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Mezzogiorno, il numero delle imprese cresce più della media nazionale: a giugno +0,7% secondo SRM

Cresce il numero delle imprese nel Mezzogiorno, soprattutto innovative giovanili. L’export è in forte recupero: al primo trimestre un +26,3% (media Italia +22,6%). I dati dello studio di SRM

Mezzogiorno, il numero delle imprese cresce più della media nazionale: a giugno +0,7% secondo SRM

Cresce il numero delle imprese nel Mezzogiorno: a giugno, un +0,7% rispetto al 2021 (-0,1% il dato Italia). Inoltre, sono attive oltre 170 mila imprese giovanili, il 40% del dato nazionale, con un tasso di imprenditorialità giovanile più alto di quello medio nazionale (9,8% contro 8,3%). L’export è in forte recupero: si evidenzia, al primo trimestre dell’anno, un +26,3% (media Italia +22,6%). Nel Mezzogiorno vi sono oltre 15 mila imprese “innovative”, il 17% del dato nazionale. Rispetto al 2014, il numero delle imprese innovative cresce di circa il 52% a fronte del 34% della media nazionale e la spesa per addetto è aumentata di 1.800 euro (media Italia +2.800 euro).

Sono i principali dati del “Panorama economico di mezz’estate del Mezzogiorno” pubblicato da SRM, Centro Studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo, che fornisce una narrazione diversa di un Mezzogiorno che propone realtà innovative e prospettive di crescita, individuando numeri inaspettati circa la realtà economica e produttiva meridionale e fornendo spunti di riflessione ed indirizzi per la ripartenza del Paese.

Mezzogiorno: le sfide per il futuro

Competenze, Connessioni e Competitività”. Secondo SRM, le 3 C rappresentano le sfide per il futuro del tessuto produttivo ed economico del Mezzogiorno. Il rafforzamento di queste tre dimensioni, favorito anche dallo stanziamento dei fondi europei e dal PNRR, rappresenta una via obbligata affinché il Sud Italia faccia il definitivo salto di qualità.

Il percorso futuro di crescita è quindi legato a doppio filo alla capacità del Paese e del Mezzogiorno di utilizzare al meglio le risorse disponibili (oltre 200 miliardi fino al 2030) e che dovranno essere spesi in modo efficiente e con una programmazione di qualità, sottolinea lo studio. Per raggiungere gli obiettivi prefissati l’accento va posto sulle leve fondamentali per lo sviluppo: formazione, sostenibilità, innovazione, digitalizzazione ed economia sociale. Quei settori in cui il Mezzogiorno evidenzia importanti aree di miglioramento e sfidanti obiettivi di crescita.

Il punto di partenza sono le sue forze endogene legate in primis ai settori prevalenti (Mare, Energia, Turismo, Ambiente) che possono contribuire in modo deciso alla ripartenza dell’area.

Mare, Energia, Turismo, Ambiente: le forze del Mezzogiorno

I porti, la logistica e lo shipping sono gli elementi che muovono l’economia del mare e che possono favorire la competitività del Paese nel Mediterraneo. Grandi sono le potenzialità logistiche del Sud: i porti meridionali servono il 47% del traffico merci del Paese pari a 224 milioni di tonnellate di merci gestite nel 2021 (+7,1%; in Italia +8,4%). Nel Mezzogiorno si contano, inoltre, 36.500 imprese di trasporti e logistica (1/3 dell’Italia).

Dal punto di vista dell’energia il Sud si conferma strategico per il rilevante potenziale di generazione elettrica da fonti green. L’area pesa per il 40% del totale in termini di potenza cumulata installata da FER.

Guardando al settore del turismo, il Mezzogiorno ha rappresentato nel 2021 circa il 20% dei flussi turistici nazionali con oltre 15,4 milioni di arrivi. Considerevole è stato il recupero rispetto al 2020: +43% a fronte di un +41,2% medio nazionale. La componente straniera è cresciuta al Sud del 107,5% (in Italia +62,9%).

Per quanto riguarda l’ambiente e la sostenibilità, nel Sud l’impronta bioeconomica è maggiore della media nazionale: sono stati prodotti 24,9 miliardi di VA (il 7% del totale economia dell’area. In Italia è il 6,4%), con 715 mila addetti (10,4% del totale occupati rispetto al 7,9% del totale nazionale). Si tratta rispettivamente il 24,1% ed il 35,5% del dato nazionale.

Inoltre, su un campione di 700 imprese manifatturiere intervistate da SRM, nel Sud il 49% dichiara di aver effettuato investimenti nell’ultimo triennio (15% rispetto al triennio 20182020).

Guardando al futuro, cresce la voglia di digitale (62% le imprese che vi investiranno) e c’è maggior attenzione ai rapporti con il mondo della ricerca (57% le imprese investitrici).

Scudieri (presidente SRM): “È il momento di sfruttare tutte le opportunità”

“I dati dimostrano che esiste un Mezzogiorno che nonostante tutto è in grado di contribuire alla crescita del Paese – ha detto Paolo Scudieri, presidente SRM –. L’attuale fase economica e politica evidenzia opportunità e minacce crescenti, rendendo ancor più necessario attuare le riforme e riuscire ad investire con efficacia le risorse a disposizione. È il momento di sfruttare tutte le opportunità che ci sono affinché il Mezzogiorno possa realmente iniziare un percorso di recupero dello storico gap con il resto di Italia e contribuire al rilancio dell’Intero Paese”.

Deandreis (Dg SRM): “Il Sud che innova, produce e sa essere competitivo”

Massimo Deandreis, Direttore generale SRM, ha sottolineato che il Sud può contribuire alla crescita del Paese. “Con questo studio si vuole offrire una chiave di lettura diversa, orientata a guardare al Mezzogiorno come area con un ampio potenziale di sviluppo e ricca di risorse umane ed imprenditoriali che vanno sostenute e rilanciate. E i numeri dimostrano che pur con le tante e ben conosciute difficoltà, esiste anche un Mezzogiorno che innova, produce e sa essere competitivo”, ha concluso Deandreis.

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