Tempo di campionato, tempo di giudizi. La Serie A ha appena riacceso i motori e la corsa, come sempre in questo periodo, è ancora troppo lunga per avere certezze, ma la prima giornata e il mercato (ancora in corso) hanno già dato alcune indicazioni interessanti. Per approfondirle al meglio la materia FIRSTonline si è rivolto a Roberto Beccantini, uno che di campionati, nella sua lunga e luminosa carriera nel giornalismo sportivo, decisamente se ne intende. Squadra per squadra, passando per mercato e Mondiale, Beck ci dà un punto di vista inedito su ciò che potrebbe accadere da qui in avanti: giudicare la Serie A, del resto, è acqua fresca per chi come, per molti anni, ha ricoperto il ruolo di giurato italiano per il Pallone d’Oro.
Maestro, la prima giornata ci ha regalato tanti gol e nessun pareggio: che campionato ha ritrovato?
«Il solito. Una giornata – a maggior ragione, la prima – rimane indizio troppo labile per privilegiare le suggestioni. La scorsa stagione, tanto per rendere l’idea, i pareggi furono solo due, Cagliari-Spezia e Udinese-Juventus, e i gol addirittura di più: 36 a 34. E allora: non confondiamo le chicche statistiche con un cambio di marcia o di filosofia. È ancora presto».
Proviamo a fare una griglia e partiamo dal Milan campione in carica: crede che possa riconfermarsi?
«Certo. Anche se i 40 anni e le cicatrici costringeranno Ibra a un impiego sempre più parco, lui che è stato il totem dello scudetto, e gli impegni di Champions storneranno energie. Stefano Pioli ha forgiato una squadra che gioca di squadra. Origi e De Ketelaere sono rinforzi mirati, preziosi. C’è, questo sì, il rischio della pancia piena, ma è un Diavolo giovane, affamato, a caccia – come i cugini – della seconda stella. Se dovrà mai abdicare, lo farà perché vinto e non perché poco convinto».
L’Inter, nel frattempo, si è ripresa Lukaku e promette battaglia, anche la se la situazione societaria non lascia mai davvero tranquilli…
«Nella mia griglia occupa la pole. Con Lukaku ha ritrovato peso e potenza in attacco. Il belga allarga la gamma delle soluzioni. E occhio a Dimarco: ci si aspettava che facesse la riserva a Gosens, Gosens la sta facendo a lui. A Lecce, Inzaghi ha vinto con i cambi. Nessuna genialata. I cambi. Da quando sono cinque, la forbice tra grandi e piccole si è drasticamente allargata. Ricapitolando: visto come se la passa Suning, i problemi sono più di bilancio che di campo. Prova ne sia il caso Skriniar».
La Juventus ha voglia di rivincita e ha preso giocatori importanti, anche se per ora è ancora incompleta: dove possiamo collocarla?
«Per ora, dietro Inter, Milan e Roma, in linea con il Napoli. Dicono che Madama abbia la rosa più forte. Sulla carta, forse. Ma se poi Pogba si ferma subito, Di Maria dopo il debutto, Chiesa chissà quando rientrerà e il terzino sinistro è sempre Alex Sandro, suggerisco un briciolo di cautela. Senza dimenticare Allegri: cinque scudetti da gran gestore ma “solo” un quarto posto da creatore. Deve fare un altro mestiere: non è detto che ci riesca. Si parla di Paredes, di Depay. Tutti maghi, questi allenatori, dalla Premier alla serie A: ma non appena un dipendente ha la bua, col cavolo che ricorrono al vivaio, come una volta; si buttano sul mercato. Comodo, no?».
Difficile darle torto… A proposito di mercato, dopo gli acquisti estivi molti pensano che la Roma possa addirittura inserirsi nella corsa Scudetto…
«Lo penso anch’io. La scintilla della Conference League, l’effetto Mourinho, gli acquisti di gran livello (Dybala, Matic, Wijnaldum, probabilmente Belotti), la conferma di Zaniolo e zero cessioni dolorose. Per tacere di un popolo mai così in calore. O esplode o implode».
Veniamo al Napoli, che ha lasciato andare gran parte del “gruppo storico” per inserire parecchi volti nuovi, compiendo una vera e propria rivoluzione…
«Sì, ma una rivoluzione intelligente. Kim non è (ancora) Koulibaly, diamogli il tempo che demmo al senegalese; Kvaraeccetera mi ha impressionato per il dribbling. Simeone, Raspadori, Ndombele più che riserve sono con-titolari. Certo, Mertens era Mertens e Insigne, Insigne. Ho fiducia in Spalletti, a patto che De Laurentiis non incendi il pulpito e lui, Luciano, non si faccia ghermire dalle ombre che spesso lo portano a fiutare complotti ovunque. L’ultimo Napoli perse lo scudetto (anche) per aver realizzato zero punti su nove fra Spezia e Empoli in casa, e Empoli in trasferta (dal 2-0 all’80’)».
È evidente, comunque, che questo sarà un campionato insolito, inframmezzato dal Mondiale in Qatar: che effetto potrà avere sulla corsa al titolo?
«È la madre di tutte le domande. Per la prima volta nella storia, il campionato verrà appunto spezzato per due mesi dal Mondiale d’autunno. Mancano riferimenti specifici, diretti. La sosta invernale è ben altra cosa: coinvolge e livella tutte le squadre. Questa volta avremo giocatori che restano e altri che vanno (in Qatar): squadre, dunque, “slivellate”. Non sarà facile trovare un centro di gravità permanente alla Franco Battiato. Quindici turni sino al 13 novembre più Champions e coppe varie: un terzo di maratona al ritmo di un 800. Si salvi chi può».