Continuano i problemi intorno alla formazione della nuova Commissione europea presieduta da Jean-Claude Juncker. Soprattutto fa discutere la scelta italiana di candidare il ministro degli Esteri Federica Mogherini ad Alto Rappresentante per la Politica estera e la Sicurezza, una scelta che ha spinto l’ex premier lussemburghese a fare delle pressioni affinchè l’Italia cambi candidato.
Nella giornata di venerdì, infatti, Juncker ha chiarito a Matteo Renzi che, visto che sul nome della Mogherini la maggioranza degli Stati ha posto il veto durante il summit del 16 luglio, l’Italia, se vuole assicurarsi la posizione che più gli interessa, deve ricorrere obbligatoriamente e in tempi brevi ad un piano B. Un nuovo candidato o, addirittura, una nuova poltrona.
Uno dei problemi, al momento, è la diversa interpretazione del vertice dello scorso 16 luglio. Per Juncker si tratta dell’incontro che ha sancito la bocciatura della Mogherini, per Renzi, che ormai si è impegnato sul nome del ministro degli Esteri e che subirebbe uno smacco anche in politica interna dal suo insuccesso, l’incontro ha semplicemente chiarito le procedure di nomina, rinviando tutto al summit del 30 agosto.
Pesa, poi, anche il deisderio di parte dell’Unione europea di riservare il ruolo di Alto Rappresentante ad un candidato dell’Est Europa, come il commissario bulgaro allo sviluppo Kristalina Georgieva. Un candidato dell’Est. Una soluzione che accontenterebbe molti, ma scontenterebbe, fatalmente, un big come l’Italia. L’unica cosa certa, al momento, è che ci troviamo in una fase di stallo che non serve a nessuno.