Mentre l’emergenza migranti continua a crescere il ministro dell’Interno britannico Theresa May chiede una riforma della libera circolazione comunitaria. L’intenzione della Gran Bretagna, infatti, sarebbe quella di autorizzare la permanenza nel Paese soltanto a chi possiede un lavoro, chiudendo invece le porte ai molti disoccupati che provengono da altri paesi Ue, che hanno portato il saldo migratorio britannico al massimo storico su dodici mesi.
Secondo May, l’attuale livello d’immigrazione non sarebbe sostenibili per le infrastrutture e i servizi del Paese, e ha condotto alla necessità per il governo “di rinegoziare la relazione della Gran Bretagna con l’Ue è così importante”.
“Ridurre l’immigrazione al netto dall’Ue – spiega il ministro – non significa un mancato rispetto del principio di libera circolazione. Quando è stata inizialmente sancita, libera circolazione significava libertà di spostarsi per lavorare, non libertà di attraversare le frontiere per cercare un lavoro o usufruire delle politiche previdenziali”.
Ad alimentare la crisi dei migranti, secondo May, sarebbe stato propio l’accordo di Shengen, che elimina i controlli sistematici alle frontiere e al quale la Gran Bretagna non aderisce: le problematiche attuali “sono state esasperate dal sistema europeo della libera circolazione”.
Intanto, proprio la Gran Bretagna, insieme a Germania e Francia, ha chiesto la convocazione urgente di un vertice Ue, entro la prossima settimana.
Le richieste dei ministri, oltre al vertice, che è stato convocato per il 14 settemnre a Bruxelles, sono di implementare i centri di registrazione e identificazione per i migranti che fanno richiesta di asilo, oltre alla compilazione di una lista di Paesi sicuri verso i quali i migranti che non hanno diritto di asilo possono essere rimpatriati.