“Perché non mandiamo forze in Siria e non proteggiamo la popolazione direttamente sul territorio? Sarebbe nel nostro e nel loro interesse”. Questa la posizione di Miro Kovac, ministro degli Esteri della Croazia, intervenuto mercoledì a un convegno nella sede romana della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (Sioi).
“Dobbiamo avere un approccio umanitario e dimostrare generosità – ha aggiunto Kovac –, ma è ovvio che non possiamo accettare troppe persone all’interno dell’Unione europea. Il rischio è di destabilizzare la nostra società, come dimostra una certa radicalizzazione che sta emergendo in alcuni Paesi, ad esempio in Germania. D’altra parte, se un numero troppo alto di siriani si trasferisse in Europa stabilmente – perché sappiamo che l’inversione dei flussi migratori è molto difficile –, chi rimarrebbe per ricostruire il Paese in futuro, quando la guerra sarà finita?”.
Secondo il ministro croato, l’Ue non può rinunciare agli accordi di Schengen, ma allo stesso tempo deve “proteggere meglio i suoi confini esterni, condividendo le responsabilità”, perché “la Grecia è un Paese piccolo e non può sopportare da sola questo peso”. Inoltre, per Kovac bisogna affrontare la crisi siriana “da una prospettiva globale, lavorando insieme. Le influenze che agiscono oggi sull’area mediorientale sono le stesse che 22-23 anni fa erano coinvolte nella guerra in Bosnia: Unione europea, Russia, Turchia e Stati Uniti. Oggi come allora, non possiamo pensare di risolvere la situazione se tutte queste forze non siedono attorno allo stesso tavolo”.
Il paragone non è casuale: Kovac ha parlato anche di un progetto per la stabilizzazione dell’Europa sudorientale che passa in primo luogo per “l’ingresso nell’Unione europea della Bosnia, dove accanto alla maggioranza bosniaca convivono croati e serbi, i primi più numerosi dei secondi. La Croazia intende dimostrare di essere un membro responsabile dell’Ue sostenendo il processo di adesione di questo Paese all’area comunitaria”.
Franco Frattini, presidente della Sioi, ha espresso apprezzamento per il ruolo svolto dalla Croazia nella tutela degli accordi di Schengen, “che rappresentano una delle conquiste più importanti dell’Europa unita, malgrado oggi siano molto contestati”, e per la posizione “pragmatica e realistica” di Zagabria relativamente ai “rapporti con la Russia, che deve essere coinvolta nelle trattative per sconfiggere il terrorismo in Siria”.