“Se l’Ue ci lascia soli sull’arrivo dei migranti a Lampedusa non potrà certo pretendere di fare le pulci all’Italia sul Pnrr, rapporto deficit-Pil e riforma del Patto di stabilità”. Può sintetizzarsi più o meno così la strategia che avrebbe in mente la premier Giorgia Meloni che ha partecipato alla Valletta, nell’isola di Malta, alla riunione del Med9 che ha visto tutti i Paesi del Mediterraneo discutere la questione migratoria ma non solo. Il 5 ottobre Meloni volerà poi a Granada in Spagna per un vertice europeo straordinario in vista del Consiglio europeo di Bruxelles del 26 ottobre.
Migranti, settimane decisive
Saranno quindi le prossime settimane decisive per il futuro del dossier migranti che si intreccia con tutti i dossier economici mentre si registra una postura altalenante del Governo italiano nei rapporti con Parigi e Berlino. Se con il presidente francese, Emmanuel Macron sembra profilarsi un avvicinamento, con il cancelliere tedesco Scholz restano alcune criticità che la missione del ministro degli Esteri, Antonio Tajani a Berlino di ieri non ha affatto fugate.
Lo scambio Lampedusa-conti pubblici
Difficile dire se in questa ipotesi di scambio Lampedusa-conti pubblici (una sorta di “baratto” che aveva tentato a suo tempo di mettere in atto l’ex premier Matteo Renzi) possa rientrare anche lo stop che il ministro dell’Interno Piantedosi ha imposto a Bruxelles al regolamento sulle crisi inserito nel Patto europeo su migrazioni e asilo per il quale ora si allungheranno inevitabilmente i tempi di approvazione.
L’Italia ha infatti chiesto tempo per valutare il nuovo compromesso proposto dalla presidenza spagnola che teneva conto delle richieste della Germania sulle tutele per i migranti e sull’esclusione dei salvataggi delle Ong considerate come pull factor per gli arrivi di migranti. Per la commissaria agli Affari Interni Ylva Johansson, però “non ci sono grandi ostacoli” ad avere un accordo.
“La situazione – ha aggiunto – è che finora quest’anno abbiamo ricevuto più di 250.000 arrivi irregolari nell’Unione europea. L’incremento principale riguarda la rotta del Mediterraneo centrale verso l’Italia e soprattutto verso Lampedusa che è veramente sotto pressione. Allo stesso tempo, abbiamo 600.000 richieste di asilo, ovvero più del doppio degli arrivi irregolari. Ciò dimostra anche che la nostra sfida è molto più grande della prevenzione degli arrivi irregolari e che dobbiamo lavorare con i paesi terzi su tutti coloro che arrivano legalmente in aereo per chiedere asilo nell’Unione europea”.
Patto sui migranti dopo le elezioni europee
Il Coreper metterà a punto nei prossimi giorni un nuovo testo ma l’avvicinarsi delle elezioni europee suggerirà probabilmente di rimandare il via libera al Patto poiché ogni Paese scommette sulla possibilità di ottenere maggiori vantaggi e maggiore potere contrattuale dall’esito del voto. Una cosa è però certa: prima o poi l’Italia dovrà firmare il Mes essendo l’unico Paese a non averlo finora fatto.
I leader a Malta
A Malta la Meloni ha chiesto ai partner del Mediterraneo un “sostegno” sui migranti al nostro Paese da inserire nella dichiarazione finale. Ma non si parla solo di migranti. Sul tavolo c’è anche la revisione a medio termine del quadro finanziario pluriennale (che prevede anche i fondi per la dimensione interna ed esterna delle migrazioni) ma soprattutto il dibattito sulla competitività europea, con la risposta all’Ira americano e sulla nuova governance economica.
Anche su questi punti Meloni punta ad ottenere il sostegno dei Paesi mediterranei per opporsi all’impostazione dei Paesi del Nord. Con la Francia l’Italia condivide la posizione sulla riforma del Patto di stabilità che punti alla crescita in un quadro di finanza sostenibile. Più in generale a Malta ma poi anche a Granada e Bruxelles la premier chiederà maggiore comprensione per lo sforamento paventato dal ministro dell’Economia Giorgetti del tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil con il ricorso nel 2024 a nuovo debito per 14 miliardi.