Una vittoria che salva la…panchina. Il Milan vince a Genova e Giampaolo, di conseguenza, si regala la permanenza in quel di Milanello, oltre che una sosta un po’ più serena. Ma siccome le analisi non possono limitarsi solo al risultato, è giusto sottolineare l’enorme sofferenza di questo 1-2 in terra ligure, a testimonianza che la crisi tecnico-tattica dei rossoneri è ancora lì, tangibile quasi quanto la classifica. Che, a differenza del gioco, trae enorme giovamento da questo risultato: basti pensare che la stessa, all’intervallo, vedeva il Diavolo in zona retrocessione assieme a Sassuolo, Brescia, Lecce e Spal
Il ribaltone vale invece quota 9 punti, sempre pochi ma comunque un passo avanti rispetto alla vigilia, un dato che aiuterà il club a ragionare meglio durante la sosta, nella speranza che si tratti di una vera ripartenza e non di un semplice palliativo. Perché di buono, nel sabato di Marassi, ci sono solo i 3 punti, non certo la prestazione e nemmeno le scelte, rivelatesi ancora una volta sbagliate.
Il primo tempo del Milan, con Paquetà e Leao in panchina, è stato semplicemente inguardabile, tanto da far sembrare il Genoa penultimo una squadra in grande salute, fisica e mentale. L’1-0 di Schone (41’) è arrivato su papera di Reina, schierato al posto di Donnarumma per via di un problema emerso nel riscaldamento, ma la sostanza non cambia: rossoblu in vantaggio meritatamente e Giampaolo con le valige in mano. Forse questo deve averlo ispirato nei cambi, decisivi nell’indirizzare la ripresa quasi quanto l’arbitro Mariani e il suo collega al Var Mazzoleni, per un mix di emozioni e colpi di scena continui e clamorosi. Il match infatti è ripreso con Leao e Paquetà al posto di Piatek e Calhanoglu, ma soprattutto con il pareggio di Hernandez, bravo e furbo nello sfruttare un’ingenuità genoana e battere Radu sul suo palo (51’).
Un pugno pesante per Andreazzoli, ma nulla in confronto a quanto accaduto poco dopo, con Biraschi a fermare Leao col braccio, per un rigore trasformato da Kessié (57’), con espulsione per chiara occasione da gol annessa. Partita completamente ribaltata e in mano al Milan, che però, fedele alle proprie criticità, non solo non è stato capace di chiuderla ma nemmeno di gestirla, finendo per soffrire progressivamente fino al culmine del 79’, quando Calabria, già ammonito, ha pensato bene di trattenere Kouamé, rimediando così un’espulsione tanto giusta quanto sciocca. A dare l’ultimo scossone al match ci ha però pensato Mariani, che all’89’ ha concesso un rigore al Genoa per un presunto, ma molto presunto, fallo di Reina sullo stesso attaccante rossoblu: decisione discutibile eppure confermata dal Var, e spenta solo dal portiere spagnolo, splendido nel respingere il tiro di Schone e riscattare la papera del primo tempo.
“La partita è stata difficile e siamo andati in apnea, poi siamo stati bravi nella ripresa a tirare fuori la testa – il commento di Giampaolo. – La pressione intorno a questa partita era tanta, non scordiamoci che la nostra è la squadra più giovane e non è facile gestirla al meglio. Avevo chiesto ai ragazzi la partita più caratteriale della loro vita e sono contento della loro risposta”. Oggi invece tocca a Napoli e Roma, impegnate rispettivamente con Torino (ore 18) e Cagliari (15).
Domenica calda per tutt’e due, tanto più che lo scontro al vertice tra Inter e Juve, giocoforza, permetterà di recuperare qualche punto. A patto di non sbagliare ovviamente, e in questo senso i precedenti di entrambe sono troppo freschi per non essere presi in considerazione. Il discorso vale soprattutto per gli azzurri, partiti con ambizioni scudetto e dunque costretti a risalire la classifica, che, al momento, li vede a 6 punti da Conte e a 4 da Sarri. Battere il Toro e sedersi in poltrona a vedere il derby d’Italia avrebbe un senso, viceversa sarebbe solo una serata da spettatori disinteressati, rovinata dal rammarico di ciò che poteva essere e che invece non è stato.
Questo però lo sapremo solo dopo il match del Grande Torino, infuocato ulteriormente dal caso Mazzarri, espulso a Parma ma riabilitato dal giudice sportivo, e dunque presente in panchina. “Mi restituisce giustizia, non avevo fatto nulla – ha esultato il tecnico granata. – Noi cerchiamo la continuità di risultati e prestazioni anche se loro sono forti, hanno fatto qualche passo falso quando pensavano di aver già vinto ma questa volta non ci sottovaluteranno. Noi faremo di tutto per rendere la vita difficile a una grande squadra”.
Ancelotti però è alle prese con una vera e propria emergenza difensiva, come si evince dalle assenze dello squalificato Koulibaly e degli infortunati Maksimovic e Mario Rui. Il turnover là dietro, insomma, sarà più una necessità che una scelta, con Di Lorenzo, Manolas, Luperto e Ghoulam a proteggere la porta di Meret. Per il resto invece tutto confermato, dunque Callejon, Zielinski, Fabian Ruiz e Insigne (caso risolto) a centrocampo, Llorente e Mertens in attacco. Classico 3-5-2, al netto dello squalificato Bremer e dell’infortunato Zaza, anche per Mazzarri, che risponderà con Sirigu tra i pali, Izzo, Nkolou e Bonifazi nel reparto arretrato, De Silvestri, Baselli, Rincon, Meite e Ansaldi in mediana, Belotti e Verdi in attacco. Partita delicata anche a Roma, dove i giallorossi di Fonseca sono chiamati a battere il Cagliari per non perdere, forse definitivamente, il treno delle prime.
“Sarà una gara complicata, abbiamo avuto poco tempo per recuperare ma la squadra sta rispondendo bene dal punto di vista fisico – l’analisi del tecnico portoghese. – La pressione dell’ambiente? Nel calcio c’è e bisogna accettarla, chi non è in grado di sopportarla non può fare il calciatore professionista, probabilmente dovrebbe prendersi un bel pezzo di terra e mettersi a coltivare patate. Così di certo sarebbe più rilassato…”. Parole forti, di chi conosce il fatto suo ma anche la necessità di fare risultati, in un modo o nell’altro. Se Ancelotti ha problemi di assenze, Fonseca è messo decisamente peggio: l’infortunio di Zappacosta è l’ennesimo di un lungo elenco, che vede anche Under, Perotti, Pellegrini, Florenzi e Mkhitaryan. Un disastro, che lo costringerà a schierare un 4-2-3-1 raffazzonato con Pau Lopez in porta, Spinazzola, Fazio, Smalling e Kolarov in difesa, Cristante e Diawara a centrocampo, Zaniolo, Veretout e Kluivert sulla trequarti, Dzeko in attacco. Maran tenterà il colpaccio della definitiva consacrazione con un 4-3-1-2 che vedrà Olsen tra i pali, Cacciatore, Ceppitelli, Pisacane e Pellegrini nel reparto arretrato, Nandez, Nainggolan e Rog in mediana, Castro a supporto della coppia offensiva composta da Joao Pedro e Simeone.