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Milano piange, il Napoli riparte

Milano piange, Napoli si rialza. E’ questo, in sintesi, il titolo che ci lascia in dote la domenica calcistica. A prendersi la “prima pagina”, ovviamente, è il tracollo dell’Inter, uscita con le ossa rotte da San Siro contro un Cagliari mai così bello in stagione, ma anche il pareggio del Milan in quel di Cesena e la vittoria degli azzurri contro il Sassuolo inducono a diverse riflessioni. Giusto però partire dalla squadra di Mazzarri, sconfitta, anzi umiliata, da Zeman e da se stessa. Sì, perché senza nulla togliere ai sardi e alla loro splendida partita c’è la netta sensazione che l’Inter si sia fatta male quasi da sola. Avete presente la squadra solida, compatta e unita vista in settimana contro l’Atalanta? Ecco, ieri è andato in scena l’esatto opposto. Lunghi, spaesati, fragili e completamente privi di mordente, i nerazzurri hanno preso una batosta storica contro un Cagliari che non vinceva a San Siro da 19 anni. 

Simbolo del disastro Nagatomo, per l’occasione capitano, prima autore dell’involontario assist per lo 0-1 di Sau (10’), poi di due falli da ammonizione che hanno lasciato l’Inter in inferiorità numerica. E così la barca, raddrizzata per qualche minuto da Osvaldo (18’), è tornata ad imbarcare acqua per poi affondare inesorabilmente. Nel giro di un quarto d’ora il Cagliari ha dilagato con Ekdal, autore di una tripletta (29’, 34’ e 44’), e avrebbe potuto segnare ancora se Handanovic non avesse ipnotizzato il rigore di Cossu (43’). Un disastro su tutta la linea che il secondo tempo non ha minimamente contribuito a rimediare. “Ho sbagliato alcune valutazioni di turnover – ha spiegato Mazzarri. – La squadra si era espressa bene con l’Atalanta ma avrei dovuto cambiare di più, anche a livello tattico. Quando siamo rimasti in 10 si è vista tutta la nostra inesperienza: là bisognava gestire con pazienza, non prendere 4 gol”. 

I nerazzurri restano così a quota 8 punti, raggiunti dal Milan di Inzaghi. Che però non può certo ritenersi soddisfatto del pareggio di Cesena, ancor più alla luce degli ultimi risultati (sconfitta con la Juve e pari a Empoli). Nessun tracollo, per carità, ma un brodino che non scalda di certo il cuore dei tifosi rossoneri. Il passaggio dal 4-3-3 al 4-2-3-1 non sembra aver giovato: i limiti difensivi sono rimasti gli stessi e la fase offensiva, paradossalmente, ha prodotto meno del solito nonostante i 4 attaccanti in campo. Anzi, è il Cesena a passare in vantaggio per primo con Succi, lesto a raccogliere una respinta difettosa di Abbiati su tiro di Marilungo (10’).

Il Milan ha il merito di non sbracare e di trovare subito il pareggio con Rami, bravo a spizzare di testa un corner di Honda (19’). I fuochi d’artificio però finiscono qui e i rossoneri escono ridimensionati dopo un inizio di stagione che aveva fatto sognare i tifosi. “Tutti dicevano che avremmo affrontato trasferte facili ma io sapevo che non era così – si è difeso Inzaghi. – Dobbiamo crescere in tante cose, ci vorrà tempo. Lo spirito però è quello giusto: Juve e Roma ci sono superiori, con le altre ce la giochiamo”.

In effetti la classifica sembrerebbe dar ragione al tecnico milanista, visto che, poco più in basso, c’è il Napoli di Benitez. Questa volta però gli azzurri possono festeggiare una vittoria mai così attesa. Battere il Sassuolo infatti era quasi vitale per squadra e allenatore che ora possono quantomeno tornare a respirare. Non è un Napoli scintillante quello del Mapei Stadium, d’altronde, vista la delicatezza del momento, non potrebbe essere altrimenti.

Questa volta però gli azzurri, complice un po’ di fortuna (clamorosa la traversa di Peluso al 90’), portano a casa il bottino pieno con cinismo e carattere. Per i tre punti basta una rete di Callejon (28’), poi è gestione oculata (e un po’ arrabattata) che porta fino alla vittoria. “Sono soddisfatto perché abbiamo ottenuto un successo di squadra – ha dichiarato Benitez. – Dobbiamo ancora migliorare ma le vittorie aiutano e il gruppo si è compattato per ottenerne una molto importante”. 

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