La Milano Fashion Week ha aperto le sue porte in un clima di incertezza palpabile, che non risparmia neanche uno degli eventi più attesi dell’anno per l’industria della moda. Se New York e Londra sembrano arrancare per mantenere viva la loro rilevanza, il capoluogo meneghino si presenta con un calendario più scarno rispetto agli anni passati, segnato dall’assenza di alcuni grandi nomi. Giorgio Armani, per esempio, ha scelto di sfilare a New York a ottobre, lasciando la chiusura della settimana a qualcun altro. Saltano l’appuntamento milanese anche Blumarine e Msgm, che ha sfilato co-ed a giugno, così come Tom Ford, dopo l’uscita del direttore creativo Peter Hawkings, che presenterà in showroom.
La crisi del settore, però, va ben oltre il calendario. L’industria del lusso, un tempo fiore all’occhiello dell’economia europea, è sotto pressione da diversi fronti. Le difficoltà sono molteplici e interconnesse: prezzi delle maison alle stelle accessibili solo all’élite degli ultraricchi; la crisi cinese ha ridotto drasticamente la domanda; il continuo turnover dei direttori creativi che faticano a risollevare brand storici e fatturati in caduta libera; e infine, i costi logistici e delle materie prime in aumento a causa di conflitti internazionali Questi problemi hanno contribuito a creare una densa nube di incertezza che ha avvolto anche la settimana della moda milanese.
Moda in crisi: problemi nella filiera e nuove promesse di stile
La filiera produttiva del settore moda è in crisi ovunque. Dalla Francia alla Turchia, dove più di 15mila aziende hanno abbassato le serrande in soli sette mesi, come riporta Pambianco. Anche in Italia, le maison non se la passano bene: devono fare i conti con problemi interni e polemiche sullo sfruttamento dei lavoratori, amplificate dalle recenti inchieste sugli opifici cinesi nel Bel Paese, che hanno scosso l’industria quest’estate.
Nonostante queste difficoltà e una mancanza di innovazione nelle ultime stagioni, ci sono segni di speranza. I recenti annunci di cambiamenti creativi, come l’arrivo di Haider Ackermann da Tom Ford e Sarah Burton da Givenchy, portano con sé una nuova speranza di rinascita. Anche il debutto di Veronica Leoni da Calvin Klein e il primo show di Alessandro Michele da Valentino, previsto tra due settimane a Parigi, sono attesi con grande interesse e promettono di portare una ventata di freschezza.
I titoli del lusso in affanno: crisi o normalizzazione?
Questa crisi si riflette pesantemente anche sui titoli del lusso, che un tempo erano ammirati come i “magnifici sette” europei. Kering, il gigante dietro Gucci, ha visto il suo valore precipitare ai minimi dal 2017, con un crollo del 42% quest’anno dopo che gli analisti hanno lanciato un grosso “sell” sul titolo. Nonostante l’arrivo di un nuovo direttore creativo, Gucci fatica a risplendere come una volta, e il titolo Kering si avvia verso una delle peggiori performance annuali dal 2008.
Altri grandi nomi del lusso non se la passano meglio. Burberry ha visto il suo valore scendere del 57%, perdendo il suo posto tra le prime 100 aziende della City di Londra. Hugo Boss ha perso il 44% del suo valore, mentre Lvmh, un tempo re incontrastato del lusso europeo, ha registrato un calo del 17%, lontana dai suoi massimi storici di oltre il 30%. In contrasto, Inditex, simbolo del fast fashion, ha visto un incremento del 31% da inizio anno. In Svizzera, i produttori di orologi hanno persino richiesto aiuti di stato per fronteggiare il calo delle vendite.
Anche i titoli del lusso italiani risentono della crisi, come confermato dai numeri. Secondo il report della Luxury Goods Conference di Milano, il settore ha registrato una crescita modesta dell’1% annuo, al netto dei tassi di cambio. La recente revisione al ribasso delle previsioni di crescita economica della Cina ha innescato un’altra ondata di vendite nel settore del lusso, che è sceso dell’8,11% da inizio anno.
Una prospettiva poco rosea che ha ulteriormente pesato sulle quotazioni della maison italiane. A Piazza Affari, Moncler ha perso oltre l’11% da inizio anno, mentre Brunello Cucinelli ha ceduto 4 punti percentuali. Ma il ribasso più marcato è stato quello di Salvatore Ferragamo, che ha visto il suo valore scendere di quasi il 49% da gennaio scorso.
L’industria della moda riuscirà a essere resiliente come in passato, oppure i cambiamenti strutturali saranno così profondi da imporre una ridefinizione totale?
Milano Fashion Week: il calendario
Nonostante tutto, Milano continua con gli eventi della Fashion Week. La settimana è iniziata martedì 17 settembre con le sfilate di Fendi, Marni, Alberta Ferretti e il 50° anniversario di Iceberg. Mercoledì abbiamo visto le collezioni di Antonio Marras, Boss, Marco Rambaldi, Jil Sander, N21, Roberto Cavalli e un futuristico show di Etro, che ha coinvolto un ristretto gruppo di ospiti in un’esperienza immersiva con il visore Apple Vision Pro.
Oggi, giovedì 19 settembre, il calendario vede Max Mara, Genny, Philosophy di Lorenzo Serafini, Anteprima e uno dei nomi più attesi, Prada, alle 14. A seguire, la giornata si chiuderà con sfilate di Federico Cina, Tokyo James, MM6 Maison Margiela, Moschino, GCDS e un doppio show di Emporio Armani.
Venerdì 20 settembre, saranno Tod’s, Phan Dang Hoang, Sportmax, Calcaterra, Vivetta e, soprattutto, Gucci a dominare la giornata, seguiti da Missoni, Sunnei, Elisabetta Franchi e un finale spettacolare con Versace.
Sabato 21 settembre si parte con Ferrari, seguito da Ermanno Scervino, Ferragamo, Luisa Spagnoli, Bally e Dolce & Gabbana, per poi chiudere la giornata con Diesel, The Attico, Laura Biagiotti, Aniye Records, Bottega Veneta e Philipp Plein.
Domenica 22, Andreadamo aprirà la giornata, seguito da Hui, Avavav, Francesca Liberatore, Rave Review e Chiccomao. Lunedì 23 sarà dedicato agli show digitali, con Maxvive, Defaïence by Nicola Bacchilega, Francesco Murano, Rè Shuǐ e Jacob Cohën, che concluderanno ufficialmente la settimana.
Oltre alle sfilate, non mancano eventi come il CNMI Sustainable Fashion Awards 2024 al Teatro alla Scala e i Chi è Chi Awards a Palazzo Marino. Le mostre da non perdere includono la retrospettiva “Aldo Fallai per Giorgio Armani” all’Armani Silos e la celebrazione dei 60 anni di Vogue Italia a Palazzo Citterio.