X

Mobilità elettrica, il dopo Covid-19 è l’occasione per ripartire

FIRSTonline

Come si pone l’imprenditoria di fronte alla sfida del dopo-Coronavirus? E in particolare quella che ha scommesso sulla filiera dell’economia circolare, dell’energia sostenibile e della mobilità elettrica? Ne parlo con GianPaolo Graffagnino, amministratore di Gamma Energia. Con la sua azienda ha sviluppato nel lontano 2013 (agli albori della mobilità elettrica nel Belpaese) le prime colonnine di ricarica in corrente continua presso la sede BMW di San Donato Milanese. Insieme a tanti altri imprenditori sta vivendo sulla propria pelle il rischio mortale di questo stop dell’economia italiana.

Lo raggiungo al telefono. Disponibile come sempre, mi racconta delle sue più recenti installazioni, ma soprattutto mi espone la sua opinione, da esperto del settore, per illustrarmi il mondo della ricarica domestica.

La prima domanda riguarda il mercato del risparmio energetico e della mobilità elettrica pre-Covid19. Qualcosa si stava muovendo?

«In effetti, l’e-mobility stava prendendo piede e le richieste di installazioni di wall-box (prese intelligenti per la ricarica dell’auto elettrica – n.d.r.) si moltiplicavano. Soprattutto i proprietari di case indipendenti si mostravano interessati alle stazioni per il rifornimento domestico. Questi prodotti sono spesso richiesti per le case già dotate di impianto fotovoltaico, magari da rinnovare con l’ultima generazione di pannelli ad alta efficienza. In altri casi la domanda riguarda anche l’installazione di pensiline per auto, complete di copertura con moduli fotovoltaici. L’abbinamento tra impianto di ricarica per le vetture e fotovoltaico offre notevoli vantaggi strutturali e ambientali. Attualmente, l’efficienza dei pannelli consente una produzione di energia, per i 20 – 25 mq della superficie della tettoia per la copertura, più che sufficiente a coprire le necessità di un’auto elettrica per un intero anno. Il che significa giungere a emissioni reali pressoché pari a zero. Purtroppo, a causa del lockdown, si è fermato il mercato automotive, e quindi anche l’attività della mia società».

Stiamo parlando di villette o di case indipendenti, ma gran parte degli italiani vivono in condomini, li si è mosso qualcosa?

«Abbiamo, semmai, richieste di singoli condòmini, che hanno acquistato l’auto elettrica e chiedono di dotare il proprio garage, privato, di wall-box derivata dal proprio contatore. Quindi si tratta di lavori pagati, in modo indipendente, dai proprietari. Anche in questo caso ci sono però problemi di convivenza. Infatti, abbiamo rapporti con gli Amministratori di condominio, ma lo scenario che ritraggono per l’installazione delle stazioni di ricarica è piuttosto univoco: fino a quando non vi è una maggioranza di condòmini interessata, qualsiasi proposta cade nel nulla. Va rivista la materia di incentivo e di penalizzazione, affinché questi lavori per la messa in opera delle wall-box, come anche dei pannelli per la generazione fotovoltaica, siano avviati».

Mettere d’accordo le persone non è facile, ma tecnicamente cosa si potrebbe fare?

«Si possono installare dei punti di ricarica entro le aree condominiali, in condivisione. Su questa soluzione, personalmente, però sono scettico. Il vantaggio del pieno d’energia condominiale/domestico consiste nel poter utilizzare tutto il tempo disponibile della sosta dell’auto, quasi sempre durante la notte, per effettuare una ricarica lenta. Si ha anche un beneficio tecnico ed economico con il rifornimento a basso impegno di potenza: costa meno e si preservano le batterie dell’auto, che dureranno quindi più a lungo. Oltretutto, non bisogna spostare la macchina al termine dell’operazione, cosa che comporta maggiore comodità e un rischio minore di litigi tra vicini. Io suggerisco una wall-box per ogni posto auto, con soluzioni monofase per la ricarica da 7 kW. È più che sufficiente».

Sì, certo, ma poi come si fa a gestire i pagamenti?

«Non è un problema, ci sono vari software per contabilizzare l’energia consumata e poi addebitarla correttamente. Alcuni grandi fornitori di energia stanno infatti sviluppando servizi di questo tipo. La wall-box ha dei protocolli di comunicazione con l’auto, ed è in grado di rilevare la carica residua, quando avviene la connessione. Basta che il condomino indichi su una App del telefono a che ora gli serve l’autovettura “pronta all’uso”. Il sistema ottimizza i tempi per la ricarica, modulando l’intensità in funzione della potenza massima disponibile al contatore».

E se, come nel mio caso, ho un box che è collegato al mio contatore di casa?

«Questa situazione è ideale, e propone due soluzioni. La prima è avere un unico contatore condiviso con l’abitazione. In questo caso, limitando l’impegno di potenza a 7 kW, si può mantenere un contatore monofase, con un sensibile risparmio energetico. La wall-box intelligente provvede a mantenere il consumo in funzione delle altre utenze domestiche, per evitare che superi la potenza massima. Se invece ci sono consumi domestici importanti, ad esempio a causa della climatizzazione, questa soluzione potrebbe non essere sufficiente. Caricare l’auto con 2-3 kW residuali disponibili, potrebbe infatti richiedere troppo tempo. È possibile, tuttavia, installare un altro contatore, sempre a 7 kW, dedicato al solo rifornimento dell’auto».

Per il condominio si può fare altro?

«Bisogna valutare di volta in volta. Noi, per prima cosa, sviluppiamo un’analisi energetica complessiva dell’intero fabbricato, e verifichiamo dove si può migliorare. Sotto il profilo dei possibili interventi c’è sicuramente l’opportunità di lavorare sul sistema di climatizzazione. Dipende molto anche dalla predisposizione d’impianto del condominio, se è centralizzato o indipendente. La cosa più semplice che si potrebbe fare, quasi ovunque, è l’installazione di pannelli solari sul tetto. Le recenti norme europee sulla costituzione delle comunità energetiche, come la direttiva UE 2001/2018, consentirebbero prospetticamente l’uso dell’energia autoprodotta a vantaggio dei singoli condòmini».

E dopo il Coronavirus?

«L’agenda europea, il Green Deal, aveva dato un segnale forte a favore dell’innovazione sostenibile, ponendo il 2050 come traguardo per l’annullamento delle emissioni nette di gas a effetto serra dell’UE. Un obiettivo ambizioso che apre un mercato ad alto potenziale per la mia attività. Noi Italiani siamo già in un drammatico ritardo nella transizione verso la green economy, ma forse questo stop è l’occasione per raggiungere le nazioni più virtuose, accelerando il processo di trasformazione. Spero che non siamo così “sciocchi” da fermare tutto e di pensare che adesso, grazie al Covid-19, si possa tornare a inquinare per essere più competitivi. Quando si riparte si deve fare un balzo in avanti, non indietro».

Presto saremo nel pieno di una delle crisi economiche più difficili affrontate dal nostro Paese. Sappiamo che dalla crisi può essere complicato uscirne, ma può anche essere una occasione di ripartenza. Tutto dipenderà da noi.

Related Post
Categories: Economia e Imprese