Una rondine non fa primavera. E nemmeno un momentaneo “caldo” anomalo a gennaio fa sì che si possa parlare di un inverno con temperature sopra la media. Anzi, stando ai numeri il mese di dicembre è stato più freddo della media: “Soprattutto al Nord, dove ci sono state abbondanti e frequenti nevicate, ma anche al Centro-Sud: nel complesso, in Italia si sono registrate temperature al di sotto della media per valori compresi tra mezzo grado e un grado”, spiega il meteorologo Raffaele Salerno del Centro Epson Meteo. Quasi un grado in meno è tantissimo, in media, come sono tantissimi gli 0.7-0.8 gradi superiori alla media che hanno caratterizzato le ultime annate, soprattutto dal 2010 in poi, da quando il riscaldamento globale ha provocato una costante “anomalia climatica positiva” (così viene chiamata la differenza climatica col segno più rispetto alla media).
Non ingannino dunque le temperature praticamente primaverili dei giorni scorsi, con i 20 gradi di massima Roma o la minima intorno ai 10 gradi registrata a Milano (“un evento assolutamente eccezionale”): finora questo inverno è stato freddo, nella norma o anche sotto, e sicuramente più freddo degli ultimi due, quando nonostante le intense ondate di gelo soprattutto del gennaio 2017, il periodo invernale – che meteorologicamente è considerato nel trimestre dicembre-gennaio-febbraio – era risultato sopra la media. Ma quale sarebbe la media e come viene calcolata? “La media – spiega Salerno – viene calcolata prendendo in esame le temperature del trentennio 1981-2010: rispetto al dato che viene fuori, risultano più calde le annate dalla metà degli anni ’90 in poi, in particolare dopo il 2010, mentre la prima metà del periodo in esame vede quasi tutti gli anni al di sotto di quei valori, sia a livello globale che in Italia”.
Conferma indiscutibile che il riscaldamento globale c’è e ha accelerato i suoi effetti proprio negli ultimissimi anni, a maggior ragione se si pensa che le medie del trentennio 1981-2010 sono superiori a quelle del periodo 1971-2000, che sono a loro volta sono superiori a quelle del 1961-1990 e così via. Solo colpa del global warming o anche delle fasi climatiche che il pianeta fisiologicamente vive? “Sicuramente la Terra ha fasi climatiche indipendenti dal fattore umano, ma la mano dell’uomo c’è per forza, se pensiamo che nell’ultimo milione di anni, da quando il pianeta ha questa conformazione e ha senso fare confronti, le temperature non erano mai state così alte. Nemmeno nel Medioevo, quando ci fu una fase più calda per qualche secolo, seguita poi da una fase particolarmente fredda tra la metà del 1500 e la metà del 1800”.
La fase industriale ha poi prodotto un aumento di circa 1 grado nel giro di 150 anni, con un accelerata negli ultimi decenni: tantissimo, con gravi pericoli per la tenuta dell’ecosistema, anche se il dato non è omogeneo. “Le aree con un aumento più sensibile – rivela il meteorologo del Centro Epson – sono quelle polari e subpolari artiche, e anche l’Europa. Ma ci sono anche zone dove i valori sono in controtendenza e dove negli ultimi anni si registrano anomalie negative, cioè una tendenza al ribasso: per esempio in Antartide fa più freddo, e se guardiamo al 2017 anche in alcune regioni del Nordafrica”. Proprio di pochi giorni fa sono, tra l’altro, le immagini di una insolita nevicata nel deserto del Sahara. Insomma fa un po’ più caldo, anche ma non sempre e non ovunque: se infatti in Russia le temperature anomale hanno portato alla scarsità di neve, il Nordamerica ha recentemente vissuto una fase praticamente glaciale e anche in Italia ha fatto più freddo del dovuto.
In prospettiva, come potrà definirsi questo inverno? “Finora – risponde Salerno – è stato più freddo a dicembre e leggermente più mite in questi primi giorni di gennaio, quindi complessivamente nella norma, che è già qualcosa rispetto alle tendenze degli ultimi anni. Nei prossimi giorni tornerà sicuramente aria più fredda mentre le proiezioni per i prossimi mesi, che vanno prese con le molle perché possono facilmente sbagliare, ci indicano un finale di inverno un po’ più mite ma un inizio di primavera, nei mesi di marzo e aprile, nella norma o leggermente sotto. Insomma i primi mesi del 2018 non lasciano pensare, per ora, a particolari anomalie”.