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Mobilità elettrica: le Regioni accelerano sui piani green

Pixabay

La pandemia in corso si sta irreversibilmente ripercuotendo sulle modalità di spostamento delle persone, determinando l’esigenza di un cambiamento che dovrà seguire una direzione sempre più sostenibile.

La necessità di garantire il distanziamento sociale implica l’adozione di soluzioni diverse dal trasporto pubblico ma tornare a un maggiore utilizzo di mezzi individuali rende imperativa l’accelerazione dello sviluppo di mezzi a zero emissioni. Sulla scia di questi cambiamenti si stanno muovendo le istituzioni, incalzate dai principali stakeholder nazionali della mobilità elettrica. 

Lunedì in Commissione Trasporti della Regione Lazio si è parlato di obiettivi molto ambiziosi per il 2025 in materia di infrastrutture per la mobilità elettrica. Nell’ambito delle audizioni sul “Piano energetico regionale”, è stata sottolineata la necessità di anticipare al 2025-30 l’obiettivo previsto per il 2050 di installare 200.000 stazioni di ricarica per auto elettriche (oggi nel Lazio ci sono 1.130 punti di ricarica). Per rendersi conto della portata dell’obiettivo, basti pensare che a febbraio sul suolo nazionale si contavano 13.721 punti di ricarica in 7.203 stazioni accessibili al pubblico.

Giovedì scorso invece, in sede di Conferenza unificata Stato-Regioni, è stato inaspettatamente annunciato l’aggiornamento del Piano nazionale infrastrutturale per le ricariche elettriche (PNire). In quella occasione, è emerso il bisogno di coinvolgere i Comuni nelle riforme dei Piani urbani della mobilità sostenibile (PUMS), con l’Anci che ha chiesto un’informazione preventiva sui lavori del Misteg, il tavolo tecnico che riunisce rappresentanti dei ministeri dello Sviluppo e dei Trasporti e dell’Autorità per l’Energia.

L’associazione dei Comuni ha anche richiesto l’apertura ai Comuni della Piattaforma unica nazionale che convoglia le informazioni sulle infrastrutture pubbliche di ricarica presenti nel territorio nazionale, ancora mai resa pubblica.

Spostandoci più a nord, con ambizione di carattere dichiaratamente globale, l’americana Silk EV, in joint venture con la cinese FAW e la Regione Emilia-Romagna si sono impegnati invece a giugno a definire le tappe che porteranno alla nascita di un hub dell’auto elettrica nella Motor Valley.

Con pochi esempi è facile cogliere il maggiore protagonismo di amministrazioni locali e territori nell’ambito delle politiche di transizione green, che non possono non partire dal settore dei trasporti, responsabile in Europa di circa il 27% delle emissioni di gas a effetto serra.

La sperimentazione urbana e regionale è diventata un nuovo strumento di governance delle sfide della sostenibilità, essendo i territori caratterizzati da una fitta rete di infrastrutture e servizi e da vantaggi in termini di vicinanza con gli stakeholder e di meccanismi di supporto istituzionale.

Affinché la mobilità diventi green e sostenibile saranno necessarie innovazioni radicali e nuovi modelli di business in cui il concetto di proprietà del mezzo di trasporto verrà rimpiazzato dall’offerta di servizi a portata di piattaforma digitale.

Il Coronavirus ha dato una forte spinta anche allo sviluppo della micromobilità elettrica e guardando i dati pubblicati in un report di Lime si potrebbero prevedere ottimi risultati per gli esperimenti di servizi di sharing di monopattini elettrici in corso in numerose città italiane. 

In Italia ci sono circa 20.000 auto elettriche e il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) punta alla diffusione di 5-6 milioni di veicoli entro il 2030, di cui 4 dovrebbero essere elettrici puri e circa 2 ibridi plug-in: un obiettivo coraggioso, da raggiungere con un forte coinvolgimento di istituzioni locali e stakeholder del settore.

Alcuni studi dimostrano che nei paesi all’avanguardia nella diffusione di veicoli elettrici il ruolo giocato dalle politiche pubbliche sia stato determinante con una chiara correlazione tra offerta di incentivi finanziari e intensità di diffusione delle nuove tecnologie. Sembra imprescindibile quindi il sostegno pubblico all’industria dei veicoli elettrici e allo sviluppo delle infrastrutture di ricarica ma le attuali regole sugli aiuti di Stato, concepite come freno alla concorrenza sleale all’interno del mercato unico europeo, costituiscono spesso un ostacolo agli investimenti strategici. Chissà che l’Italia non possa ottenere una deroga alla luce dell’eccezionale situazione in corso, come richiesto dai rappresentanti dell’industria dell’e-mobility. Intanto gli occhi sono puntati sui due giorni di Consiglio europeo straordinario che inizierà questo giovedì, in cui il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli illustrerà la posizione dell’Eurocamera su Recovery Fund e Bilancio UE 2021-2027 e dove si attendono coraggiosi finanziamenti per politiche green e mobilità sostenibile. 

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