Dal decreto omnibus al Milleproroghe. La terminologia è da prima Repubblica, ma i problemi sono quelli del 2013. Dopo la clamorosa marcia indietro sul salva-Roma (ritirato in seguito alle perplessità manifestate dal Capo dello Stato per la proliferazione degli emendamenti in Parlamento), il Governo è chiamato a risolvere oggi, nell’ultimo Consiglio dei ministri dell’anno, almeno le principali questioni rimaste aperte.
Sul salva-Roma l’Esecutivo aveva posto la fiducia e mancava un solo passaggio parlamentare perché il testo diventasse legge. Dopo la pioggia di modifiche arrivate fra Camera e Senato, tuttavia, si era trasformato in un provvedimento-Frankenstein riconducibile di diritto alla vecchia categoria degli omnibus: conteneva perfino norme sulle lampadine dei semafori e una sanatoria su bungalow e cabine abusive costruite in spiaggia.
Per correggere il tiro oggi arriva il Milleproroghe, tradizionale calderone di fine anno in cui l’Esecutivo convoglia tutte le materie cui non si è riusciti a trovare una soluzione nei mesi precedenti. I punti principali all’ordine del giorno sono almeno quattro.
1) Risolvere la questione sollevata dal M5S sugli affitti d’oro pagati dallo Stato nonostante l’ingente patrimonio immobiliare di cui dispone.
2) Varare il vero Salva-Roma, spostando 400 milioni di debito del Campidoglio sulla gestione commissariale.
3) Prorogare la misura antitrust che impedisce a chi possiede reti televisive di acquistare quote di giornali.
4) Rinviare i pagamenti fiscali per le zone alluvionate della Sardegna.
Sembra invece procedere verso un ulteriore rinvio l’intervento sulla casa. Il Governo deve fare pace con i Comuni sul capitolo Tasi (la componente sui servizi della nuova imposta unica comunale), alzando il tetto delle aliquote e stanziando nuovi fondi per consentire detrazioni sulle prime case. Dagli attuali 500 milioni, secondo il ministro Delrio, si dovrebbe arrivare a 1,3 miliardi. E’ necessario inoltre regolare il pagamento e l’eventuale possibilità di detrarre la cosiddetta Imu residua, che andrà pagata entro il 24 gennaio ed è pari al 40% della differenza tra l’aliquota fissata dal sindaco e quella di base.