“Mario Draghi si è ancora una volta dimostrato un tattico straordinario: le decisioni della Bce sono sicuramente un passo avanti ma i pericoli restano, perchè il rischio di bailout della Spagna e l’incognita Italia del dopo-Monti non vanno in archivio”. Stefano Micossi, direttore generale di Assonime e fine economista con una passione sconfinata per l’Europa, apprezza gli effetti del colpo d’ala della Bce ma non si fa illusioni eccessive. A suo avviso l’emergenza dell’eurozona non è ancora finita. Ecco l’intervista che ha concesso a FIRSTonline.
FIRSTonline – Dottor Micossi, alla luce delle euforiche reazioni dei mercati, si può considerare la mossa antispread della Bce di Mario Draghi come il vero inizio della fine dell’emergenza finanziaria dell’eurozona?
MICOSSI – Le decisioni della Bce sono sicuramente un passo importante ma non possiamo ancora considerarci del tutto fuori dai pericoli. E questo per almeno due ragioni.
FIRSTonline – Quali sarebbero?
MICOSSI – La prima riguarda la Spagna, che resta un fattore di rischio: è vero che il gioco distruttivo della speculazione finanziaria si è fermato dopo la mossa della Bce ma il pericolo di bailout della Spagna resta tutto in piedi. Bisogna riconoscere che il governo spagnolo sta facendo sforzi significativi per uscire dalla crisi ma la caduta dell’economia, della occupazione e della vendita di case in Spagna è impressionante e rende probabile la richiesta di aiuti all’Europa da parte di Madrid.
FIRSTonline – Perchè ritiene che la richiesta di aiuti da parte della Spagna possa turbare i mercati anzichè rappresentare un elemento di chiarezza per tutta l’eurozona?
MICOSSI – Perchè penso che un bailout di Madrid riaccenderebbe l’instabilità finanziaria dei mercati con il rischio di effetti a cascata anche sull’Italia. Non dimentichiamoci che non stiamo parlando di un’emergenza che riguarda le banche spagnole ma tutta l’economia spagnola, cioè dell’economia di un grande e importante Paese dell’Europa. Anche dopo la mossa della Bce il rischio Spagna domina la scena europea e se Madrid dovesse malauguratamente perdere la possibilità di accedere ai mercati il bailout sarebbe dietro l’angolo, senza che i fondi salva-Stati abbiano le risorse sufficienti a fronteggiare l’emergenza prima e al di là dell’intervento della Bce.
FIRSTonline – Lei prima accennava a una seconda ragione di rischio: qual è?
MICOSSI – La seconda incognita riguarda purtroppo l’Italia. Oggi da noi il quadro è stabile e il governo Monti gode di forte credibilità e autorevolezza ma fino a quando durerà? Parliamoci chiaro: l’ancora dell’Italia si chiama Mario Monti ma le politiche dei tre partiti (Pdl, Pd e Udc) che sostengono il Governo non sono quelle del premier e questo getta un’ombra prospettica sul futuro dell’Italia.
FIRSTonline – Essendo prossime le elezioni politiche e salvo risultati che rendano ingovernabile il Paese, è difficile immaginare un governo Monti-bis se il premier in carica non deciderà di candidarsi: non le sembra?
MICOSSI – In realtà non è l’unica opzione: ci vorrebbe un chiaro commitment dei tre maggiori partiti a continuare e a rafforzare l’agenda Monti, ma questo giuramento va fatto prima del voto e senza mezzi termini. Le pare realistico?
FIRSTonline – Per la verità c’è chi pensa anche a un’altra soluzione, non necessariamente alternativa a quella che lei ha indicato e cioè alla replica del modello Ciampi con l’offerta da parte del futuro premier della poltrona del Tesoro a Mario Monti: perchè escluderla a priori?
MICOSSI – L’ingegneria politica non è il mio mestiere ma mi sembra inverosimile che Monti accetti di farsi imprigionare in una coalizione di governo che, stando ai programmi annunciati, difficimente riuscirà a governare con successo in una situazione di crisi internazionale e di persistente emergenza. La verità è che l’Italia continua ad avere un grosso problema prospettico perchè nessuno dei tre partiti che sorreggono l’attuale governo può garantire di assumere e rafforzare i progetti di cambiamento, di riforma e di modernizzazione del Paese contenuti nell’agenda Monti. E’ questo che spaventa i mercati che s’interrogano sul dopo Monti.
FIRSTonline – Talvolta il dopo voto è migliore della vigilia.
MICOSSI – Non lo so, ma sotto i nostri occhi c’è l’indecoroso spettacolo della mancata riforma elettorale. Non mi pare che emerga alcuna seria volontà di cambiare realmente la politica ma solo l’indecente determinazione di mantenere l’occupazione del potere.
FIRSTonline – Dottor Micossi, torniamo a Draghi: a parte la Bundesbank, applaudono tutti ma qualcuno rileva che per far passare la sua decisione antispread, il presidente della Bce è stato costretto a stressare gli assetti istituzionali europei: qual è la sua opinione?
MICOSSI – Ancora una volta Draghi si è rivelato straordinariamente abile a muoversi verso gli obiettivi scelti dentro i vincoli della Bce, rendendo con ciò possibile l’intervento antispread ma senza il rischio di replicare il cosiddetto Berlusconi trick, cioè senza far correre alla Bce il pericolo di sostenere Paesi che poi eludono gli impegni. La mossa di Draghi ha però portato allo scoperto la realtà di una banca centrale monca che non ha piena autonomia dai governi perchè non ha uno Stato dietro di sè, a differenza delle altre banche centrali. In pratica Draghi codifica l’esistenza di una Bce non completamente autonoma dai governi e dagli Stati e dunque dalla politica.
FIRSTonline – Questo basta a giustificare l’opposizione della Bundesbank alla strategia della Bce di Draghi?
MICOSSI – La Bundesbank ha torto nell’ostinarsi a non riconoscere che una causa importante d’instabilità dei mercati finanziari è la limitata capacità di agire della Bce, a causa dei vincoli politici e istituzionali che la frenano, ma il pericolo che qualcuno approfitti del freno agli spread per ritornare a politiche divergenti rimane. I mercati hanno la memoria lunga e il voltafaccia dell’Italia del precedente governo quando la Bce intervenne l’estate scorsa a sostenere i nostri titoli è ben vivo in tutta Europa.
FIRSTonline – A questi rischio Draghi ha risposto con l’exit strategy: se un Paese tradisce gli impegni assunti, la Bce sospende subito gli acquisti di bond: che gliene pare?
MICOSSI – Non è il mondo ideale del central banking, ma era un compromesso necessario.