Partenza in lieve calo per la Borsa di Milano, che a mezzora dall’apertura lascia sul campo lo 0,7%. Mentre lo spread viaggia intorno a quota 500, i rendimenti sui decennali sono calati sotto la famigerata quota del 7%, al 6,83%.
Il governo di Mario Monti è stato premiato al Senato da una maggioranza bulgara. Il distacco tra lo spread italiano e quello spagnolo si è ridotto in misura considerevole. Intanto il duo Merkel-Sarkozy allarga le sue consultazioni a super Mario: ormai è evidente che il problema in Europa non è solo l’Italia. Ma purtroppo in finanza non vale il detto “mal comune mezzo gaudio”. Anzi, il mezzo flop dell’asta spagnola (solo 3,5 miliardi di Bonos collocati contro i 4 previsti) ha innescato fortissime tensioni sia a Parigi che in Italia. Solo in serata lo spread italiano Btp/Bund è sceso a 494 punti (contro 530) mentre quello spagnolo cala a 459 (contro 502). Gli Oat francesi, per la prima volta, hanno sfondato in mattinata la diga dei 200 Pb verso il bund per poi scendere a 179 pb. Non aiuta ad allentare la tensione l’ennesimo alert delle agenzie di rating: Fitch ha detto che se i tassi italiani restano a questi livelli per un periodo prolungato (non si sa quanto) il debito pubblico rischia di diventare insostenibile. Di fronte a questi messaggi è quasi eroica la tenuta dei listini azionari, nonostante qualche segnale di cedimento (vedi Finmeccanica e Fondiaria). L’indice FtseMib di Piazza Affari ha terminato la seduta in calo dell’1,4%. La Borsa di Londra ha perso l’1,6%, Parigi -1,8%, Francoforte è scesa dell’1%.
PREVISIONE. Il clima resta incerto sia in Europa che oltre Oceano, dove tutti cercano di stare alla larga da asset europei (titoli di Stato di qualsiasi colore salvo i Bund). Saranno pochi i temerari che non chiuderanno le posizioni prima del week end, circostanza che non depone a favore di un rimbalzo. L’effetto Monti, dicono gli esperti, si dispiegherà per davvero solo nella seduta di lunedì quando la squadra, a tempo di record, sarà già all’opera. Nel frattempo, allacciate le cinture: in arrivo forte turbolenza sui cieli di Parigi e Madrid. E la temperatura in calo sia a Wall Street che in Asia non promette nulla di buono.
“EURO SPACCATO IN DUE?” GM CI CREDE. “La crisi che si sta profilando in Europa è molto più seria della bolla immobiliare americana”. Parola di Dan Ackerson, ceo di Gm, ospite ieri sera del Detroit Economic Club. Il ceo del gruppo Usa che controlla Opel (di nuovo in rosso) ha aggiunto: “Non mi stupirei affatto se l’euro si spaccasse in due gruppi con diversa velocità. Si tratta di Paesi con caratteristiche troppo dissimili tra loro”. E così Ackerson ha confermato nuovi tagli in Opel (300 milioni di risparmi, 1.600 occupati in meno) dopo i 5,800 esuberi e i 900 milioni (da carico del governo federale) già effettuati. Alla faccia di frau Angela Merkel.
NORTHERN ROCK DOPO LA CRISI DIVENTA VIRGIN
SCONTO DELLO STATO A BRANSON DI 400 MILIONI
Northern Rock, la banca inglese famosa per le foto delle code chilometriche dei depositanti spaventati dal crack, è stata ceduta ieri dal governo inglese a sir Richard Branson, il proprietario del gruppo Virgin che l’ha pagato 740 milioni di sterline,. L’esatta metà di quanto versato dallo Stato per tenere in vista l’istituto. In caso di quotazione dell’istituto Branson verserà altri 250 milioni allo Scacchiere. La perdita secca per lo Stato è di 400 milioni. Senza calcolare gli asset invendibili (22 miliardi di sterline) posteggiati nella bad bank in mano pubblica. “E’ il primo passo per liberare i contribuenti dal peso di fare i banchieri” ha commentato il cancelliere David Osborne. Un passo pagato a caro prezzo.
WALL STREET IN CALO E SOTTO ASSEDIO DEL 99%
I MUTUI CINESI SPAVENTANO SHANGAI E TOKYO
Piove, piove. Continua a piovere sull’area di Wall Street, assediata dai contestatori di Zuccotti Park che hanno tentato invano di entrare nel tempio della finanza. Ma il popolo del 99 per cento fa molta meno paura dei fantasmi della crisi europea. L’indice Standard & Poor’s 500 finisce sotto dell’1,68%, peggio del Dow Jones -1,13 ma meglio del Nasdaq -1,98%. Il tutto falsato dal black out dei computer nell’ora precedente la chiusura. Colpa della crisi del debito sovrano ma anche dell’approssimarsi della conclusione dei lavori della commissione bipartisan del Congresso che deve trovare un accordo sui tagli al budget Usa: il flop è scontato.
Nell’attesa, tra gli investitori americani le preoccupazione per l’Europa fanno passare in secondo piano gli incoraggianti dati macroeconomici. In Usa le richieste dei sussidi di disoccupazione sono scese a 388mila dalle 390mila della settimana precedente (meglio delle previsioni che indicavano 395mila). Buone notizie dalle costruzioni: i permessi edilizi ad ottobre sono cresciuti a 653mila (603mila la previsione). Positivo anche il dato sull’avvio dei nuovi cantieri.
Chiusura amara della settimana anche per i listini asiatici. Il Nikkei 225 arretra dell’1,17%, fa peggio l’Hang Seng di Hong Kong -1,89%. A complicare il quadro delle Borse cinesi c’è la convinzione che la caduta dei prezzi immobiliari (in forte discesa in 33 città su 70) faccia emergere grossi dubbi sulla solvibilità dei mutui concessi con grande generosità dalle banche.
FRANA DI FONSAI DOPO IL REPORT S&P
ANCORA UN PROBLEMA PER UNICREDIT
Fra le banche, Intesa è scesa del 2,9%, MontePaschi -1,6%, Unicredit ha limitato il ribasso a -0,6%. Ma non è un periodo fortunato per le partecipate di Unicredit. Dopo la brusca operazione pulizia annunciata lunedì scorso, Federico Ghizzoni dovrà preoccuparsi presto, di questo passo, del valore di Fondiaria-Sai. Anche ieri la compagnia ha subito un brusco calo – 6,4% (la controllata Milano assicurazioni -6,35) ancora penalizzata dal taglio martedì scorso del rating da parte di S&P, che non esclude che il gruppo potrebbe registrare altre perdite nel quarto trimestre che potrebbero superare le attuali stime con conseguente deterioramento della capitalizzazione del gruppo e della posizione di solvibilità. La compagnia ha replicato con un comunicato in cui ribadisce che sta lavorando per rafforzare il patrimonio attraverso la cessione di alcuni asset e che punta a migliorare la gestione ordinaria per riportare il margine di solvibilità al 120%.
BPM, BONOMI E’ GIA’ SALITO AL 6,38%
FINALE CON BRIVIDO PER L’AUMENTO
Si chiude oggi l’operazione sul capitale di Bpm. E affiorano i primi gossip sul livello dell’inoptato del maxi-aumento effettuato nelle condizioni di mercato (e non solo) peggiori cui ha contribuito negli ultimi giorni il downgrading di Moody’s. Sembra scontato che il consorzio di garanzia debba entrare in azione, nonostante il sostegno di Investindustrial, destinata a salire fino al 9,9% (ieri è arrivato al 6,38%) e l’arrivo nel nucleo duro di famiglie di antico blasone, come i Ricci e i Bracco. Ma pare assai improbabile che qualche obbligazionista decida di far scattare la conversione in azioni dei suoi titoli visto lo strike price a 2,71 euro, cioè 9 volte l’attuale valore del titolo collocato anche presso il “retail” nonostante precisi divieti in merito.
INTESA, SI ALLUNGA LA LISTA DEI CANDIDATI
WEEK END DECISIVO PER IL DOPO PASSERA
L’elenco dei possibili successori di Corrado Passera in Banca Intesa si allunga, almeno a leggere i giornali: Pietro Modiano (ieri assai gettonato in banca); Vittorio Colao, che ha fatto sapere di avere appena rinnovato il contratto con Vodafone; Giampiero Maioli di Carparma; Fabio Galia ad di Bnl; Giampiero Auletta Armenise, ex Ubi; il bazoliano Victor Massiah di Ubi. Spunta anche il nome di Andrea Guerra, ad Luxottica. Insomma, nessuno ha un’idea di come la pensi davvero Giovanni Bazoli cui spetta, per decisione dei grandi soci di Torino e Milano (ieri suor Giuliana ha incontrato Giuseppe Guzzetti), l’ardua scelta.
FINMECCANICA. LE PULIZIE NON SONO FINITE
IL CALO DEL GREGGIO USA FA BENE A SARAS
Non si ferma nemmeno la frana di Finmeccanica , in ribasso del 4,1% ai minimi dal 1997. 3,31 euro, sui minimi del 1997. Dalla trimestrale choc di due giorni fa, depressa da 753 milioni di svalutazioni, il titolo ha perso il 18% in tre sedute. Ma gli analisti sono convinti che non è finita qui: per il prossimo trimestre sono attese altre svalutazioni per circa 1 miliardo di euro.
Mediaset -3,2% ha sofferto anche oggi dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi da premier. Contrastato il settore costruzioni, con Buzzi in ribasso del 5,8% e Impregilo +0,3% .Fra i titoli minori, prosegue il calvario di Prelios in ribasso del 9,6%.
Si restringe a meno di 10 dollari la forbice tra il prezzo del barile di greggio Wti e il Brent che aveva toccato i 28 dollari nei mesi scorsi, complice la crisi libica. Il rialzo del WTI e la parziale chiusura del differenziale Brent-WTI riducono sensibilmente il vantaggio competitivo delle raffinerie americane del Midwest, che hanno beneficiato nei mesi scorsi di costi di fornitura estremamente favorevoli. Finalmente unabuona notizia per Saras ed Erg.