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Milano, San Siro, nuovo stadio: ormai è una partita a scacchi

Imagoeconomica

Si parla di uno stadio di calcio, ma sembra più una partita a scacchi. Sulla destinazione dell’area a San Siro e dello stadio a ogni passaggio si aprono nuove strade e nuovi interrogativi.

È stato così anche venerdì, quando è arrivato l’attesissimo voto della giunta del sindaco Giuseppe Sala che ha deliberato l’«interesse pubblico» alla realizzazione di un nuovo stadionell’area di San Siro. E fin qui sembrerebbe chiaro, ma poi la delibera della giunta pone tali importanti condizioni che – come vedremo – quel via libera pone le due squadre nella condizione di rivedere decisamente i loro progetti. La prossima mossa è delle squadre: accettare le condizioni di Sala? Cambiare progetto? Spostarsi in un altro luogo? Analizziamo le varie possibilità ora sul tavolo.

LA MOSSA DI PALAZZO MARINO. SÌ, MA …

In una nota di Palazzo Marino di venerdì, Sala è netto: “La Giunta ha deliberato il pubblico interesse alla proposta di Milan Ac e Inter Fc sullo stadio, ma eventuali altre opere (ad esempio spazi commerciali, uffici, hotel) saranno autorizzate solo nella misura prevista dal corrente Piano di governo del territorio del Comune di Milano”.

Tradotto: l’attuale indice volumetrico previsto dal Pgt per l’area di San Siro è di 0,35, il progetto delle società calcistiche prevede lo 0,63, quasi il doppio. Quindi le posizioni dell’amministrazione e dei club sulle volumetrie restano distanti. La nota di Palazzo Marino prosegue piantando un altro paletto importante: “La costruzione di un nuovo impianto sportivo ha aperto la questione sul futuro di San Siro. Ribadiamo la nostra volontà di rifunzionalizzarlo e pertanto siamo pronti a valutare soluzioni che non prevedano la rinuncia all’attuale impianto, bensì la sua rigenerazione attraverso altre funzioni”.

Dunque il Meazza deve essere conservato. Anche in questo caso le posizioni delle due parti sono distanti visto che Milan e Inter invece avevano previsto la demolizione del Meazza per lasciar spazio a un centro commerciale, grattacieli,uffici e hotel, come si vede dai rendering commissionati dai club ai due studi di architettura selezionati, Populous e Manica-Sportium.

Nella delibera la Giunta chiede poi ai club di “presentare uno studio di fattibilità aggiornato” da sottoporre a una successiva approvazione da parte della Giunta di Palazzo Marino “che abbia come obiettivo prioritario”, in linea con quanto sancito dall’ordine del giorno della maggioranza di centrosinistra approvato in Consiglio comunale lo scorso 28 ottobre, “il mantenimento e la rifunzionalizzazione” del Meazza, un riutilizzo che “dovrà prevedere, in via prevalente, l’inserimento di funzioni di interesse pubblico e generale, privilegiando le funzioni sportive”.

Le squadre, per il momento hanno risposto con un messaggio interlocutorio.
“In relazione alla delibera, che riconosce il pubblico interesse alla proposta presentata da Ac Milan e Fc Internazionale – si legge in una nota – i club si riservano di analizzare nel dettaglio l’atto e valutare se le condizioni poste siano compatibili con la fattibilità e la sostenibilità economica del progetto”.

QUALI POSSIBILITÀ E QUALI GIOCATORI CI SONO IN CAMPO ORA?

Se è vero che la prossima mossa – in risposta a Palazzo Marino – passa alle due squadre, altri giocatori sono in campo.

La decisione del sindaco lascia la possibilità di muoversi ancora su diversi fronti.

Partiamo dal Meazza che – come abbiamo visto – non deve essere abbattuto, secondo la delibera della giunta.

RIMANE, MA PER FARNE COSA?

Una prima possibilità potrebbe essere farne un centro sportivo per funzioni diverse dalle partite di Champions (che verrebbero giocate invece nel nuovo stadio). Risultato: si avrebbero due stadi nella stessa area. Una soluzione che – oltre a fare inorridire gli abitati dei quartieri circostanti – non piace sicuramente alle due squadre.

“Di tutto questo progetto relativo alla zona di San Siro avviato dalle due squadre – o meglio dai loro rispettivi proprietari il fondo Elliot e il cinese Suning – il tema dello stadio è del tutto marginale. Tanto che rappresenta solo il 15% di tutto il businnes” ha detto a FIRSTonline un’autorevole fonte finanziaria. “Quello che più a loro importa è la costruzione di strutture che portino soldi nelle loro scalcagnate casse. E cioè supermercati, negozi, centri congressi, hotel e quant’altro. Bene. Queste strutture – oltre ad essere state limitate da uno specifico paletto di Sala – se ci dovessero essere due stadi nell’area, non ci potranno essere, non hanno spazio a sufficienza!”.

ALTRA POSSIBILE MOSSA

Se le squadre non possono costruire quanto e come vorrebbero sull’area di San Siro, potrebbero spostarsi in altra area. Tutto è possibile. Ma, anche qui, che vantaggi ci sono per le squadre lasciare San Siro, il cui solo nome per esempio è stato valutato in 25 milioni di euro? Hanno buttato lì la possibilità di trasferirsi a Sesto San Giovanni. Ma – anche se il suo sindaco si è offerto di accogliere i due club – per questi ultimi e per i loro studi di architettura non sarebbe esattamente la stessa cosa rispetto a San Siro che resta comunque un nome famoso in tutto il mondo (un po’ meno Sesto San Giovanni).

Inoltre, l’area individuata sarebbe quella dell’ex Falck, un’area enorme che necessita anzitutto di una grande bonifica, impresa quasi titanica, vista la vastità dei terreni e la profondità raggiunta nel corso degli anni dalle scorie di lavorazione dell’attività precedente. Il che significa tempi lunghi ed enormi costi aggiuntivi.

Inoltre quella zona – secondo i progetti delle amministrazioni – è già impegnata in altri progetti, dalla costruzione di nuovi centri commerciali alla creazione della Cittadella della salute, con ospedali e ambulatori, i cui fruitori saranno certamente felicissimi di avere 60.000 tifosi 2-3 volte la settimana che si aggirano in quell’area. “La giunta di Sesto San Giovanni, non è unanime sul fatto di accogliere in quell’area uno stadio e tutte le strutture commerciali che vogliono le squadre” dice una fonte dell’amministrazione.

E poi, sempre per parlare di convenienza economica per le squadre, “i ricavi dalle strutture commerciali per le due squadre sono quasi assicurati se esse crescono nell’area di Sa Siro, vicina e ben collegata con il centro città. Sesto San Giovanni potrebbe essere meno attrattiva per turisti e tifosi “dice la fonte finanziaria.

QUINDI, RIASSUMENDO

Far coesistere due stadi nell’area di San Siro non dà soldi per costruire strutture commerciali, l’area di Sesto San Giovanni offre altre complicazioni non da poco.

A questo punto, perché continuare a incaponirsi a realizzare un nuovo stadio nell’area? Si potrebbe invece – come ampiamente ipotizzato – ristrutturare in toto il Meazza, con un ampio risparmio di denaro, senza che ciò impedisca di continuare il campionato, così da avere ampi spazi per costruire altro.

A lato, si attende il responso della Sovrintendenza che potrebbe tutelare alcune parti del Meazza con un vincolo, che però non impedirebbe la ristrutturazione.

Inoltre, si stanno muovendo anche i comitati cittadini. Il Comitato di Coordinamento San Siro, insieme a SanSiro Vivibile, all’Accociazione Gruppo Verde SanSiro, al Centro Studi Milano Ovest e a DifendiSanSiro, ha protocollato a Sala e alla giunta il suggerimento di riflettere ancora sulla possibilità di ristrutturare il Meazza, in alternativa alla costruzione di un nuovo stadio o peggio al lasciare due stadi.

Intanto, la questione del rifacimento di San Sirosta facendo discutere anche all’estero dove diversi architetti internazionali si sono espressi in merito.

In Gran Bretagna l’Architet’s Journal, storica rivista londinese si è esposta dichiarandosi contraria al progetto di Milan e Interper quanto riguarda lo Stadio Meazza. “Edifici come questo, che sono totem del cambiamento nel corso dei decenni,devono indicare come le costruzioni possano essere conservate e riadattate”.

SIAMO SOLO ALL’INIZIO

Il tema del Meazza è solo una parte della narrazione. A contorno, nel vero senso della parola, c’è un quartiere intero, che comprende gli spazi che vanno dalla Montagnetta all’Ippodromo, al Parco di Trenno, al Parco delle Cave. Un patrimonio che ha da sempre segnato l’identità del quartiere. Nel rispetto dei parametri di Milano 2030 e del Green new deal. Finora.

°°°°L’autrice è la presidente del Comitato Coordinamento San Siro (comitato coordinamentosansiro@gmail.com)

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