Si chiama WSM Fashion Reboot, è rigorosamente su invito ed è il primo grande evento internazionale dedicato interamente alla sostenibilità nel mondo della moda. Organizzata in occasione della Milano Fashion Week dedicata alla Moda Uomo F/W 2020-21, la kermesse viene ospitata in due giorni, nel weekend dell’11 e 12 gennaio a Milano, presso il BASE, nel cuore del Tortona District, e proporrà installazioni, display, happening e un ricco calendario di attività e workshop per coinvolgere non solo gli addetti ai lavori, ma tutta la città.
Tra i temi principali di questa prima edizione: il rapporto moda e acqua, moda e sostanze chimiche, moda e combustibili fossili, moda e waste management (economia circolare). La moda è la seconda industria più inquinante dopo quella petrolifera, per consumo di risorse naturali e umane. Secondo la Banca Mondiale è la causa del 20% dell’inquinamento idrico globale: ogni anno, solo negli USA, quattordici milioni di tonnellate di vestiti vengono cestinati. La Global Fashion Agenda ha inoltre riferito che se l’industria della moda non cambierà, il suo impatto sul clima aumenterà del 60% entro il 2030.
Insomma il tema è sempre più delicato e per l’industria del tessile la sostenibilità sta diventando il driver principale ed è stato intercettato dall’organizzatore di WSM Fashion Reboot, il creativo italo-americano Matteo Ward, che ha un passato in Abercrombie e che ha fondato insieme a due ex colleghi il marchio WRÅD, “che vuole trasformare un problema globale in nuova opportunità. Più dell’8% di tutti i gas serra emessi nella nostra atmosfera sono prodotti dal settore moda e più della metà dei nostri vestiti è in parte o composta di fibre derivate dal petrolio, la cui produzione ha un impatto negativo sull’ambiente e sulla salute, per essere poi cestinati dopo un ridotto utilizzo”.
Praticamente, ogni tonnellata di vestiti che vengono riciclati eviterebbe un’emissione di 20 tonnellate di CO2: come se 7,3 milioni di auto fossero eliminate dalle strade. Pochi sanno, inoltre, che il nero è il colore più inquinante, anche se il più comprato. “Non dobbiamo demonizzare il colore, ma investire in ricerca e sviluppo per minimizzare l’impatto delle tinture chimiche sull’ambiente e sulla nostra pelle. Noi stiamo cercando di arrivare al nero attraverso l’utilizzo di grafite riciclata in fase di tintura”, ha spiegato Ward in una recente intervista.
E poi c’è il tema della coltivazione del cotone, che vede in prima linea anche l’impegno dell’eccellenza italiana Albini, presente al WSM Fashion Reboot: “Il lino – ha detto ancora Ward – è una soluzione, come la canapa, che a parità di territorio consuma fino al 50% in meno d’acqua, non necessita di insetticidi/ pesticidi per crescere e produce fino al 250% in più di fibra. Si stanno affermando sempre più filati e tessuti bio-based o lab-grown, frutto di filiere circolari e che facilitano poi il corretto riciclo del capo. I filati riciclati migliorano di qualità, si impiegano già in una certa percentuale nel mondo denim”.
L’evento milanese ha in programma anche la mostra Sustainable Thinking, nell’ambito della quale viene allestita una speciale sezione dedicata ai modelli pionieristici di Salvatore Ferragamo, tra cui preziosi modelli d’archivio che mostrano la sua innata passione per la sperimentazione con i materiali più poveri e mai utilizzati a quel tempo per la realizzazione delle scarpe. E ancora una sala multimediale e interattiva, permetterà una vera full immersion nel Sustainable Thinking, grazie a contributi e interviste di numerosi personaggi, che raccontano la loro idea di circolarità.
La due giorni si concluderà domenica sera con l’esclusivo party (su invito) “Fashion For Planet” – organizzato dalla Camera della Moda – che vedrà la performance di Alessandro Preziosi e a seguire il djset curato da Nicola Guiducci, resident dj dello storico Plastic Club di Milano.