La telefonata che mette nei guai Massimiliano Allegri è arrivata nella notte tra martedì e mercoledì. Silvio Berlusconi, furibondo dopo il pareggio casalingo contro l’Anderlecht, ha chiamato Adriano Galliani. Un colloquio nel quale si è parlato soprattutto del tecnico livornese, ormai sempre più ai margini del Milan. Il patron, che non ha mai amato davvero Allegri, ha pensato addirittura ad un esonero immediato, ma l’ad rossonero è riuscito a convincerlo ad aspettare ancora, almeno fino alla partita di Udine.
Fiducia a termine dunque, che però sa tanto di sfiducia. Berlusconi infatti propende per un cambio alla guida e solo una bella vittoria al Friuli potrà fargli cambiare idea. Intanto però è già partito il toto-allenatore, con la soluzione interna Inzaghi-Tassotti in pole position, per tutta una serie di motivi. Innanzitutto quello economico, che in tempi di austerity come questi sposta decisamente la bilancia, poi per quello affettivo, che oltretutto si sposa con quello relativo al consenso popolare, da sempre il termometro di Berlusconi. Il popolo milanista è sfiduciato e rassegnato e Superpippo Inzaghi potrebbe davvero riaccendere la scintilla, o se non altro guadagnarsi un po’ di clemenza nei giudizi. Nella giornata di ieri poi è filtrata un’altra ipotesi, anch’essa molto suggestiva: Rafael Benitez. Al momento però non risulta che l’ex tecnico interista sia stato contattato, anche perché qui i costi lievitano decisamente, ma la possibilità resta stuzzicante, dunque non da scartare a priori.
In tutto questo bailamme di nomi, Allegri lavora per tenersi stretta una panchina che gli sta decisamente sfuggendo via. La partita di Udine sarà fondamentale per lui, ecco perché il tecnico medita una rivoluzione tecnico-tattica senza precedenti. Il modulo cambierà, ma ancora non si sa se il Milan giocherà con il 4-4-2 (con Abate ed El Shaarawy esterni alti e De Sciglio in difesa) o con il 4-3-3 (Bojan ed El Shaarawy larghi con Pazzini punta centrale). Un vero e proprio laboratorio di idee per salvare il posto di lavoro. Ma siamo sicuri che basterà?