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Mondiali al via: tutti contro il Brasile

Tutti contro il Brasile. Il Mondiale inizia con i padroni di casa che affrontano la Croazia (priva di Mandzukic, squalificato) e che soprattutto sfidano i pronostici di mezzo mondo. A indicare infatti i verdeoro come vincitori ci si son messi in tanti: dai sostenitori del Mondiale “casalingo”, che già portò fortuna a Italia, Germania, Argentina e Francia ma che qui invece ricordano con il terribile Maracanazo (o Maracanaço, nella versione locale) del 1950, alla stampa già pronta a incoronare Neymar come nuovo Pelè, e persino agli analisti finanziari e alla stessa opinione pubblica.

Secondo un sondaggio del New York Times infatti, condotto in 20 dei 32 Paesi che partecipano alla Coppa del Mondo, in tutti i Paesi tranne che in tre danno per scontata la vittoria del Brasile, vedendo la propria nazionale al massimo arrivare in finale. I bastian contrari sono i campioni in carica della Spagna, ormai abituati a vincere e restii a indicare altri come favoriti, gli Stati Uniti, che dall’alto della loro mentalità vincente in ogni campo credono davvero di portare a casa anche il Mondiale di calcio, e poi ovviamente i rivali di sempre dell’Argentina, che sognano il colpaccio.

Sebbene infatti il Maracanaço non fu opera loro ma dell’Uruguay (non interpellato dal NY Times), quelli dai quali i brasiliani non vorrebbero perdere mai sono proprio gli argentini: lo dice la classifica, sempre stilata dal quotidiano Usa, delle “gufate”, secondo la quale mentre i rioplatensi credono nella loro squadra ma riconoscono (al 39%) che il miglior calcio lo giocano i cugini verdeoro, questi ultimi indicano proprio l’Albiceleste come la prima squadra a cui tirare i piedi. Lo dice più di un brasiliano su tre, il 34%, mentre addirittura il 6% si schiera tra i “mondiale-scettici” e gufa proprio la sua Nazionale.

E così, mentre invece a Buenos Aires e dintorni la squadra più odiata rimane l’Inghilterra (curiosa poi la scelta di alcuni, tra cui gli italiani, di indicare per evidenti motivi politici Usa e Iran, e altre stranezze come i portoghesi che gufano Francia e non Spagna, gli inglesi Russia e non Germania o Argentina e i tedeschi che augurano le peggiori sorti nientemeno che all’Honduras!), a Curitiba, nel sud del Brasile, succede che durante le partite dell’Argentina un locale offrirà una birra per ogni gol subito dagli hermanos e in caso di sconfitta degli argentini ci sarà la promozione paghi 1 prendi 3. Di che gongolare insomma.

Ma adesso, tra birre, esultanze e gufate, è l’ora di lasciare la parola al campo. Anzi, il New York Times ha provato anche a pronosticare, chiedendolo sempre ai tifosi, chi esprimerà il gioco migliore: e proprio nella terra del calcio, che ospita un Mondiale ed è convinta di vincerlo, rimane di moda il tiki-taka spagnolo, forse eccessivamente sottovalutato nelle ultime griglie di partenza stilate nel vecchio continente. La sensazione che il ciclo della Roja sia chiuso, quantomeno dal punto di vista del gioco, è a questo punto un’impressione tutta europea: anche in Costa Rica e Giappone votano per Sergio Ramos e compagni.

La sfida, comunque, non è solo tra Brasile, Argentina e Spagna. Molti indicano l’Uruguay, forse più per la romantica (e sadica) rievocazione del 1950 che per reali aspettative tecniche (dipende molto da recupero di Suarez), e poi ci sono sempre – per quanto alcuni sostengano che per motivi climatici sarà il Mondiale delle sudamericane – le solite europee, con la Germania in pole position e l’Italia come outsider. Difficilmente comunque saranno i Mondiali della “prima volta”: le nazionali che hanno vinto finora sono 8, e a grandi linee proprio quelle 8 se la dovrebbero giocare anche stavolta. Ci sarebbe l’eterna seconda Olanda, ma questa spedizione non pare fra le più competitive, potrebbe stupire il Belgio mentre per africane e asiatiche sembra ancora francamente troppo presto. Di certo però, in Brasile sarà la prima volta per la Bosnia di Pjanic e Dzeko: un Paese da meno di 4 milioni di abitanti, indipendente dal 1992, fa il suo esordio tra i grandi.

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