Dopo anni di tentativi, Parlamento e Consiglio europeo hanno raggiunto un accordo su migrazione e asilo per affrontare la questione dell’immigrazione di massa.
L’accordo prevede nuove forme di solidarietà, con il superamento degli accordi di Dublino, tra i paesi membri durante emergenze migratorie e giunge dopo la crisi migratoria del 2015-2016 che mise a dura prova le regole europee.
Fulcro dell’intesa sono cinque punti e viene introdotta la “solidarietà obbligatoria” verso i paesi di primo arrivo, come l’Italia. Non vengono imposti ricollocamenti forzati, ma l’accordo offre opzioni come contributi finanziari di 20 mila euro a persona per coloro che scelgono di non accogliere fisicamente migranti nei propri Paesi. In pratica, pagando si potrà eviterà di accogliere migranti sul proprio territorio.
I ricollocamenti dei migranti, prima effettuati su base volontaria e temporanea, diventeranno obbligatori con almeno 30.000 redistribuzioni annue tra gli Stati membri.
“Saranno gli europei a decidere chi arriva e chi può restare nell’Ue, non i trafficanti”, ha detta la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.
La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola si è detta “molto fiera” dell’accordo. “Non sottovalutiamo il rischio che avremmo corso se non avessimo raggiunto questa intesa”, ha affermato. “Si deve sperare che gli Stati membri si sentiranno meno inclini a reintrodurre i controlli interni perché l’afflusso a questo punto è gestito ai confini esterni”.
Misure più rigorose
Il pacchetto di cinque regolamenti, che ora sarà soggetto all’approvazione definitiva da parte del Parlamento e del Consiglio, comprende misure più rigorose per il controllo dell’arrivo dei migranti nel territorio dell’Unione Europea.
Gli atti legislativi coprono diverse fasi della gestione della migrazione, dalla valutazione dei migranti appena arrivati all’Unione Europea fino alle procedure di richiesta di asilo e alla cooperazione tra Stati membri, compresa la gestione delle situazioni di crisi.
Il processo di screening all’arrivo prevede che i migranti, sia coloro che arrivano alle frontiere dell’Unione europea sia quelli salvati in mare durante operazioni di soccorso, vengano identificati entro sette giorni in centri dedicati. In questi centri, saranno soggetti a controlli di salute e sicurezza, e i loro dati biometrici, compresi volti e impronte digitali a partire dai sei anni di età, saranno registrati nella banca dati Ue Eurodac.
La seconda fase del processo prevede un sistema di filtraggio, dove i migranti provenienti da Paesi con una bassa percentuale di richieste di asilo accolte (inferiore al 20%) saranno indirizzati verso la nuova “Procedura rapida”. In questo modo, tutti avranno la possibilità di ottenere protezione internazionale e saranno ospitati in Centri di permanenza speciali senza accesso formale al territorio comunitario. Le richieste dovranno essere elaborate entro tre mesi, e coloro che non ottengono asilo dovranno essere rimpatriati entro ulteriori tre mesi. Famiglie con bambini e minori non accompagnati saranno esclusi dalla procedura, a meno che non rappresentino un rischio per la sicurezza.
20 mila euro per migrante rifiutato
I paesi avranno poi la scelta tra accogliere migranti o fornire finanziamenti. La Regulation on Asylum Migration Management (Ramm) introduce il concetto di “solidarietà obbligatoria” è prevista solo in situazioni di crisi o guerra ibrida.
Il Patto prevede una quota standard di 30.000 ricollocamenti annui, ma gli Stati membri possono pagare 20.000 euro per migrante, per non accettarli nel paese.
I contributi di 20 mila euro per migrante saranno poi destinati a un fondo che finanzierà iniziative mirate alla “dimensione esterna”, con l’obiettivo di ridurre gli arrivi alle frontiere dell’Unione Europea. La nuova Procedura Rapida determinerà l’ammissibilità all’asilo e prevede che i migranti siano ospitati in Centri di Permanenza senza accesso al territorio dell’UE.
Ferma opposizione dell’Ungheria
L’intesa, celebrata da alcuni è stata criticata da altri, soprattutto dall’Ungheria di Viktor Orban. L’accettazione obbligatoria dei migranti da redistribuire rappresenta l’incognita maggiore. Il governo ungherese ha respinto “con forza” l’accordo dichiarando che non farà entrare “nessun migrante” contro la sua volontà. Ma con l’Ungheria anche la Slovacchia e altri paesi dell’Est e del Nord Europa cercheranno di ostacolare le nuove intese.
“Respingiamo questo patto sulla migrazione con la massima determinazione, non lasceremo che nessuno entri contro la nostra volontà. Nessuno, a Bruxelles o altrove, può dirci chi far entrare o punirci per questa scelta” ha dichiarato il ministro degli Esteri, Peter Szijjarto, contestando il contributo obbligatorio per tutti gli Stati al meccanismo di solidarietà.
“L’approvazione del Patto è un grande successo per l’Europa e per l’Italia, che ora potrà contare su nuove regole per gestire i flussi migratori e contrastare i trafficanti di esseri umani” ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Anche Paesi della sponda sud come Spagna e Grecia esprimono apprezzamento per l’accordo sul Patto sulla migrazione, posizionandosi tra coloro che condividono favorevolmente la nuova iniziativa.
“Non è la perfezione, si tratta pur sempre di un compromesso, ma il campo europeista può mostrare di essere concreto”, ha detto Roberta Metsola.
“La migrazione è una sfida europea che richiede soluzioni europee ” ha spiegato von der Leyen in una nota. Gli Stati membri alle nostre frontiere esterne devono gestire la migrazione illegale, che spesso mette a dura prova la loro protezione delle frontiere. Il Patto garantirà una risposta europea efficace, assicurando che gli Stati membri condividano gli sforzi in modo responsabile. E proteggerà chi ha bisogno”.
Deluse le Ong
Delusione anche dalle Ong che hanno sollevato preoccupazioni sull’accordo, affermando che il nuovo Patto potrebbe portare a un aumento delle morti in mare e ridurre gli standard umanitari.
“Il nuovo Patto Ue legalizza gli abusi alla frontiera e causerà più morti in mare – affermano in un comunicato congiunto le ong Sea Watch, Sea Eye, Maldusa, Mediterranea Saving Humans, Open Arms, Resq People saving People, AlarmPhone, Salvamento maritimo himanitario e Sos Humanity -. L’esito dei negoziati legittima lo status quo alle frontiere esterne dell’Unione europea, in cui violenza e respingimenti sono pratiche quotidiane”.
La riforma, afferma Amnesty International, farà “arretrare la legislazione europea in materia di asilo di decenni” e porterà a “una maggiore sofferenza umana”. “Il Patto non sostiene concretamente Paesi come l’Italia, la Spagna o la Grecia, e invece di dare priorità alla solidarietà attraverso i ricollocamenti gli Stati potranno semplicemente pagare per rafforzare le frontiere esterne o finanziare Paesi al di fuori dell’Ue”.
Dura le parole di Stephanie Pope, esperta dell’ONG Oxfam: “L’Unione europea ha deciso di aumentare la detenzione, anche di bambini e famiglie in centri simili a prigioni. Ha anche sbattuto la porta in faccia a chi chiede il diritto d’asilo introducendo procedure con standard inferiori a quelli attuali”.