Alla fine ha vinto la paura. Di perdere ovviamente, perché Milan e Napoli non si potevano proprio permettere un’altra sconfitta. Meglio accontentarsi di un punto a testa, anche se l’1-1 finale, di fatto, non serve né alla classifica di Ancelotti né a quella di Pioli. Il big match di San Siro dunque termina con un no contest difficilmente inquadrabile: rossoneri e azzurri hanno fatto vedere cose buone e altre decisamente meno, confermandosi le grandi malate del campionato senza però disdegnare segnali di ripresa. È successo tutto tra il 24’ e il 29’ del primo tempo, 5 minuti che sembravano poter stappare la partita e regalarci chissà quanti gol. Invece è stato il culmine di una partita tesa ed equilibrata, nella quale la paura di fallire è sembrata essere più forte della voglia di rialzarsi.
A rompere gli equilibri ci ha pensato Lozano, lesto nello sfruttare la ribattuta di un tiro di Insigne finito sulla traversa, per un vantaggio che faceva esplodere Ancelotti e lasciava nello sconforto il San Siro rossonero (24’). A ridare fiato al popolo milanista ci pensava però Bonaventura, che 5’ più tardi trovava il sette con un gran destro dalla distanza, rimettendo il match in perfetta parità. Da lì in poi gli equilibri sono variati spesso, con due squadre vogliose di imporsi ma incapaci di farlo, quantomeno a livello definitivo. E così, tra un Insigne murato da Donnarumma e un Hysaj a un passo dall’autogol, il match è scivolato senza scossoni fino al triplice fischio di Orsato, in barba alle mosse di Ancelotti e Pioli e al grosso quantitativo di talento in campo.
“Ero sicuro che avremmo fatto una buona prestazione perché i ragazzi hanno lavorato bene – l’analisi di Pioli. – Abbiamo giocato e lottato contro un avversario forte, anche contro la sfortuna e gli infortuni. Peccato non aver fatto un gol in più perché ci siamo andati vicino diverse volte. Serve tempo per fare un lavoro profondo, ma so di non averne. Sono qui da 45 giorni e ci sono state due soste, ma l’atteggiamento mi è sempre piaciuto”. Nessun commento invece dal fronte azzurro: il silenzio stampa era annunciato, per carità, ma la sensazione è che questo pareggio non contribuisca affatto a rasserenare l’ambiente, ora sospeso in attesa della trasferta di Liverpool, bivio decisamente importante in chiave Champions.
Oggi invece tocca alla Roma, impegnata all’Olimpico contro il Brescia (ore 15). Partita da vincere a tutti i costi per i giallorossi, tanto più dopo il pareggio di San Siro che concede una ghiotta occasione per staccare ulteriormente il Napoli. “Sarà una partita difficile, hanno cambiato l’allenatore ma ho visto anche le altre gare – l’analisi di Fonseca. – Contro Napoli e Inter hanno fatto delle buone prestazioni, giocano bene e hanno buoni giocatori”. Più che la qualità delle rondinelle, peraltro dubbia visto l’ultimo posto in classifica, a fare la differenza saranno però le condizioni fisiche della Roma, che nell’ultima sconfitta di Parma aveva palesato enormi difficoltà. I giallorossi poi hanno un problema non indifferente con i gol, esplicato al meglio dal digiuno di Dzeko, a segno una sola volta nelle ultime 10 partite.
“Sono sicuro che si sbloccherà contro il Brescia” si è sbilanciato Fonseca, caricando dunque il suo numero 9 di ulteriori responsabilità. Per il resto, visto il solito lunghissimo elenco di indisponibili (Zappacosta, Cristante, Kalinic, Pastore, Diawara, Mkhitaryan e Spinazzola) e l’ostracismo verso Florenzi (“non mi importa cosa scrivono i giornali, farò di testa mia” ha ribadito il tecnico), le scelte sono sostanzialmente obbligate, dunque 4-2-3-1 con Pau Lopez in porta, Santon, Smalling, Fazio e Kolarov in difesa, Mancini e Veretout a centrocampo, Under, Zaniolo e Kluivert sulla trequarti, Dzeko in attacco. In casa Brescia invece, ancora una volta, si parla soprattutto di Balotelli, non convocato da Grosso dopo il litigio di giovedì pomeriggio, quando il tecnico lo aveva allontanato dall’allenamento.
“Io pretendo grande ritmo e intensità negli allenamenti, lui non lo ha fatto ed è stato messo da parte – ha tuonato l’eroe di Berlino. – Non mi va né di minimizzare né di gonfiare la vicenda, per me sarà determinante utilizzare tutti, poi posso arrivare ad un certo punto”. Parole dure, che unite a quelle espresse in privato da Cellino potrebbero indurre Balotelli a fare le valige già a gennaio, probabilmente lontano dall’Italia (in Turchia si parla di un interessamento del Galatasaray). A Grosso però interessa più provare a far punti in quel di Roma, missione difficilissima che tenterà attraverso un 4-3-3 con Joronen tra i pali, Sabelli, Magnani, Cistana e Martella nel reparto arretrato, Bisoli, Tonali e Romulo in mediana, Spalek, Donnarumma e Torregrossa nel tridente offensivo.