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Micoperi in bilico: riportò Concordia a galla, ora rischia il crack

L’azienda che riportò a galla la Concordia sta ora affondando a sua volta. E’ il beffardo destino di Micoperi, la società impiantistica che partecipò a quella spettacolare e decantata operazione che fu il salvataggio della Costa Concordia, tirata su dai fondali del Giglio per essere poi trasportata nel porto di Genova per la “rottamazione”. Il tutto tra il 2012, anno del naufragio, e il 2014, anno del trasferimento nel porto ligure.

All’epoca i conti di Micoperi erano ancora floridi: 433 milioni il fatturato nel 2013, ma nel 2015 – come racconta Mario Gerevini sul “Corriere della sera” – precipita alla metà e nel 2016 scende ulteriormente a 90 milioni. La società specializzata nell’offshore petrolifero e nei lavori marittimi e subacquei è ora addirittura sull’orlo del fallimento: ha un debito di 120 milioni che fatica a sostenere e l’assemblea degli obbligazionisti dello scorso 3 agosto non ha risolto la questione. Anzi gli obbligazionisti, come chiesto dal patron Silvio Bartolotti, non hanno rinunciato a pretendere il rimborso del bond da 35 milioni e questo peserà molto sul bilancio, proprio in un momento di ripresa del mercato.

L’assemblea però non ha raggiunto il quorum e pertanto ogni svolta sul futuro dell’azienda di Ravenna avverrà solo a settembre. Nel primo trimestre di quest’anno i ricavi sono stati di 30 milioni, con un margine operativo però in segno negativo (-6 milioni). Il mercato però pare in ripresa, e per questo Bartolotti sta chiedendo tempo agli obbligazionisti.

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