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Moda Italia, brillano Luxottica, Valentino, Armani: le classifiche di R&S Mediobanca

Imagoeconomica

Sistema Moda: la fotografia a livello globale (dati Bain & C. Fondazione Altagamma) 

Nel 2016 il giro d’affari mondiale dei beni di lusso per la persona si attesta a 250 miliardi di euro, un dato leggermente in calo sul 2015 (-0,4%), ma in crescita sul 2012 (+17,9%). Positive le stime per il 2017 (+5% sul 2016). I mercati principali restano le Americhe, seppur in flessione (-2,4%), e l’Europa, ciascuno con 83 miliardi di euro, ma l’area più dinamica è il Giappone, con 23 miliardi di euro e +15% rispetto al 2015.

Se la pelletteria si conferma il comparto predominante, con 75 miliardi (+2,7%), corre la cosmesi-profumeria che con un +6% raggiunge 53 miliardi . Soffrono invece l’abbigliamento (58 miliardi e -3,3%) e la gioielleria (55 miliardi -5,2%). Chi sono i principali big spender del lusso? Al primo posto si confermano i cinesi, con una spesa nel 2016 di ben 75 miliardi (pari al 30% dei ricavi totali), seguiti dagli americani con 58 miliardi (23%) e dagli europei con 45 miliardi (18%).

Oltre la metà dei beni di lusso è ancora acquistata presso negozi monomarca (30%) e boutiques specializzate (22%), ma è l’on-line a crescere più velocemente: un giro d’affari che vale €18 miliardi con una previsione di +24% nel 2017. Ma se l’on-line sta prendendo sempre più spazio, lo shopping turistico si conferma una leva strategica per le aziende di tutto il mondo. L’Europa è il continente dove i turisti comprano di più; circa l’84% delle vendite tax-free è concentrato in soli cinque Paesi: Francia (22%), Regno Unito (20%), Italia (16%), Germania (15%) e Spagna (11%).

E per quanto riguarda l’Italia? I top spender sono i cinesi con il 29% dello shopping turistico, seguiti da russi (14%), americani (9%) e coreani (6%).

Sistema Moda: la fotografia in Italia

Le aziende della moda crescono più della grande manifattura per ricavi, utili e forza lavoro. Ancora buoni i margini, seppur in flessione. Il 40% di esse è in mano straniera. Nel 2016 il giro d’affari delle 146 Aziende Moda Italia (con fatturato > 100 milioni) si attesta a €66,1 miliardi (+25,8% sul 2012 e +4,6% sul 2015), pari al 4% del PIL. Tra i settori si conferma predominante l’abbigliamento, seguito dalla pelletteria, ma il più dinamico è la gioielleria (55,7% sul 2012). Il fatturato estero, oltre a essere molto rilevante (64,4% del totale), è anche quello che è cresciuto maggiormente (+24,7%) sul 2012.

Le Aziende Moda Italia manifattura (esclusa la distribuzione) hanno cumulato nel periodo 2012-2016 quasi €15 miliardi di profitti netti, di cui €3,4 miliardi nel 2016 (best year), pur registrando una continua erosione dei margini industriali, con l’ebit margin che si attesta al 9,6% nel 2016, dal 10,9% del 2012. Non solo, si tratta di aziende con un’elevata solidità finanziaria, con i mezzi propri che superano di 3 volte l’indebitamento, e una liquidità di poco inferiore ai debiti finanziari (circa 9 miliardi , pari all’85% dei debiti finanziari).

I 15 maggiori Gruppi italiani (Top15 Moda Italia): crescita del fatturato “più contenuta” (+18,6% sul 2012 e +0,3% sul 2015), ma maggiore tasso di esportazione (84,1%). Paesi extra-europei mercati più rilevanti (57,9% delle vendite)

Le Top15 Moda Italia hanno un peso sempre più importante: valgono il 53% del fatturato aggregato delle Aziende Moda Italia manifattura, il 67% degli utili e il 63% della forza lavoro. Nel 2016 il giro d’affari del Top15 Moda Italia è pari a €30,3 mld, con le esportazioni che – oltre ad aver un peso più rilevante – hanno anche registrato le migliori performance, soprattutto a livello extra-europeo (+24,5% sul 2012). Al primo posto per fatturato si conferma Luxottica con €9,1 miliardi, quasi tre volte più grande di Prada (seconda con €3,2 miliardi).

Ma a crescere  maggiormente nel periodo 2012-2016 è Valentino (+155,6%), seguita da Moncler (+66,8%) e Calzedonia (+41,6%). E sul fronte occupazionale? Anche la quota di dipendenti all’estero è in forte crescita (+37% sul 2012), raggiungendo il 64,6% del totale nel 2016 (dal 56% nel 2012). L’ebit margin si riduce anche per le Top15, calando dal 14% nel 2012 all’11,6% nel 2016. Sul podio salgono Moncler con il 28,6%, seguito da Ferragamo (18,4%) e Luxottica (15,1%). Le Top15 hanno cumulato nei cinque anni profitti netti per oltre €10 miliardi e distribuito dividendi per oltre €5 miliardi, ma il loro pay out medio (54,6%) è inferiore a quello della grande manifattura italiana (69,3%).

Infine le Top15 sono molto solide finanziariamente, con debiti pari al 22,7% dei mezzi propri. A questo aspetto si aggiunge la grande liquidità, con €6,4 miliardi pari a 1,2 volte i debiti finanziari. La più solida risulta Armani, sostanzialmente senza debiti finanziari. Ed è sempre Armani a distinguersi come azienda più liquida in rapporto all’indebitamento.

Moda Italia vs Moda Francia

Nel confronto tra le Top15 italiane e francesi, le aziende d’oltralpe fatturano e crescono di più e sono più redditizie, mentre le italiane risultano più solide e molto più liquide. Il giro d’affari delle Top15 Moda Francia è pari a 76,9 miliardi , oltre il doppio di quello delle Top15 Moda Italia, ma è più concentrato: il Gruppo LVMH (37,6  miliardi) vale da solo circa la metà del giro d’affari francese e più di tutto il Top15 Moda Italia. Dal 2012 al 2016 i ricavi delle 15 big francesi (+24,4%) sono aumentati maggiormente rispetto alle Top15 Italia (+18,6%).

Anche sui margini industriali, seppur in un quadro comune di flessione, la moda italiana risulta meno redditizia di quella francese: l’ebit margin nel 2016 delle Top15 Francia è del 17,2% contro l’11,6% delle big italiane. Al contrario, le italiane sono più solide (debiti finanziari pari al 22,7% dei mezzi propri contro il 35,5% delle francesi) e soprattutto più liquide (120% di liquidità sull’indebitamento contro il 51,2% delle francesi).

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Categories: Economia e Imprese