Le suole sono importanti. Soprattutto se, da semplice caratteristica tecnica di una scarpa, si trasformano in una moda di lusso capace di far lievitare il valore di un’azienda. Lo sa bene Birkenstock che meno di un mese fa, grazie alle celeberrime suole in sughero dei suoi sandali, è stata acquisita da Lvmh, il più grande colosso mondiale del settore, per 4 miliardi di euro. E per difendere le sue suole Birkestock è disposta a fare qualsiasi cosa, compreso portare in Tribunale il gruppo italiano Valleverde–Goldstar. Peccato che i tedeschi, le cause intentate contro Goldstar – azienda che fa capo alla famiglia silvani e che controlla i brand Valleverde, Rafting Goldstar e Biochic – le abbiano perse tutte.
Ma facciamo un passo indietro. Birkenstock ha citato in giudizio il gruppo italiano per violazione di proprietà intellettuale. L’oggetto del contendere è proprio l’utilizzo della suola in sughero, diventata simbolo dei celebri sandali prodotti dal marchio tedesco, tanto che il gruppo avrebbe voluto brevettarla a livello europeo. La stessa suola è però utilizzata anche per i modelli Goldstar e l’azienda si è ritrovata a doversi difendere nei Tribunali di ben quattro Paesi: Germania, Benelux, Italia e Francia.
Tutti e quattro però hanno dato ragione al gruppo Italiano che oggi esulta, spiegando che tutti i tentativi di Birkenstock di brevettare i modelli e il disegno della scuola come marchio sono stati impugnati. “Nei vari tribunali, ultimo quello di Parigi con la sentenza del 29 gennaio abbiamo dimostrato che si tratta di una suola che utilizziamo da 40 anni e che dunque possiamo usare in modo del tutto legittimo”, spiega Elvio Silvagni, amministratore delegato del brand italiano. Il Tribunale di Parigi ha confermato quanto già stabilito dalla Corte di Giustizia Europea nella sentenza del 2018 e poi dai tribunali in Italia, in Germania e nel Benelux. “Un maldestro tentativo di Birkenstock di eliminare un concorrente per via giudiziaria è stato scongiurato: infatti i vari procedimenti di Birkenstock per registrare il disegno della suola come marchio di fabbrica sono stati respinti in tutti i tribunali europei coinvolti”, si legge nella lettera che la famiglia Silvagni ha inviato ai propri clienti, retailers e punti vendita, per informarli di tutte le sentenze nei diversi tribunali europei che hanno visto vincitore il suo gruppo contro il colosso Birkenstock.
La guerra però potrebbe non essere ancora finita dato che Birkenstock potrebbe decidere di presentare appello nonostante le sentenze precedenti “La battaglia che dura da cinque anni non è finita, ma noi siamo pronti”, conclude Silvani.