuttosto dimesso. Sarà vero? Non c’è che aspettare domenica. Quanto a Cavendish il Cauberg non fa certo per lui. E i bookmaker non l’hanno nemmeno preso in considerazione.
E’ la quinta volta che il mondiale torna a Valkenburg, a distanza di quattordici anni dall’ultima che vide trionfare lo svizzero Oscar Camenzind. Decisivo fu il suo attacco iniziato a otto chilometri dall’arrivo, in una giornata caratterizzata dalla pioggia e dal freddo: sul traguardo andò a precedere di una ventina di secondi la coppia formata da Peter Van Petegem e Michele Bartoli. Quest’ultimo è l’unico italiano a essere salito sul podio nelle quattro precedenti edizioni della corsa iridata a Valkenburg. Eppure da quelle parti vennero con il ruolo di favoriti campioni del calibro di Bartali e di Coppi: ma nel 1938, anno del primo trionfo dell’indimenticabile Gino al Tour, a prevalere fu il belga Kint; dieci anni dopo nel 1948 sempre Bartali tornò fresco con la sua seconda maglia gialla conquistata sulle strade di Francia ma l’ossessionante rivalità con Coppi paralizzò i due big italiani che si marcarono a vicenda fino a scomparire dal vivo della gara vinta dal belga Schotte.
Per l’Italia che viveva allora più di bici che di calcio fu uno scandalo nazionale. La quarta volta di Valkenburg vide la vittoria dell’olandese Jan Raas, formidabile velocista ma negato sulle salite, grazie solo a generose spinte dei tifosi di casa sui muri mozzafiato del percorso. Ne fece le spese anche il nostro Battaglin. Era il 1979: 33 anni dopo, Nibali ha tutte le carte in regola per sfatare la leggenda di una Valkenburg che porta male al ciclismo italiano. Al suo fianco avrà l’ultimo prodotto di una dinastia di successo come quella dei Moser: è il nipote di Aldo, Moreno, classe 1990, giovane promessa, compagno di squadra nella Liquigas dello stesso Nibali (peraltro in procinto di passare all’Astana).