Il 2024 si è rivelato un anno complesso per la moda maschile, segnato da una brusca frenata del fatturato del -3,6% dopo tre anni di crescita continua. A contribuire alla contrazione, l’incertezza economica globale, con consumatori più cauti, costi produttivi in aumento, un rallentamento delle economie mondiali e un clima geopolitico instabile, reso ancor più turbolento dai conflitti e dalle elezioni politiche cruciali, come quelle europee e americane. Questi dati emergono dall’Ufficio Studi Economici di Confindustria Moda, che li ha diffusi proprio alla vigilia dell’apertura di Pitti Uomo, la manifestazione che, dal 14 al 17 gennaio 2025, trasformerà la Fortezza da Basso di Firenze nel cuore pulsante della moda maschile. L’evento, che anticipa le tendenze per l’Autunno/Inverno 2025, vedrà la partecipazione di oltre 700 brand, tra cui molti nomi internazionali. La kermesse fiorentina sarà seguita dalla Settimana della Moda di Milano, in programma dal 17 al 21 gennaio.
Tornando ai numeri, il fatturato del menswear italiano ha chiuso l’anno a 11,4 miliardi di euro, rappresentando il 18,9%dell’intero settore tessile-abbigliamento. Nonostante il calo, l’abbigliamento in pelle si è dimostrato sorprendentemente resiliente, mentre gli altri segmenti hanno visto una flessione. Il valore della produzione in Italia è sceso del -4%, ma l’export ha continuato a crescere, seppur timidamente (+0,6%), toccando i 8,9 miliardi di euro e coprendo ben 77,8%del fatturato totale. L’import, invece, ha segnato una contrazione del -6,6%, portando il saldo commerciale a superare i 3,6 miliardi di euro.
L’export italiano continua a crescere, ma l’import segna un passo indietro
Nei primi nove mesi del 2024, l’export ha segnato un incremento del +1%, raggiungendo i 7,1 miliardi di euro, mentre l’import è calato del -7,2%, fermandosi a 4,8 miliardi. Il saldo commerciale si è attestato a poco più di 2,3 miliardi di euro, con un aumento del +24,6% rispetto allo stesso periodo del 2023.
L’andamento trimestrale evidenzia un primo trimestre debole, caratterizzato da un aumento delle importazioni e una flessione delle esportazioni, seguito da un secondo trimestre con segnali di indebolimento per entrambi i flussi. Nel terzo trimestre, l’export ha mostrato una stabilizzazione, mentre l’import ha continuato a contrarsi.
Sia i mercati Ue (+0,9%) sia quelli extra-Ue (+1,2%) hanno contribuito alla crescita dell’export, con l’extra-Ue che ha coperto il 53,8% del totale. Per l’import, invece, entrambi i mercati hanno registrato flessioni: -4,4% per la Ue e -9,6% per l’extra-Ue.
Mercati esteri: luci e ombre per l’export del menswear italiano
Tra i principali sbocchi dell’export, la Francia ha mantenuto la leadership, con un incremento del +7,5% e una quota del 12,8% del totale esportato. Seguono Germania (-2,9%) e Stati Uniti (+0,6%). Sorprende la Cina, che con una crescita del +30,1% si posiziona al quarto posto, mentre la Corea del Sud registra un calo a doppia cifra (-10,2%). Bene Giappone (+12,5%) e Hong Kong (+20,6%), mentre Svizzera (-38,6%) e Regno Unito (-8,3%) risultano in forte contrazione.
Sul fronte dei fornitori, la Cina si conferma il primo mercato di approvvigionamento, pur registrando un calo del -9,8%. Seguono Bangladesh (-12,3%) e Francia (-10,4%). Spagna e Paesi Bassi si distinguono con incrementi rispettivamente del +23,8% e del +6,2%, mentre Turchia (-21,8%) registra la flessione più marcata tra i principali fornitori.
Consumi interni: una stagione difficile
Sul mercato nazionale, la stagione autunno/inverno 2023-24 ha visto una flessione del -4,9% per la moda maschile rispetto alla stagione precedente. La confezione maschile, che rappresenta il 54,5% del sell-out settoriale, ha segnato un -5,1%, mentre la maglieria ha perso il -3,8%. In calo anche camiceria (-6,1%) e cravatte (-4,7%).
Per le esportazioni, il miglior risultato è stato registrato dall’abbigliamento in pelle (+9,7%), seguito dal vestiario esterno (+1,3%), dalla camiceria (+1,2%) e dalla maglieria (+0,4%). Le cravatte, invece, hanno segnato un calo del -7,6%. Sul fronte delle importazioni, l’abbigliamento in pelle è cresciuto del +6,6%, mentre tutte le altre categorie hanno subito contrazioni, con le cravatte che hanno registrato la perdita maggiore (-20,7%).
Prospettive per il 2025
L’anno appena iniziato si apre con molte incognite, ma anche con qualche possibilità di ripresa, grazie al consolidamento dell’export e alle opportunità offerte da mercati in espansione come la Cina. La sfida sarà mantenere competitività in un contesto ancora incerto, puntando su qualità, innovazione e sostenibilità per riconquistare il terreno perduto.
In questo scenario, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha convocato per venerdì 24 gennaio un tavolo nazionale sul settore moda, che si terrà a Palazzo Piacentini. Durante l’incontro, al quale parteciperanno rappresentanti delle principali associazioni di categoria e dei sindacati, si discuteranno le difficoltà del comparto, con particolare attenzione alle misure di sostegno e incentivazione destinate alle imprese.
Confindustria Moda: le nuove nomine per il 2024-2028
Confindustria Moda sta rinnovando il suo volto, oltre al proprio nome. Dopo la nascita della federazione nel gennaio 2025, arrivano le nomine dei nuovi leader per le sezioni confezione donna-cerimonia, uomo e bambino per il mandato 2024-2028. A prendere le redini della Sezione Donna & Cerimonia sarà Carlo Colombo, titolare di Manifattura Mario Colombo & C. Spa (Colmar), mentre per le altre due sezioni, la continuità è assicurata: Alessandra Guffanti (Tricodor Srl – Showroom Guffanti) resta al timone della Sezione Confezione Bambino, e Andrea Lardini (Lardini Spa) mantiene la guida della Sezione Confezione Uomo.