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Milano, L’idea del Cavaliere al Terminal Malpensa

Il Museo del Novecento e SEA hanno firmato un accordo di collaborazione biennale che si pone l’obiettivo di programmare esposizioni di opere d’arte oggetto di prestito presso l’aeroporto di Milano Malpensa.

Milano, L’idea del Cavaliere al Terminal Malpensa

Sarà una Commissione paritetica a individuare le opere da esporre e il luogo di esposizione nel terminal, parte di un programma di iniziative espositive per i passeggeri in arrivo o in partenza dall’aeroporto di Milano Malpensa.

La prima di queste iniziative, promossa da Comune di Milano e SEA, è l’Idea del Cavaliere, realizzata nel 1955 da Marino Marini (1901-1980), scultura tra le più note e apprezzate del maestro toscano conservata al Museo del Novecento di Milano, che accoglierà i passeggeri che dal 15 maggio al 31 agosto 2014 attraverseranno la Porta di Milano, spazio espositivo tra l’ingresso del Terminal e la stazione ferroviaria.

Si consolida così il progetto studiato da SEA di proporre l’aeroporto, crocevia di emozioni legate all’esperienza del viaggio, come sede ideale per dare voce alle espressioni artistiche nelle loro infinite forme.

In questa direzione si rafforza l’intenzione di promuovere La Porta di Milano come un unicum nel panorama delle aerostazioni mondiali, in quanto progettato come struttura funzionale di accesso all’aeroporto e come spazio espositivo in grado di arricchire la già importante offerta culturale di Milano, accogliendo iniziative d’arte con cadenza periodica.

“Prosegue con un’altra opera caratterizzata da un forte potere iconico l’esperienza di contaminazione tra arte contemporanea e spazi pubblici della città, iniziata con l’esposizione dei Sette Savi di Melotti – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno –. Un esperimento che ha avuto un grande successo anche per il forte valore simbolico della mostra, che accoglie i passeggeri provenienti da tutto il mondo con il volto più bello della città, offrendo l’opportunità di scoprire, appena sbarcati dall’aereo, una straordinaria città d’arte e cultura. L’opera resterà esposta tutta l’estate, “incontrando” anche i passeggeri in transito e invitandoli così, discretamente e indirettamente, a trattenersi a Milano per scoprirla meglio. Un invito che sarà rinnovato nei prossimi mesi, e dunque anche durante il semestre di Expo 2015, con nuove opere e diversi artisti delle preziose collezioni civiche d’arte”.

“Questo accordo è un passo avanti molto importante nell’ambito della politica culturale di SEA, tradizionalmente volta a valorizzare il patrimonio culturale di Milano – afferma Pietro Modiano, Presidente di SEA – Si tratta di una collaborazione con il museo di arte contemporanea più importante d’Italia che ci rende legittimamente orgogliosi. L’intero aeroporto non è più solo un passaggio necessario per chi parte o arriva, ma diventa un luogo che emoziona, un aspetto che da anni SEA ha promosso con numerose iniziative che spaziano dall’arte, alla musica, allo sport. Diverse forme di intrattenimento per soddisfare le aspettative di un pubblico estremamente eterogeneo”.
L’opera

Realizzata da Marino Marini nel 1955, la scultura Idea del Cavaliere fa parte di un complesso di cinque opere dedicate al medesimo soggetto, tra le quali si annovera una versione in gesso policromo conservata presso i Musei Vaticani. La rappresentazione del binomio cavallo/cavaliere interpreta un interesse costante nella produzione di Marini. A partire dalla prima elaborazione del 1935 l’artista tornò più volte sul tema dando vita, nel corso degli anni, a una serrata sequenza di sculture e pitture. Nata come indagine antiretorica intorno alla vitalità della millenaria tradizione monumentale della figura a cavallo, la serie si impone nel quadro della storia della scultura italiana del Novecento quale ragionamento strutturale sulle forme della scultura. Nel succedersi progressivo di variazioni, Marini esplora la combinazione dei corpi tradendo una cultura visiva in grado di nutrirsi di volta in volta di molteplici referenti, dal recupero delle formule classiche e primitive, alla ripresa dei profili stondati dei cavallini cinesi del Musée Guimet, sino a guardare con interesse alle concitate battaglie di Delacroix o alle drammatiche torsioni di Rodin. In questo contesto Idea del Cavaliere incarna una fase di ricerca significativa. Interpretata dalla critica per lo più in chiave esistenziale, insistendo sull’ipotesi di un indurimento della composizione seguito all’esperienza tragica della guerra, l’opera si colloca entro un dialogo stringente con la contemporaneità.

Come ebbe modo di sottolineare lo stesso Marino Marini nel 1958 “Quando si considerano l’una dopo l’altra le mie statue equestri di questi ultimi dodici anni, si osserva ogni volta che il cavaliere è incapace di domare il cavallo e che la bestia, nella sua angoscia sempre più selvaggia, diventa più rigida, invece di impennarsi. Credo proprio sul serio che stiamo andando verso la fine di un mondo”.

La semplificazione delle masse in spigoli, triangoli e traiettorie oblique, assieme al vigoroso convergere delle figure, lì dove individuano l’indiscutibile riferimento a Picasso, riaprono il dialogo con la lezione di Arturo Martini. Su questi presupposti si innestano nuove suggestioni: come il fascino per i volumi energici dello scultore britannico Henry Moore, evidente nella tensione introdotta dalla rotazione della testa sul corpo del cavaliere.

La Porta di Milano è un’opera architettonica che rappresenta la “dodicesima porta” di accesso alla città, realizzata dagli architetti Pierluigi Nicolin, Sonia Calzoni – che hanno firmato anche l’allestimento della mostra – Giuseppe Marinoni, Giuliana Di Gregorio, vincitori del concorso internazionale, promosso da SEA Aeroporti di Milano nel giugno 2009, con un progetto selezionato tra gli oltre 90 provenienti da tutto il mondo.

Marino Marini. Biografia:

Marino Marini nasce a Pistoia il 27 febbraio 1901. A sedici anni si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dedicandosi in un primo tempo al disegno e alla pittura; alla scultura si avvicina solo a partire dal 1922.
Nel 1929 si trasferisce a Milano, chiamato da Arturo Martini ad occupare la cattedra di scultura presso la scuola d’arte di Villa Reale a Monza. Dello stesso anno è la prima importante scultura, Popolo, in terracotta, con la quale Marino si rivela al pubblico e alla critica.

Nel 1931 realizza Ersilia, una scultura in legno policromo considerata una delle opere fondamentali e nel 1932 presenta a Milano la sua prima personale.

La sua opera comincia ad ottenere i primi riconoscimenti importanti con la partecipazione alla Quadriennale di Roma; alla II Quadriennale nel 1935 vince il primo premio per la scultura.

Nel 1936 compare Cavaliere, un’opera di notevole significato anche per la successiva evoluzione della ricerca, di cui Marino realizza due versioni, una in bronzo ed una in legno, ora in Vaticano.

Nel 1938 incontra Mercedes Pedrazzini, che sposa alcuni mesi più tardi e che chiamerà affettuosamente “Marina” a sottolineare il legame che unirà entrambi per tutta la vita.

Nel 1943 Marino si rifugia nel Canton Ticino insieme con Marina: sono, questi, anni di esilio particolarmente importanti per l’artista. In Svizzera infatti conosce e frequenta alcuni grandi maestri dell’arte contemporanea – Giacometti, Wotruba, Otto Bänninger, Haller, Germaine Richier – la cui opera concorre all’approfondimento dei suoi temi e della sua ricerca.
Continua in questo periodo il ciclo delle Pomone, figure femminili simbolo di fecondità, un tema già avviato nel 1935. Con l’Arcangelo prende forma anche la serie dei Miracoli, opere che scaturiscono dall’angoscia, dal dolore, dalla distruzione che la guerra e la violenza provocano all’umanità e di cui Marino sente profondamente il peso.

L’anno successivo al suo rientro in Italia (1947) sarà per lui decisivo: partecipa alla XXIV Biennale di Venezia con una sala personale e, nell’occasione, stringe profonda amicizia con Henry Moore; nello stesso periodo incontra il mercante americano Curt Valentin, che lo invita negli Stati Uniti e gli organizza una grande personale a New York ed una serie di esposizioni che contribuiscono a far conoscere la sua opera nel mondo.

L’arte di Marino è ormai nella più alta considerazione: nel 1952 ottiene il Gran Premio Internazionale di Scultura alla Biennale di Venezia, nel 1954 il Gran Premio Internazionale dell’Accademia dei Lincei di Roma, nel 1959 esegue la grande composizione equestre, alta ben cinque metri, destinata ad una piazza dell’Aja.

Si susseguono poi numerose mostre – a Monaco, Rotterdam, Stoccolma, Copenhagen, Oslo, Helsinki – che culminano con le grandi antologiche al Kunsthaus di Zurigo nel 1962 e in Palazzo Venezia a Roma nel 1966.

Nel 1968 riceve a Göttingen la più alta onorificenza tedesca con la nomina a membro dell’Orden pour le Mérite fur Wissenschaften und Kunst.

Nel 1972, all’indomani della mostra allestita presso il Centro Studi Piero della Francesca, Marino dona al Comune di Milano un complesso di 29 sculture e 10 disegni, comprendenti i gessi dei più celebri ritratti realizzati tra il 1928 e il 1967. Questo primo nucleo verrà in seguito arricchito dalla moglie Marina che, attraverso un Atto di Comodato trasformato in Donazione nel 1984, lega alle Civiche Raccolte d’Arte di Milano circa duecento opere dell’artista, tra sculture, dipinti, disegni, litografie e acqueforti. Le opere, che segnano la nascita del Museo Marino Marini di Milano, trovano una prima collocazione già a partire dal 1973 presso la Galleria d’Arte Moderna di Via Palestro, perfezionata nel 1983 con l’allestimento dello Studio Albini Helg Piva. Nel 1976 la Nuova Pinacoteca di Monaco di Baviera dedica a Marino una sala permanente e nel giugno del 1979 nelle sale del Palazzo Comunale di Pistoia si inaugura il Centro di Documentazione dell’Opera di Marino Marini, che raccoglie oltre i disegni e le incisioni, la grande scultura Miracolo ed altre opere di formato minore, una biblioteca specializzata, una fototeca ed una videoteca che documentano la vita e le opere dell’artista. Marino muore a Viareggio il 6 agosto 1980.

Dal 2010 la Collezione Marino Marini trova una nuova sistemazione presso il Museo del Novecento in due suggestive sale progettate da Italo Rota e Fabio Fornasari.

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