Il settore della moda italiana nel 2021 non ha ancora ritrovato i livelli pre-covid, ma continua il percorso di ripresa cosicchè prevede per quest’anno un pieno recupero.
Le grandi aziende italiane della moda, quelle con un fatturato superiore a 100 milioni di euro, nel 2021 sono viste registrare un giro d’affari in crescita a 49,8 miliardi, lo 0,9% del Pil nazionale, sebbene ancora in contrazione del 22,8% sul 2019 e del 9,7% rispetto al 2016.
Nel primi nove mesi del 2021 le dodici aziende della moda quotate in Borsa danno visto un incremento del 32,7% rispetto allo stesso periodo del 2020.
Sarà il 2022 l’anno in cui si prevede a un ritorno sui livelli pre-covid con un fatturato stimato attorno ai 110 miliardi. Lo dice il rapporto di Mediobanca che prende in considerazione 134 aziende italiane, 89 delle quali operanti nella manifattura, 30 si occupano di vendite all’ingrosso e 15 nel dettaglio. La maggior parte di esse opera nel nord Italia (53 nel nord ovest e 47 nel nord est) e le altre 34 nell’Italia centrale, nel sud e nelle isole.
Moda, Mediobanca: a livello mondiale la crescita 2021 è più forte
A livello mondiale il recupero sarà più forte, secondo quanto evidenzia lo studio che prende in considerazione 70 multinazionali della moda. I dati dei primi nove mesi del 2021 segnano per i maggiori player mondiali un rimbalzo del giro d’affari del +32%.
Il mercato europeo ha spinto meno (+25%), penalizzato dagli ancora limitati flussi turistici, mentre quello asiatico ha visto un’accelerazione sulla scia della Cina (+38% escludendo il Giappone) insieme con quello americano (+37%, trainato dagli Stati Uniti).
Per l’intero anno 2021 i primi dati indicano una repentina ripresa a “V” con una crescita del fatturato a livello aggregato del +28%, il che permette alle multinazionali della moda di superare i livelli pre-crisi (+10%). Nel 2021 le vendite online hanno proseguito la loro crescita con un +25%, crescita già accelerata durante la pandemia con un +60% nel 2020, raggiungendo oltre un quarto del giro d’affari complessivo.
In Italia è l’abbigliamento il comparto trainante, segue la pelle
Tornando all’Italia, è l’abbigliamento il comparto trainante, con 43,9% dei ricavi aggregati, seguito da pelli, cuoio e calzature (27,1%).
Il trend delle vendite nel periodo 2019-2020 ha visto il maggior calo nel tessile (-34,6%) mentre la gioielleria è il comparto che ha sofferto meno (-19,8%).
Ciò si è ripercosso anche sulla redditività con l’Ebit margin aggregato che è sceso all’1,8% (dal 7,8% del 2019), ma gioielleria e tessile sono i comparti più redditizi nel 2020 con un Ebit margin, rispettivamente, del 6,9% e 3,2%.
Moda, la presenza straniera ha fatto bene ai gruppi italiani
Il settore della moda nel corso degli anni ha visto una forte presenza di gruppi stranieri, il che nel pieno della crisi è risultato un fattore positivo.
Delle 134 grandi Aziende Moda Italia, 59 hanno una proprietà straniera che controlla il 38,5% del fatturato aggregato (il 19,1% è francese, fra cui Kering con l’8,7% e LVMH con il 6,4%).
Secondo i dati Mediobanca, le società della moda a controllo italiano hanno sentito più forte l’impatto della crisi, rispetto a quelle con controllo estero. In primo luogo in termini di ridimensionamento del giro d’affari, in calo del 23,3% per le prime e del 22,0% per le seconde, ma anche in termini di reddività in calo di 6,5 pp di Ebit margin per le prime rispetto a -5,0 pp per le seconde, pur rimanendo lievemente più profittevoli le prime (Ebit margin all’1,9% vs 1,7%).
Del resto – mostra il rapporto- il 66,6% del fatturato complessivo delle società manifatturiere della moda italiana proviene dall’estero, con la gioielleria in testa (75,7%), seguita dall’abbigliamento (69,9%) e dal tessile (68,3%).
Nel 2020 anche l’occupazione ha sofferto, con circa 15.400 addetti in meno (-5,5% sul 2019, ma +6,0% sul 2016), per una forza lavoro totale di quasi 265.000 unità a fine 2020.
Mediobanca: il sistema moda Italia è il terzo esportatore mondiale
Considerando il sistema moda italiano nel suo insieme, guardando all’export, l’Italia risulta essere il terzo esportatore mondiale con una quota di mercato del 5,3% e il secondo nel segmento delle pelli con una quota di mercato del 14%.
Per quanto riguarda le importazioni, la Cina resta il principale fornitore del sistema moda italiano, con una quota del 25,7% nel 2020.
La moda è il terzo settore italiano per export, con l’11% del totale nel 2020. Rispetto al 2019, il valore delle merci e dei prodotti venduti all’estero è diminuito del 18,5%. Questa tendenza ha coinvolto tutti i segmenti dell’industria della moda, quasi tutti con riduzioni a doppia cifra. L’abbigliamento (senza la pellicceria) è stata la componente trainante dell’export del settore, rappresentando poco più di un terzo del valore totale nel 2020, nonostante una flessione del 16,7%. Vengono poi le valigie e la pelletteria, con circa il 21%, pur con esportazioni in calo del 23,8%. Il terzo segmento è rappresentato dalle calzature, che rappresentano il 19% del settore, con esportazioni in calo del 15,8% rispetto al 2019.