Un programma delle Nazioni Unite – lo ‘United Nations Human Settlement Program’ – ha lanciato un rapporto sulle città più ‘prospere’: ‘State of the World’s Cities 2012-2013: Prosperity of Cities’. Il rapporto segue la recente tendenza di affiancare a misure economiche altri metri di giudizio basati sulla qualità più che sulla quantità. In particolare, l’indice misura cinque dimensioni: la ‘Produttività’ (Pil della città diviso per il numero di abitanti), le infrastrutture (acqua, sistema fognario, strade, Ict), la qualità della vita (uso degli spazi pubblici, arredo urbano, identità civica e senso di comunità, sicurezza), equità e inclusione sociale (distribuzione del reddito, diritti delle minoranze, tasso di povertà, eguaglianza di genere, partecipazione alla vita pubblica), sostenibilità ambientale (inquinamento, risparmio energetico, uso delle risorse naturali…).
La distribuzione del reddito è una variabile importante. Per esempio, New York, che è seconda nella classifica basata su 4 dimensioni (esclusa l’equità) precipita al 30° posto una volta che sia inclusa l’equità, dato il pessimo risultato del suo coefficiente Gini (che misura le diseguaglianze). Al primo posto è Vienna, seguita da Oslo, Helsinki, Dublino, Copenhagen, Tokyo, Londra, Melbourne, Stoccolma e Parigi. Per l’Italia, a quanto è dato sapere, c’è solo Milano fra le 95 città del mondo studiate, e Milano si situa al 20° posto, con un buon risultato per le infrastrutture e cattivi esiti sulla sostenibilità ambientale.
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