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Meteo e agricoltura: il ritorno del freddo è un problema

Le forti precipitazioni e il brusco abbassamento delle temperature rischiano di compromettere la fioritura anticipata nelle campagne e soprattutto il lavoro delle api, ingannate dalla primavera che sembrava ormai essere arrivata.

E’ difficile trovare un punto di equilibrio, e i danni dei cambiamenti climatici sono proprio questi: non è tanto (o solo) che le temperature siano mediamente più alte, con tutte le conseguenze del caso, ma soprattutto che le stagioni non abbiano più una propria prevedibilità. Il che, come si intuisce, può costituire e spesso costituisce un serio pericolo per l’agricoltura. Pochi giorni fa si parlava di una siccità anomala negli ultimi due mesi (temperatura di 1,87 gradi superiore alla media e piogge -80% in Italia), che se si fosse protratta avrebbe messo a rischio le coltivazioni primaverili; ora il problema sembra essersi invertito, le abbondanti precipitazioni di questi giorni e soprattutto il ritorno di temperature rigide potrebbero a loro volta creare allarme tra le aziende agricole italiane, peraltro già impegnate a capire come muoversi col coronavirus.

La tanto attesa pioggia infatti, spiega Coldiretti, per portare benefici deve cadere in modo costante e durare nel tempo, mentre i forti temporali, soprattutto se si manifestano con precipitazioni intense, rischiano di provocare danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando peraltro frane e smottamenti. A preoccupare ancora di più sono grandinate, nevicate, e in generale il brusco abbassamento delle temperature, che rischia di compromettere le fioriture dei frutteti anticipate in tutta Italia dal clima anomalo. Senza dimenticare inoltre le 50 miliardi di api presenti sul territorio nazionale, che sono state ingannate dalla finta primavera e sono uscite dagli alveari presenti per ricominciare il loro prezioso lavoro di bottinatura ed impollinazione e che ora rischiano di morire di freddo, mettendo a rischio la produzione di miele.

Per ora ovviamente non è possibile prevedere e quantificare i danni che ci saranno (sperando che non ce ne siano o che siano contenuti), ma intanto un dato dovrebbe ancora una volta far riflettere: negli ultimi dieci anni, la “tropicalizzazione” e i fenomeni meteorologici estremi o anomali sono già costati alle imprese agroalimentari italiane oltre 14 miliardi di euro, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.

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