In attesa dell’apertura di Wall Street, Milano amplia le perdite e guida i ribassi appesantita dai colpi della manovra sui titoli energetici. Il Ftse Mib, dopo un calo fino al 3,2%, ora cede il 2,63%. Non vanno granché meglio le altre piazze: il Ftse 100 perde l’1,14%, il Cac 40 l’1,73% e l’Ibex il 2,20% e il Dax il 2,28%.
Dopo la delusione sulla crescita tedesca, non arrivano dati confortanti neanche da oltreoceano. Le costruzioni di case nuove negli Stati Uniti sono calate dell’1,5% a luglio a 604mila unità e i permessi edilizi sono diminuiti del 3,2%. I prezzi alle importazioni negli Usa hanno segnato a luglio un rialzo mensile dello 0,3% rispetto al ribasso dello 0,1% atteso dagli analisti, con l’indice che sale del 14% su base annua, la crescita più forte da agosto 2008. A Milano poi continua il test dei mercati sulla manovra che domani approda in Senato.
Lo spread tra Btp decennali e bund si mantiene nervoso e torna a salire lievemente, attorno a 274 punti base. A Piazza Affari è il comparto energetico ancora nella bufera sotto la scure della Robin Hood Tax (Enel perde il 6,12%, Terna l’11% e Snam il 12%), ma pesano anche gli industriali (Fiat – 5,61% e Stm -5,51%). Mantengono il rialzo le banche: Popolare Milano +2,63%, Mediobanca +1,72%, Intesa Sanpaolo +1,12%, Ubi Banca +1,11. In controtendenza Unicredit che cede l’1,61%. In evidenza sempre Parmalat (+1,33)