Il gioco di parole è chiaro e allo stesso tempo suggestivo: “Bicipolitana” sta per metropolitana delle bici, dunque un percorso capillare che si ramifica in tutta la città, esattamente come fanno le linee del metrò, che a Milano ormai sono praticamente cinque. Qualcuno vorrebbe organizzare questo modello di mobilità sostenibile a Milano, importandolo da dove già esiste: Pesaro, dove è stato inventato, in versione più piccola, e da Parigi, dove sta per essere copiato in versione decisamente più grande, in vista delle Olimpiadi 2024. L’idea di integrare la rete di piste ciclabili nel capoluogo lombardo si sta facendo largo a poche settimane dal voto amministrativo e la proposta non arriva dal sindaco uscente Beppe Sala, che pure si definisce ambientalista e predica la “città dei 15 minuti”, ma da una candidatura indipendente, quella di Gabriella Bruschi, giornalista economica e capolista di Civica AmbientaLista per il Consiglio comunale, oltre che presidente del comitato cittadino Coordinamento San Siro, che da tempo si oppone al nuovo stadio di Inter e Milan, suggerendo piuttosto una ristrutturazione del Giuseppe Meazza.
La Bicipolitana si ispira dunque a una metropolitana di superficie, ma ovviamente al posto delle rotaie ha i percorsi ciclabili e invece delle carrozze le biciclette. Lo schema utilizzato è quello delle metropolitane di tutto il mondo con segnaletica apposita, indicazioni di snodi, incroci, direzione finale e le distanze dai punti di interesse, nonché servizi lungo il percorso. “Sempre più italiani, due milioni secondo le ultime stime – commenta Bruschi -, usano la bici come mezzo di trasporto, ma sarebbero oltre 6 milioni se le infrastrutture fossero adeguate. Per questo è prioritario investire in una rete ciclabile metropolitana per offrire ai cittadini una mobilità green sicura”. Il momento della svolta sembra maturo, approfittando anche dei 32 miliardi allocati dal Pnrr per la mobilità sostenibile: “Milano ha già percorsi ciclabili, ma occorre organizzarli e “istituzionalizzarli”, per questo è necessario creare una rete integrata e innovativa che, anche visivamente, permetta di comprendere immediatamente, per esempio, il tratto per raggiungere il centro dalle periferie oppure i collegamenti tra i diversi quartieri della città, con agevoli interscambi e servizi lungo il percorso”.
Milano sembra la città italiana più pronta a un progetto del genere, che la porterebbe sempre di più a sposare la mobilità dolce e ad abbattere lo smog che da decenni tormenta le vie respiratorie del suo milione e trecentomila abitanti (oltre che di chi ci viene a lavorare da fuori), anche se la percentuale di persone che possiedono e usano l’automobile è ancora drammaticamente alta, superiore alla media delle altre grandi città europee. Bruschi assicura che l’iniziativa è già più che una idea e che per metterla nero su bianco sono già stati coinvolti gli studenti delle scuole di design milanesi.