Giampaolo, ultima chiamata. Il tecnico rossonero torna laddove è esplosa la sua carriera, seppur con altri colori, col rischio che la stessa possa implodere, per mano di chi, ironia della sorte, lo ha dovuto subire per ben sei derby, incassando quattro sconfitte e due soli pareggi. Sono passati solo pochi mesi, ma sembra un’eternità.
Il ”Maestro” della Sampdoria infatti non è riuscito sin qui a ripetersi al Milan, dove il bel gioco promesso non si è praticamente mai visto e i risultati, cosa ancor più importante, nemmeno. E così la partita col Genoa di questa sera (ore 20.45) diventa decisiva, per lui e per la squadra, compresa la dirigenza che la gestisce. Dovesse andar male, infatti, è possibile, per non dire probabile, che la parte “silenziosa” di Via Aldo Rossi (Gazidis, ma anche Boban) opti per un cambio poco gradito a Maldini, con tutte le conseguenze del caso.
Chi rischia di più, ad ogni modo, è certamente Giampaolo, consapevole che solo una vittoria gli darebbe quel tempo di cui ha tanto bisogno. “Non bisogna ragionare sull’io ma sul noi, è una gara importante per il Milan, gli interessi individuali non contano nulla – ha glissato il tecnico. – Dopo quattro sconfitte in sei partite è normale che sia tutto nero, ma anche in questo caso bisogna avere equilibrio, non credo sia il momento di dare giudizi definitivi. So che la squadra ha ampissimi margini di miglioramento, soprattutto dal punto di vista mentale, dobbiamo imparare a fare determinate cose in un certo modo”. Tempo, pazienza e fiducia, eccola qui la ricetta per uscire dalla crisi. Il problema è che, al momento, sembrano essere venute meno tutte e tre, come testimoniato dalla sconfitta con la Fiorentina, passata alla storia per l’abbandono in massa dei tifosi (curva compresa) da San Siro.
Solo una vittoria potrebbe placare un po’ gli animi e garantire a Giampaolo un’aria quantomeno respirabile. “È una situazione che non si aspettava nessuno, ora però ci siamo dentro e dobbiamo trovare il modo di uscirne – ha ribadito il tecnico. – Le sconfitte intaccano il morale dei calciatori, chi pensa che ne fregano si sbaglia. Abbiamo analizzato i nostri errori, ci siamo confrontati e messo in atto tutte le strategie necessarie per superare il momento difficile”. Che, a meno di clamorosi colpi di scena, prevedono il ritorno definitivo al 4-3-3, con qualche modifica rispetto a domenica scorsa. In difesa, davanti a Donnarumma, la grande novità è Duarte, al debutto dal primo minuto allo posto dello squalificato Musacchio, che agirà in coppia con Romagnoli assieme ai terzini Calabria ed Hernandez. A centrocampo probabile ritorno di Biglia con Kessié e Calhanoglu (leggermente favorito nel ballottaggio con Paquetà), mentre in attacco verrà confermato il tridente Suso-Piatek-Leao.
“È una partita importante per noi stessi, perché vogliamo rifarci, ma senza pensare al passato – l’arringa di Andreazzoli. – “Per portare avanti un progetto servono abnegazione, lavoro e equilibrio, non bisogna farsi prendere da euforie e negatività…”. Anche qui siamo di fronte a una panchina a rischio, salvata più dal rifiuto di Gattuso (Preziosi lo aveva scelto già lunedì ma lui ha detto no) che dalla reale fiducia nel suo lavoro. Ad ogni modo l’ex Empoli ha ancora una chance da giocarsi e lo farà con un 3-5-2 che vedrà Radu in porta, Romero, Zapata e Criscito in difesa, Ghiglione, Schone, Radovanovic, Lerager e Pajac in mediana, Kouamé e Pinamonti in attacco.