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Milan crolla ma resta primo: Inter frena e oggi Juve-Bologna

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Il Milan crolla, ma resta primo. Lo 0-0 dell’Inter a Udine, infatti, consente ai rossoneri di laurearsi campioni d’inverno nonostante il pesantissimo 0-3 incassato dall’Atalanta, totalmente padrona del campo in quel di San Siro. Sabato paradossale dunque per Pioli, che chiude il girone d’andata da primo ma deve fare i conti con una sconfitta allarmante, sia per il punteggio che per la prestazione. Non ha molte ragioni per sorridere neanche Antonio Conte, che non è riuscito ad approfittare del risultato del Milan: il pari di Udine accorcia un po’ le distanze, d’accordo, ma sa tanto di occasione sprecata. Insomma, a conti fatti i veri vincitori di questo sabato sono Gasperini e Fonseca, che grazie ai rispettivi successi si rilanciano prepotentemente in chiave Champions, con Pirlo e Gattuso alla finestra: se Napoli e Juve dovessero battere Verona e Bologna, infatti, recupererebbero parte del terreno perduto in precedenza.

Fa scalpore la sconfitta del Milan, non tanto per la vittoria dell’Atalanta in sé, quanto per le modalità. I bergamaschi hanno dominato in lungo e in largo, trascinati da un Ilicic semplicemente immarcabile e, più in generale, da una prestazione sontuosa, che ha annichilito la capolista del campionato come nessuno prima d’ora. “È l’unica squadra che non siamo riusciti a battere da quando sono in panchina – ha sospirato Pioli -. Siamo partiti molto bene, poi però loro hanno fatto meglio e hanno meritato la vittoria. L’Atalanta dal punto di vista fisico ha giocato molto meglio di noi, ma il livello generale tra le prime sette è molto simile. Analizzeremo la sconfitta, ma pensiamo già alla prossima”.

“Abbiamo fatto una grandissima partita e offerto una delle più belle prestazioni di questo ciclo contro la prima in classifica – ha esultato Gasperini -. Siamo stati superiori in tutto, c’è grandissima soddisfazione. Il nostro obiettivo? Vogliamo stare nel gruppo delle prime, è alla nostra portata anche se le nostre avversarie sono più agguerrite. Scudetto? Non riuscirete a mettermi in bocca questa parola…”. Di questo passo però dovrà quantomeno pensarla, perché di fronte a partite come quella di ieri non si può precludere davvero nulla. Serata di grazia per la Dea, che ha legittimato la vittoria sin dal primo tempo, chiuso in vantaggio di un gol grazie a un colpo di testa di Romero (26’). Ma è nella ripresa che si è visto tutto lo strapotere bergamasco in quel di San Siro, tanto che il risultato finale, arrotondato da un rigore di Ilicic (53’) e dal tap-in di Zapata (77’), sta persino stretto, alla luce delle tantissime occasioni create.

Il Milan? Un tiro di Ibra fuori da distanza ravvicinata nel primo tempo e uno di Mandzukic respinto alla grande da Gollini nel secondo, per il resto tanti errori, sia tecnici che di reparto. L’Inter però non ne ha saputo approfittare, rimanendo impantanata nella ragnatela dell’Udinese, al secondo punto consecutivo dopo quello con l’Atalanta. Uno 0-0 che fa male, come dimostra la gazzarra avvenuta nel tunnel a fine partita, con Conte (espulso poco prima) furibondo contro l’arbitro Maresca, reo di aver concesso poco recupero (a suo dire). “Mi sono sembrati pochi, ma dobbiamo accettare le decisioni del direttore di gara – ha glissato il tecnico in conferenza stampa -. Dico sempre che non bisogna pensare agli altri, ma solo a noi, abbiamo sbagliato più volte l’ultimo passaggio e questo non va bene se vogliamo lottare per qualcosa d’importante. Ora ci aspetta un derby, ho detto che il campionato ha la priorità ma la Coppa Italia è un trofeo a cui teniamo: cercheremo di vincere, come sempre del resto”.

Resta un pari che ha un sapore un po’ amaro, figlio di una prestazione non brillantissima, ma anche di un grande Musso: la sua parata su Lautaro nel primo tempo, infatti, rischia di prendersi la copertina della stagione. Per il resto un predominio territoriale che non si è trasformato in gol, con un’Udinese attenta è concentrata nel prendersi un punto importantissimo, sia per la classifica che per il morale. La palla passa così alla Juventus, chiamata a vincere per accorciare su entrambe le milanesi e rientrare in corsa per lo scudetto. Allo Stadium, nel match che inaugurerà la domenica (ore 12.30), arriva il Bologna di Mihajlovic, per una partita che Pirlo non può e non vuole sbagliare. La vittoria della Supercoppa, infatti, ha cancellato, perlomeno in parte, la delusione per la sconfitta con l’Inter, ma fallire oggi vorrebbe dire riportare le lancette indietro di una settimana, con tutte le conseguenze del caso, di classifica e ambientali.

“Vincere aiuta a vincere, la Supercoppa ci ha lasciato grande entusiasmo, quindi nonostante un po’ di stanchezza ci siamo allenati bene per il prossimo obiettivo, che si chiama Bologna – l’arringa di Pirlo -. Non siamo stati continui, è vero, ma gli alti e bassi sono un problema che hanno avuto tutti, come confermano i punteggi in classifica. La mancanza di continuità ci ha fatto perdere punti, ma stiamo lavorando su questo. Io lavoro dal primo giorno con lo stesso entusiasmo e la stessa voglia, so che devo migliorare, che io e la squadra possiamo crescere. Vincere un trofeo non mi cambia nulla perché ne voglio alzare tanti altri”. Per farlo però serve una svolta, possibilmente definitiva, a cominciare da oggi, indipendentemente da ciò che potrà arrivare dal mercato (il nome di Dzeko, dopo la rottura con la Roma, è tornato in auge, ma l’affare è molto complicato).

Pirlo, che deve ancora fare a meno di Alex Sandro e Dybala ma ha recuperato De Ligt (tampone negativo), si affiderà all’ormai consueto 3-5-2 con Szczesny in porta, Demiral, Bonucci e Danilo in difesa, Cuadrado, Rabiot, Arthur, McKennie e Bernardeschi a centrocampo, Morata e Ronaldo in attacco. 4-2-3-1 d’ordinanza anche per Mihajlovic, che dopo aver ritrovato la vittoria contro il Verona ci riproverà anche oggi con Skorupski tra i pali, De Silvestri, Danilo, Tomiyasu e Dijks nel reparto arretrato, Schouten e Dominguez in mediana, Orsolini, Soriano e Sansone alle spalle dell’unica punta Palacio.

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