È ufficiale: il tavolo di trattativa per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici è saltato. Dopo il fallimento delle discussioni tra Federmeccanica-Assistal e i sindacati Fiom, Fim e Uilm, la tensione è alle stelle. La rottura è stata causata dalle distanze enormi tra le parti sulla questione degli aumenti salariali, lasciando il contratto senza rinnovo e, quasi sicuramente, la categoria con uno sciopero all’orizzonte, da programmare nelle prossime settimane, oltre al blocco delle flessibilità e degli straordinari.
Le richieste dei sindacati: aumenti e settimana corta
La piattaforma dei sindacati punta a ottenere aumenti salariali reali: la richiesta è di 280 euro mensili in tre anni sul minimo salariale del livello C3, l’ex quinto livello, che attualmente ammonta a 1931,64 euro mensili. Le associazioni datoriali, però, hanno altre idee: propongono di estendere il contratto a quattro anni, con aumenti legati al tasso d’inflazione Ipca-Nei, indicizzato da Istat. Secondo i calcoli, ciò porterebbe a 173,37 euro lordi di aumento per il livello C3, ma non subito e comunque meno di quanto richiesto.
I sindacati puntano anche a una riduzione dell’orario di lavoro: l’obiettivo è portare l’attuale settimana di 40 ore a 35 ore, soprattutto nelle aziende in fase di transizione e riorganizzazione.
La rottura: “Proposte insufficienti e irricevibili”
Federmeccanica e Assistal hanno proposto aumenti giudicati dai sindacati come “fumosi e insufficienti” e non all’altezza delle esigenze attuali dei lavoratori. Il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, ha dichiarato senza mezzi termini: “Le proposte della controparte sono irricevibili, non rispondono ai bisogni reali dei lavoratori, che chiedono aumenti concreti, più diritti e tutele”. Per Palombella, le posizioni degli industriali sono un vero e proprio “muro”, che ha portato i rappresentanti dei lavoratori a lasciare il tavolo della contrattazione.
Prima dell’incontro, il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, aveva anticipato la rottura, spiegando che non sarebbero stati accettati “contratti a zero euro”. Ha commentato: “Se Federmeccanica pensa che il contratto dei metalmeccanici compensi da solo l’inflazione, noi non siamo disposti ad accettare un contratto che non preveda aumenti reali”.
Metalmeccanici: sciopero in arrivo
I sindacati hanno quindi lanciato un piano di mobilitazione che coinvolgerà tutti i luoghi di lavoro, con assemblee preparatorie, e culminerà in uno sciopero territoriale di 8 ore nelle prossime settimane. Oltre a questo, sono stati proclamati anche il blocco della flessibilità e degli straordinari.
La categoria, già penalizzata da salari che negli ultimi anni hanno perso terreno in termini di potere d’acquisto, è pronta a far sentire la propria voce per ottenere un contratto che valorizzi realmente il lavoro e la dignità dei metalmeccanici.
Tensioni anche con il Governo
La rottura sul contratto arriva proprio mentre il clima resta rovente anche sul fronte della manovra economica del Governo. I sindacati Cgil e Uil hanno confermato lo sciopero generale del 29 novembre, sostenendo che gli spazi per il dialogo con l’esecutivo sono minimi. La premier Giorgia Meloni ha preso parte agli incontri difendendo le misure previste, ma ha poi espresso “stupore” per i toni usati dai sindacati, definendoli come “senza precedenti” e chiedendosi come mai non fossero altrettanto combattivi “quando il tasso di disoccupazione era doppio”. Una frecciata che non è passata inosservata.
Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha sintetizzato il suo giudizio sulla manovra come “pessimo”, ritenendo il pacchetto di aumenti proposto per i dipendenti pubblici “irrisorio” e chiedendo che almeno si investa su lavoro e salari, anziché sulle spese per armi e difesa. Bombardieri, pur riconoscendo la disponibilità del governo a discutere su una detassazione degli aumenti contrattuali, ha chiarito: “Ci sono due visioni opposte della manovra”. Il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, ha trovato invece “soddisfacenti” le risposte del governo per quanto riguarda “sostegno ai redditi, lavoro, pensioni e famiglie”. Sbarra rimane per ora un ottimista isolato in una stanza piena di pessimismo. La prossima finestra di negoziati per le questioni aperte si prevede per il 12 dicembre.